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"Le ragioni di un silenzio"

03/11/2003 8384 lettori
5 minuti

Il libro è una raccolta di scritti derivati dal seminario "le ragioni di un silenzio" tenutosi a Verona il 16 ottobre del 1999. Il testo pertanto, pur riadattato e completato paga alle sue origini una debito in termini di disorganicità nella struttura tematica.

Il primo saggio è di Carlo Saletti e disattende apparentemente le premesse del testo. L’argomento prescelto è l’esordio politico del nazismo, centrando il tema sull’ossessione nazista per la purezza, anche medico sanitaria, della razza. L’intervento è chiaro ed agile, tuttavia la sua pertinenza si intuisce di scorcio. La distruzione della cultura omosessuale degli anni ’20 tedeschi, la persecuzione degli stessi omosessuali sono in parte al d là del focus cronologico prescelto e non vengono messi sufficientemente in evidenza dall’autore nel citato piano di "estirpazione delle persone che non si adattavano ai comportamenti della collettività" (tra cui, oltre agli omosessuali, anche portatori di handicap, anziani, alcolizzati cronici, ecc.).

Nell’economia del testo può però essere considerato un utile cappello introduttivo.

Il secondo saggio è invece un notevole e specifico intervento di Rudiger Lautmann sull’esperienza compiuta come ricercatore e studioso nella tematica dell’olocausto omosessuale. L’autore dà in breve qualche dato e delucidazioni di massima (in particolare sottolinea come il nazismo rappresentò un arretramento spaventoso per la cultura omosessuale europea, ben più grave che per la cultura in genere) sul fenomeno e fa il punto dello stato delle ricerche (e delle carenze) accademiche sul tema.

Il terzo è l'intervento di Dario Petrosino sull’omosessualità nella stampa del ventennio, con una digressione particolare su Longanesi e "l’ideologia" strapaese. Di questa analizza gli stereotipi antiomosessuali sbandierati, in conformità con l’idea-stereotipo dell’uomo fascista. Nella panoramica tuttavia si sottolinea come l’omofobia non fosse caratterizzante la stampa in sé, ma semmai usasse argomentazioni omofobe per stigmatizzare tutta la cultura straniera, francese e tedesca in particolare.

Il quarto intervento è di Gianfranco Goretti che riporta alla raccolta di materiale fatta per la tesi di laurea che come argomento aveva appunto la persecuzione fascista degli omosessuali. Gran parte dei dati è già nota da tempo grazie alle pubblicazioni di G. Dall’Orto (‘84, ‘86, ‘87, ecc.) e per ulteriori delucidazioni sono utili le note in appendice.

Il quinto intervento è di Giovanni Battista Novello Paglianti ed è una riflessione sull’importanza della memoria storica nello specifico della persecuzione nazifascista degli omosessuali. Una riflessione non banale che pone su un piano politicamente molto attuale l’ideologia nazista:

"Oltre a ciò non va nemmeno taciuto che la società odierna e quella nazista condividono un'ostilità, sia pur coniugata in modi diversi mi riferisco alla condotta, non certo alle affermazioni verbali - , verso la scelta di vita omosessuale, e che, di conseguenza, la testimonianza dell'omosessuale finisce con il mettere bene in luce le imbarazzanti similitudini politiche ed ideologiche comuni alle due cui culture. II testimone omosessuale, infatti, con la sua sola presenza, sottolinea la possibilità del ri-sorgere di atti direttamente persecutori. sia pure riveduti e corretti - ne sono un esempio da un lato la limitazione, più o meno esplicita, di alcuni diritti, dall’altro le campagne lesive della dignità personale - volti a screditare tutti quelli che non si allineano alle direttive della cultura dì maggioranza. Dal punto di vista strettamente storico poi, la memoria omosessuale, visto che la cultura eterosessuale codifica l'omosessuale in primis, se non esclusivamente, per le sue scelte sessuali, mette in evidenza la quasi totale assenza, nella pur vasta letteratura concentrazionale, della componente sessuale."

Sottolinea inoltre come la significativa mancanza di cospicue testimonianze di omosessuali perseguitati sia una tara pesante per la cultura e la memoria omosessuale che, gravata com’è da una ingiunzione al silenzio, rappresenta un mancato progresso civile e un insulto all’identità dei sopravvissuti.

La seconda parte è notevolmente più organica e strutturata. Sono testi redatti da Klaus Muller e Andreas Sternweiler e hanno come tema centrale le testimonianze autobiografiche dei sopravvissuti. Quello che preme sottolineare è l’asocialità di queste testimonianze che portano in peso dell’isolamento sociale. In tutte si legge di un dramma che non è parte del lutto collettivo conseguente al nazismo, che la persecuzione omosessuale è un destino individuale e segreto, in particolare nelle testimonianze di Kohout e di Seel, autentiche "eccezioni alla regola del silenzio". Questo almeno fino a tutti gli anni settanta ed ottanta. Sono di seguito riportare testimonianze di omosessuali italiani al confino raccolte da Dall’Orto e altre di un "triangolo rosa" tedesco, oltre alle ricostruzioni dei luoghi e dei modi delle persecuzioni nazifasciste.

Il conclusione il libro è una lettura "facile" e relativamente completa su un fenomeno poco conosciuto, (non si può definirlo un testo esaustivo sulla materia, semmai una buona guida introduttiva). Tuttavia, data la sua origine, presenta degli interventi poco utili al lettore interessato alla tematica e marginali anche per lo storico. Notevolmente più utili sono le testimonianze riportate, apparse precedentemente in articoli più specifici o sparsi e che qui vengono riproposte in una argomentazione coerente, disponibili alla memoria di tutti.

 

Mattia Galdiolo

Mattia Galdiolo
Mattia Galdiolo

Studente di SdC a Padova i miei interessi sono rivolti al mondo letterario ed editoriale.