Sanremo 2009, Le sette doti del festival della Musica.
Questo festival lo sto trovando molto godibile e per nulla noioso.
Bonolis è riuscito a superare se stesso e il mio scetticismo; al di fuori di sterili polemiche, sto apprezzando le seguenti cose:
1. Finalmente alla conduzione un duo molto affiatato, un Luca Laurenti davvero all'altezza del ruolo che Bonolis gli ha affidato. La loro grande sintonia è dovuta al fatto che loro sono pure amici, e questo aiuta molto. La Petruni, durante le conferenze stampa, dovrebbe togliersi quel sorrisetto ebete, smettere di fare vuote e insulse battute, e cercare di fare il suo mestiere, rispettando pure Laurenti e ponendogli domande intelligenti, se le ha, in caso contrario potrebbe tacere.
2. Diversa e insolita, e direi finalmente è successo, la scelta di un conduttore che abbia finalmente pensato al pubblico femminile, scegliendo di presentare ogni sera un modello - statuina differente, e non le solite donnine poco vestite e stupidine.
3. Finora ho apprezzato la scelta delle accompagnatrici femminili scelte per presentare con lui gli artisti in gara: donne intelligenti, che sanno parlare e sanno calcare la scena. Forse la migliore finora è stata la Abbagnato.
4. Vincente ancora una volta la scelta di presentare le canzoni in duetto, e con arrangiamenti differenti.
5. Bonolis osa e ancora una volta propone musica jazz e rock ad un pubblico che, ancora una volta, si fa vedere poco recettivo e dà ancora spazio a vecchi matusalemme come Albano e ad un clone di gigi D'alessio come Sal qualcosa.
6. Evviva evviva per le nuove proposte, una meglio dell'altra! Arisia, Perbellini, Malika, Karima, quella che ha cantato poi con Ornella Vanoni! Cavoli: qui c'è tanto talento e finalmente qualcosa di "non ancora sentito".
7. Lo stile Bonolis: sempre molto rispettoso con gli artisti, molto educato in ogni sua risposta. Capace di destreggiarsi in mezzo a discorsi intricati e contorti: come sa parlare lui, è dotato di una eloquenza davvero stupefacente. Adoro sentire l'uso che lui riesce a fare della nostra bellissima lingua materna. E mi stupisco poi di sapere che in Italia si legga poco.
Si imparasse a farlo di più, si potrebbero raggiungere i livelli, forse, di Bonolis.