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La parola del mese di settembre: Dialetto.

28/10/2009 8870 lettori
5 minuti
La globalizzazione, secondo alcuni, li avrebbe già dati per spacciati. E invece, con Zygmunt Bauman, la globalizzazione unisce quanto divide. Sono così sempre lì, alimentati dal glocal, pronti a reagire anche alle provocazioni, vivaci come non mai (sia pure, come è corretto riconoscere, ormai in forma di neodialetti). E così alla Padania che ha sfruttato la possibilità, concessale dalla riforma del codice della strada, di una doppia indicazione, in lingua e in dialetto, nella cartellonistica stradale (sicché Bergamo, per esempio, è diventata Berghem), ha risposto tempo fa la solita goliardica capitale, la Roma di Pasquino (consegnata anche alla storia della cinematografia da un memorabile film di Luigi Magni, Nell'anno del Signore). In uno spassosissimo libello, dal titolo emblematico Roma de cartello (Roma, Edizioni Edup, 2004), l'autore, Tonino Tosto, ha tradotto in romanesco insegne di negozi e segnali stradali: lo stop è così diventato stoppe, il dosso saliscegne, l'incrocio pericoloso capocroce a risico, il segnale di rimozione della vettura abbada, te se la caricheno e via di questo passo. Il tutto accompagnato da vignette e da sestine che avrebbero fatto invidia al grande Belli. 
La vitalità dei dialetti, che passa soprattutto, all'interno delle realtà urbane e metropolitane, per le aspettative identitarie delle nuove generazioni, è anche rivendicazione della propria diversità contro la minaccia dell'omologazione globale; parola chiave, diversità, dell'ideologia no global. La diversità è espressamente richiamata in un paragrafo a sé come altre voci ed espressioni importanti (cibo sufficiente e sicuro, diritti umani, equità, eredità comune, lavoro, nuova democrazia, principio di precauzione, sostenibilità ecologica, sussidiarietà), a costituire un lemmario minimo del pensiero no global, nella Carta dei principi votata e approvata dal Consiglio Internazionale del Forum Sociale il 10 giugno 2001. Si parla, in quel contesto, di diversità culturale, biologica, sociale, economica. Peccato che manchi proprio la diversità linguistica.