I libri universitari e le fotocopie
Buongiorno Lorenzo Enriques, benvenuto in Comunitazione. Lei è presidente del Gruppo Editoria Universitaria e Professionale dell'AIE ed uno dei promotori della campagna "Complimenti, oggi hai ucciso un libro-Stop killing books" contro le fotocopie illegali.
Ci può parlare un po' della campagna? Com'è nata l'idea?
Il motivo di fondo, per quanto possa sembrare strano, è più culturale che economico, in difesa del libro.
Infatti dal punto di vista dell'editore se un libro che una volta vendeva 1000 copie oggi ne vende 300 semplicemente non viene più prodotto, con un danno limitato.
Il libro accademico e/o professionale ha un alto costo iniziale per la traduzione, le illustrazioni, i costi di redazione, per questo motivo si va in pareggio con un venduto di 2000 copie, a stento con 1000, per questo, ad esempio, si stampano più libri universitari per il biennio e molto meno per le specializzazioni, spesso direttamente in inglese.
La conseguenza è che a soffrire sono gli editori ma soprattutto l'intera filiera del libro, intesa come traduttori, redattori, illustratori, tipografi, librai, promotori e via dicendo, a vantaggio dei produttori di fotocopiatrici, che hanno un giro d'affari di 570 miliardi l'anno, difficilmente paragonabile a quello dei libri universitari, dove due testi sono fotocopiati ed uno acquistato.
Da qui la campagna…
Lo scopo è quello di rendere noto al pubblico, studentesco e non, il disagio in cui si trovano gli operatori del settore, inoltre parliamo di un danno per la cultura del Paese.
Per farle un esempio quando io ero giovane sui tram c'era il cartello "vietato sputare", eppure molti lo facevano lo stesso, poi col tempo quel cartello è scomparso perché nessuno lo faceva più, visto che ormai era passata l'idea che quello non era un comportamento lecito.
Noi vorremmo che lo stesso avvenisse nel nostro caso, facendo passare l'idea che fotocopiare i libri è un comportamento illecito e non si deve fare.
Il manifesto della campagna Stop Killing Books |
L'argomentazione ricorrente di chi fa fotocopie di libri, specie accademici, è che i testi costano troppo, Lei cosa risponde in proposito?
Lei che ne dice? Come le sembrano i prezzi per la sua esperienza?
Beh, direi che in certi casi sono alti e che però dipende, è difficile generalizzare…
Appunto, se lei va in libreria vede che i libri universitari, a parità di pagine, costano più di un Oscar, bisogna però considerare che sono molto più densi, fitti e ricchi d'apparati illustrativi, per cui se valutiamo il costo per numero di battute, metodo più corretto secondo me, il prezzo in genere è ragionevole.
Non dimentichiamo poi che siamo in un'economia di mercato, per cui il consumatore può scegliere tra i prodotti e gli editori si fanno concorrenza sul prezzo.
Inoltre uno studente costa, per mantenersi agli studi, 15 milioni delle vecchie lire allo Stato (strutture, stipendi dei docenti, etc.), a cui vanno sommati altri 15 milioni del mancato guadagno che il giovane avrebbe se lavorasse.
Ora rispetto a questi 30 milioni la spesa annua per i libri si aggira sulle 600 mila lire, e quindi non incide in un modo così netto.
E a questo proposito avete pensato anche alla carta di credito per rateizzare l'acquisto dei libri universitari…
Sì, è una proposta che ci è stata fatta da una finanziaria e ci è piaciuta, anche se è ancora un progetto da verificare, è una normale master card con il vantaggio che né lo studente né la libreria dovrebbero pagare una provvigione sugli acquisti, che di solito si aggira sull'1-2%.
Infatti nell'editoria universitaria i librai hanno margini ridottissimi, visto che acquistano i testi con circa il 23% di sconto per rivenderli poi con una riduzione del 15% rispetto al prezzo di copertina.
Questa carta sarebbe gratuita per i primi due anni e poi avrebbe un costo comunque irrisorio.
Gli editori non avrebbero nessuna provvigione in tutto ciò, restando neutri senza costi né vantaggi diretti, la carta quindi sarebbe a favore della filiera.
Facendo un passo indietro secondo Lei i provvedimenti della legge 18 agosto 2000 n. 248 sono efficaci?
Secondo me è una buona legge, che sancisce la legittimità della fotocopia del 15 % di un testo dietro pagamento di un corrispettivo da devolvere ad autori e editori.
In effetti è giusto che uno studente che deve studiare solo un capitolo o due di un libro non sia obbligato all'acquisto, mentre per parti superiori diventa ragionevole comprare l'intero volume.
In realtà, nonostante degli accordi con le copisterie, la redistribuzione del compenso, oggi circa 100 lire a pagina, non avviene in modo ottimale, mentre continuano le fotocopie illegali.
Un'altra cosa molto bella, anche se assolutamente su base volontaria, è il copy rest, ossia chi scrive decide di dare la possibilità di riproduzione totale della sua opera, naturalmente citando la fonte e senza modificare il testo.
Il primo ad attuare una cosa del genere fu Amedeo Bordiga, di fatto comunque molti docenti universitari lo fanno da anni con le loro dispense.
Prima di salutarla le chiedo qual è, secondo Lei, la situazione del comparto accademico professionale in Italia?
Gli editori sono un po' come i contadini, che si lamentano sempre che il raccolto è andato male, se ci si basa sulle voci degli operatori quindi la situazione è sempre disastrosa.
In realtà si continuano a fare libri, molte case editrici resistono bene, alcune si fondono fra loro, altre addirittura si allargano, qualcuna chiude ma tutto sommato il settore tiene, anche se è difficile tracciare un quadro unitario.
Gli sviluppi tecnologici e le innovazioni giovano al settore accademico e professionale, come ad esempio nel caso del passaggio da raccolte giuridiche cartacee ai cd room, che costano di più ma hanno un grande valore aggiunto.
Inoltre questo settore non è toccato dal ciclone dei libri (e ora anche delle enciclopedie) in edicola, che crea qualche problema all'editoria di varia.
La ringrazio Dott. Enriques, spero d'averla ancora nostro ospite.