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Pansessualità è la parola del mese di maggio

10/07/2009 9757 lettori
5 minuti

Rilanciata, fra gli altri, dal filosofo Peter Boom, la pansessualità vede ogni giorno aumentare i suoi proseliti. La sessualità, d’altronde, è qualcosa di più della semplice appartenenza all’uno o all’altro sesso, veicola una più ampia serie di significati; non sempre, per esempio, un determinato style of speaking identifica un parlante in quanto eterosessuale oppure omosessuale.
Se un eros confuso può essere talora vissuto assai male, oggi l’ambiguità sessuale e l’androginia degli abiti e dei comportamenti sembrano d’altro canto costituire un forte segnale di richiamo. Ed è curioso notare come l’ambivalenza tra ciò che divide (la differenza tra maschio e femmina) e ciò che unisce (l’annullamento di tale differenza nell’androginia) coinvolga anche l’etimologia di una parola apparentemente semplice come sesso, derivante dal latino sexum che alcuni collegano al verbo secare (‘dividere, separare’) e qualcuno invece a nexus (‘connessione, intreccio’): per quanto la prima ipotesi etimologica, pure non del tutto convincente, sia senz’altro più probabile, resta comunque la suggestione di un sesso che sia inteso come un ponte, anziché un fosso, tra la natura maschile e quella femminile. L’androginia che ne consegue è anche la vittoria degli impulsi elementari di Jung sul complesso edipico di Freud.
Qualcuno pensa che in futuro la distinzione tra uomo e donna verrà a cadere completamente e che la nostra civiltà sarà dominata dagli ibridi, nuove specie sociali in grado di fondere insieme non solo il maschile e il femminile ma anche il naturale e l’artificiale. Se e quando ciò dovesse avvenire, la metrosessualità (alla Beckham) e la pansessualità saranno già lontano passato.

                                                                        Massimo Arcangeli