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Reset: retorica visiva e gioco dissacratorio tra metonimie e metafore evergreen

08/03/2009 15752 lettori
4 minuti

TG1: la scena sembra tratta da un talk show stile David Letterman : potrebbe essere la dissacrante parodia di un evento in cui i due protagonisti si autoimpegnano a “spingere il bottone”. Tanto più se si pensa che i due in questione sono Ilary Clinton, attuale segretario di stato americano e Sergey Lavrov, ministro degli esteri russo, e dichiarano , attraverso un gesto simbolico, l’impegno reciproco a porre fine a qualsivoglia forma di ostilità tra i rispettivi paesi di appartenenza.

L'atto, assolutamente emblematico, si carica di una forte componente provocatoria laddove l’immagine di ritorno è quella di una gigantesca metonimia mediatica in cui i due, offrendo le rispettive immagini istituzionali al cospetto di una arena mediatica globale, rimettono in gioco il gusto un po’ amaro di un passato decisamente scomodo per entrambi.

Due persone di mezza età, sorridenti, iconicamente ritratte sullo sfondo “ di un quadro fotografico in cui è intravisibile l’alba, immersa in una atmosfera azzurra e rassicurante. L’immagine allusiva prescelta potrebbe essere proprio questa: una sorta di criptocitazione iconografica ispirata a “l’alba del nuovo giorno” attraverso la quale le parti palesano il proprio impegno  simulando una dinamica evocativa in chiave metaforica che trova il suo spazio nella ludicità di un gesto assolutamente semplice e apparentemente innocuo, come quello di spingere un bottone rosso; quello stesso che, almeno una volta, è entrato nella vita di ognuno esercitando l’ irresistibile fascino dato dal suo potere immediato.

Buona la scelta dei colori: l’azzurro intenso ma sfumato e rarefatto fa sì che si percepisca tutta la leggerezza del clima che caratterizza gli attuali rapporti tra i due paesi e quindi l’insinuante affermazione della “limpidezza” di intenti.

In realtà l’immagine si carica di un forte impatto emotivo se, alla vista del fatidico bottone rosso, la mente corre ad una calda mattina d’agosto, quando un atto analogo cambiò la vita di tanti.

Sono passati tanti anni, oltre 60, e l’immagine era quella di un grande fungo grigio che dal mare si innalza verso il cielo non prima di aver scatenato una enorme onda d’urto sulle acque al largo del Giappone.

In quella calda mattina d’agosto di 64 anni fa, il “Fat man” americano, accompagnandosi a quel “Little Boy”, entrambi vestiti di solo Plutonio incolore, fu in grado di scatenare il più tragico disastro nucleare che la storia possa ricordare e senza che nessuno, ancora oggi, possa dirsi certo delle ragioni per cui quell’immagine corra sul filo della memoria vestendo i panni di sola pura allusività.

Roberta Caria
Roberta Caria

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