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Oltre il muro…

28/09/2009 6784 lettori
5 minuti

L'intelligenza non si esprime solo nell'intelletto; essa conserva un legame con l'istinto dal quale deriva, ed è perciò in grado di ritornarvi, accompagnata però dalla coscienza. Questo ritor­no all'istinto, disinteressato e consapevole di sé, è ciò che viene chiamata «intuizione». L’intuito come percezione diretta, senza la mediazione della conoscenza discorsiva, diviene così l'organo di una reale conoscenza partecipativa, che a sua volta si fonda sulla memoria tutta della vita, in cui è all’opera lo «slancio vitale» quale dispiegamento della «evoluzione creatrice».

Del tutto evidente che la «discrezionalità» utilizzata nella esecuzione dei lavori delle paratie per erigere l’ormai celebre «muro» sul lungolago di Como fosse troppo discrezionale. Non si spiegherebbe altrimenti la clamorosa retromarcia innestata da Palazzo Cernezzi e pure dalla Provincia, al termine di un maxisummit in Comune a Como. La giunta si ribella al «muro» della discordia: «un ecomostro». Tutti contro i componenti della giunta di Como. Il più pesante, oggi dopo il sopralluogo, è stato Sergio Gaddi: «A me pare un ecomostro - si è lasciato sfuggire davanti alle telecamere di Etv -. Anche perché il lago è un bene di tutti e tutelarlo è un dovere morale».

In altre occasioni mi son trovato ad incalzare l’iniziativa culturale portata avanti dall’assessore alla cultura affinché fosse supplita da una conoscenza condivisa ed emotivamente coinvolgente basata su un sistema produttivo e competitivo il cui successo e la cui crescita potesse essere la conseguenza, trasparente e partecipata, di aver saputo capitalizzare in rispetto ai propri cittadini. Pur non potendomi dire del tutto soddisfatto dell’ambito auspicio - si è ancora ben lungi dalla consuetudine della buona pratica che vede l’ammaestramento di ogni ideazione, già nella fase di studio dal centro alla periferia -  mi corre obbligo rendere merito alla competenza ed alla dedizione messa in atto, per le «Grandi Mostre», dell’Assessore alla Cultura e Curatore, dott. Sergio Gaddi. A tal fine e con l’intento di fare cosa utile al Comune ed alla Cittadinanza tutta, faccio seguire alcuni miei appunti sull’ultima mostra chiusa in Agosto u.s. ed il pratico intervento prodotto dallo stesso Gaddi e diffuso su Face Book.

Gli esperti esprimono pareri a proposito del confronto tra il pieno di visitatori alle ottanta opere delle Avanguardie russe esposte a Villa Olmo, ed i musei di Como che restano desolatamente vuoti. I musei comaschi da questo punto di vista possono certamente dire la loro, ma alla qualità non corrispondono i visitatori. Sergio Gaddi, assessore alla Cultura, ha proposto come strada quella del marketing, ma Philippe Daverio spegne gli entusiasmi. «Non è una strada impossibile – spiega – ma bisogna vedere quanto rende rispetto al costo e quanto è effettivamente utile». Di diverso avviso è la critica d’arte Martina Corgnati. «Non so se la grande mostra abbia effettivamente fagocitato tutto il resto – spiega – però la frequentazione dei luoghi d’arte dipende sempre più dalla promozione che se ne fa». Nota dolente, questa, per i musei di Como, che secondo la critica d’arte «sono bellissimi, ma evidentemente non vengono proposti al cittadino in maniera adeguata». Un giro di mostra (parte 1)

Chagal  La poetica di Chagal è caratterizzata nel lungo ed intero arco della sua produzione da alcune costanti pisicologiche e figurative: la famiglia, il paese d’origine, la vita dei contadini nella terra russa, i sogni della giovinezza, il rito e la tradizione ebraica. Questi temi sono stati da lui rivissuti attraverso una lirica trasfigurazione del ricordo e della memoria, che conferisce al suo racconto un carattere di favola. Un giro di mostra (parte 2)

Kandisnkij La personalità artistica di Kandinskij, universalmente riconosciuta come il padre dell’astrattismo lirico, appare ben più complessa dell’immagine che lo stesso artista cercò di lasciare. La sua funzione. La sua funzione di rottura dell’estetica tradizionale fu resa possibile, in un certo senso,dal suo essere rimasto legato anche al passato ottocentesco e simbolista: ciò gli consentì di portare a compimento un già avviato processo di astrazione. Il suo lavoro sul linguaggio si poneva in termini nettamente d’avanguardia, riconoscendo piena autonomia ai segni e ai colori, tanto che divenne punto di riferimento per gli artisti europei e americani nel primo e nel secondo dopoguerra. Un giro di mostra (parte3) .

Malevic Il suo insegnamento mirava alla generalizzazione di una «nuova sensibilità», in sintonia con il grande cambiamento economico e sociale in atto, da perseguire attraverso il ricorso ad una logica liberata da vecchi punti di riferimento e fondata sull’impiego delle più moderne tecnologie. Il mondo poetico di Malevic si articola in uno spazio che non risponde ad alcuna logica né ad alcuna regola, almeno non a quelle del mondo reale, uno spazio indifferenziato in cui si collocano forme pure, moduli geometrici perfetti, emblematici e cristallini, il cerchio, la croce, il quadrato, pluridirezionali, non più forme oggettuali, ma concettuali (tanto che una parte della critica fa risalire al quadrato nero la nascita del concettualismo), forme-idee platoniche che adombrano l'essenza astratta della vita, l'origine primigenia di tutte le forme possibili di tutti i possibili mondi.   Un giro di mostra (parte 4) .

Filonov Il suo linguaggio da una prima fase primitivista-cubista verso un’analicità descrittiva sempre più spinta. Costituì appunto un collettivo di maestri dell’arte analitica, con effetti di caleidoscopica visionarietà. Per Filonov la creazione è sinonimo di perfezione ed essa, come tale, riguarda tutti i fenomeni e i processi del mondo, inclusi quelli biologici, chimici e fisiologici (fino ad allora disprezzati dall'arte mondiale). Alcuni critici hanno addirittura sostenuto che diverse sue opere assomigliano stranamente alle foto prese dallo spazio e che, in tal senso, denotano un'ampiezza universale. In effetti, è fuor di dubbio ch'egli ha anticipato i suoi tempi e che credeva nella prosperità futura di tutto il pianeta.   Un giro di mostra (parte 5)



Conoscenza emozionale e conoscenza discorsiva. La conoscenza emozionale (conoscenza intuitiva) non è la conoscenza discorsiva (conoscenza razionale); ...

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.