il comunicatore aziendale nel mercato del lavoro di napoli
Il lavoro in oggetto presenta i risultati di un’indagine condotta sulla base delle esperienze dei laureati in Scienze della comunicazione presso l’Istituto Universitario Suor Orsola Benincasa; posa quindi la sua attenzione sulla condizione dei comunicatori d’impresa nel mercato del lavoro di Napoli. Si tratta di una situazione difficile quella di queste nuove figure professionali propria, non solo, del territorio campano ma un po’ del contesto italiano. La trattazione ha inizio con le trasformazioni nel mercato del lavoro, descrivendo come il passaggio dal sistema di produzione fordista a quello post-fordista e la conseguente riduzione del ruolo dei lavoratori «standard» nell’organizzazione del lavoro ha traghettato, non senza contraccolpi, il mondo del lavoro verso strutture meno rigide, aprendo ai soggetti uno spettro di nuove possibilità di carriera e al tempo stesso precludendo loro gli spazi per la tutela di un lavoro identico per tutta la vita. Il modello taylor-fordista si reggeva soprattutto su aggregati industriali di grosse dimensioni, concepiti per una produzione su larga scala, organizzati secondo una precisa specializzazione dei lavori e delle competenze e gestiti grazie ad un management di tipo piramidale (strutture gerarchiche del lavoro e separazione tra le funzioni di design e manifattura dei prodotti). Con il passaggio al post-fordismo, si assiste ad un’organizzazione economica e sociale del lavoro in cui i vecchi modelli «standardizzati» di regolazione economica e sociale lasciano il posto a dinamiche completamente diverse: i nuovi modelli non garantiscono più la stabilità del lavoro nel tempo, privilegiano la polivalenza delle funzioni professionali, piuttosto che la «standardizzazione» delle competenze specialistiche e rimandano all’idea di una forza lavoro flessibile, mobile ed eterogenea. Quindi, dopo la parentesi fordista, il capitalismo vivrebbe oggi una nuova fase, grazie ad un processo di innovazione tecnologica e manageriale, fondata sull’impiego e la valorizzazione delle conoscenze possedute dai lavoratori; viene infatti descritto come stia emergendo un gruppo sociale complesso, i knowledge workers. E’ questo l’oggetto del secondo paragrafo del I capitolo, in cui vengono analizzati i fenomeni che hanno favorito lo sviluppo dei lavoratori della conoscenza (l’evoluzione tecnico-scientifica, i processi di trasformazione organizzativa, ecc), vengono descritte le attività di comunicazione che svolgono quotidianamente, i compiti, i tipi di strumenti di comunicazione che utilizzano ed i tipi di rapporti hanno con i colleghi. L’ultima parte del capitolo è dedicata a come fare per definire la qualifica o descrivere il lavoro di un knowledge worker. Per le aziende, il valore di un lavoratore della conoscenza è dato infatti dalle attività che questi è in grado di mettere in atto all’occorrenza più che da quelle di routine; dalle sue capacità di assumere rischi, di essere intraprendente, di raggiungere i risultatiLe professioni nelle organizzazioni come categoria emergente del mercato del lavoro costituisconol’oggetto del II capitolo. Uno dei caratteri fondanti del nuovo, e non Le organizzazioni che li occupano, negli ultimi anni aspirano a individuarli, classificarli e gestirli con approcci, metodi e soluzioni diversi da quelli adottati tradizionalmente per il lavoro degli impiegati, degli specialisti, dei managers. Vengono inoltre analizzati gli obiettivi più frequenti dei professionisti nelle organizzazioni e i contesti organizzativi e tecnologici in cui operano. Nel guardare alle professioni, quindi, ci troviamo di fronte ad un tipo speciale di relazione fra pratica e teoria che impone un bilanciamento dell’interferenza contro le procedure routinarie. Freidson, a tal proposito, afferma che una professione per avere successo deve instaurare un bilanciamento fra formal Knowledge a seguito delle trasformazioni cui è soggetta la base di conoscenze del professionista per effetto delle particolari condizioni politiche ed economiche esterne alla professione. L’organizzazione , la comunicazione e il marketing sono i saperi checaratterizzano il nostro tempo. I mestieri e le specializzazioni che si muovono al loro interno sono in continua espansione ed assumono sempre più le caratteristiche di “saperi professionali”, emergenti e “cruciali” per qualsivoglia Istituzione od impresa. Per questo si rafforza l’esigenza di coltivare e sviluppare professionalità mirate con ruoli e competenze ad altissima specializzazione in tali ambiti. Oggetto del III capitolo sono i professionisti della comunicazione. Il vero valore aggiunto che quest’ultimi possono offrire all’azienda per la quale lavorano dipende, però, dalla loro professionalità, dal loro patrimonio di conoscenze e anche dalla loro personalità, che deve essere propositiva, aperta alle novità, entusiasta e facile ai rapporti umani; si procede ad analizzare la figura del comunicatore di impresa, le competenze e le caratteristiche per eccellere nella professione, la formazione universitaria, il corso di laurea in Scienze della comunicazione che crea figure professionali pronte ad entrare in ambiti lavorativi diversificati, che spaziano dall’editoria, alla comunicazione sociale,pubblica e politica, alla comunicazione di impresa, della formazione e della consulenza professionale; viene inoltre descritto cosa significa che per fare Scienze della comunicazione serva “una certa predisposizione”. Oggetto di studio, descritto nel quarto capitolo, sarà la situazione relativa ai laureati in Scienze della comunicazione presso l’Istituto Universitario “Suor Orsola Benincasa”, gli sbocchi professionali che il conseguimento di questo titolo ha consentito loro cercando di capire se riusciranno a trovare un’occupazione retribuita, se esiste il pericolo che l’ondata dei laureati in Scienze della comunicazione abbia saturato il mercato e se una laurea di tal genere conferisca effettivamente le soddisfazioni sperate. Ci chiediamo, pertanto, cosa aspetti questi nuovi laureati, quale futuro si prospetti loro, ma soprattutto quali siano gli sbocchi professionali che questo tipo di facoltà universitaria offre. L’indagine è stata rivolta a tutti i laureati del corso di laurea triennale in “Scienze della comunicazione” e laurea magistrale in “Comunicazione istituzionale e di impresa” che hannodiscusso la tesi tra il 2006 e il 2007. Si è scoperto così che le aspettative attese non sempre sono state soddisfatte, o meglio nel caso in cui lo siano state, soprattutto per i soggetti che subito dopo laureati hanno trovato collocazione in un’azienda, il percorso è ancora in salita per la difficoltà di attribuire un preciso ruolo e definiti compiti a figure professionali così giovani.
ancora ben definito, ordine sociale è dato dall’espansione di quelli che il senso comune e le statistiche ufficiali definiscono “professionisti”.