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IL FOOD E LA COMUNICAZIONE UNCONVENTIONAL

28/09/2009 18288 lettori
4 minuti
Il mensile specializzato Food ha pubblicato nel numero di Settembre una cover story molto interessante sull’ utilizzo delle forme di comunicazione unconventional nel settore alimentare. L’idea nasce dai “Leoni d’Oro” vinti a Cannes da alcune aziende operanti nel settore food&beverage. Questo dossier mi ha condotto verso alcune riflessioni che desidero condividere per tentare di capire “Se?” e “per Chi?” è davvero possibile comunicare food attraverso le nuove forme di comunicazione. Cominciamo dal “Se?”.. I brand alimentari competono storicamente in un mercato caratterizzato da un certo tradizionalismo bi-direzionale che lega la creatività generata attorno ai brand alle abitudini e stili di consumo dei famosi R.A. Per queste aziende uscire dagli schemi rischia di far perdere contatto con quella rassicurazione qualitativa dell’ “assaggio”, del contatto fisico con il prodotto (“si mangia prima con lo sguardo” .. dicono). Ecco perché esplorare nuove forme di comunicazione da applicare ad un biscotto, un salume o un latticino qualunque va bene se, e solo se, fatto con coscienza, rispettando la marca, il pensiero strategico che la guida e il desiderio di “sicurezza” espresso dai consumatori. Il food&beverage italiano, secondo me, non è ancora pronto per uno stravolgimento totale dei paradigmi di comunicazione classici. “per CHI’?”… Se pensiamo unicamente “al soldo”, probabilmente, ci verrebbe da rispondere “per tutti!” in quanto l’utilizzo di nuovi canali permette di abbattere i costi dei media classici ed avvicinare anche le aziende medio-piccole che vedono la Tv come mezzo offlimits per i propri budget. La realtà però è diversa ed è espressa chiaramente da Luca Scotto di Carlo, direttore creativo di Publicis Italia: “se un brand, un prodotto, un servizio, non hanno alle spalle un’eredità valoriale importante, è ben difficile che azioni pubblicitarie non-comvenzionali siano veramente efficaci.” A Cannes sono stati premiati brand come Baci Perugina e Kit-Kat.. sicuramente brand coraggiosi e come sempre “two steps ahead”, ma come dire… i soliti noti! Michele Rinaldi via http://mktgcafe.blogspot.com/
Michele Rinaldi
Michele Rinaldi

Nasce nel 1982, l’anno della vittoria ai mondiali, e già questo è un segno premonitore. Fin da piccolo impara ad attirare l’attenzione del proprio target con primordiali tecniche di guerrilla marketing. Crescendo, si accorge che l’istinto lo porta sempre a comunicare ed un giorno di Giugno, viene folgorato da una frase: “non si può non comunicare” (Watzlawick).
Spinto da questa teoria consegue: una laurea triennale in Scienze della Comunicazione ed una laurea specialistica in Marketing e Comunicazione d’Impresa.
Inizia la sua avventura professionale nell’agenzia di comunicazione Soluzione Group dove vede crescere la passione per le aziende e per le loro “reason why”.
Contribuisce alla fondazione del Public Relations Network e si specializza nel web 2.0 creando un proprio modello di approccio e gestione della Rete, chiamato A.S.P.
Oggi è responsabile della divisione Digital PR, scrive sul blog Marketing Cafè e sul portale Comunitazione. Ha il piacere di essere docente al Master in "Non conventional marketing + Social Media" organizzato dal Centro Studi Europeo Eurogiovani presso le università di Bologna, Milano e Trieste.