lunedì 6 siamo aperti tutta la giornata
Il messaggio è dentro il contesto nel quale viene comunicato, vive per mezzo di esso e in funzione di esso acquisisce il proprio significato. Il contesto comunicativo, con i suoi molteplici attori e con le sue innumerevoli e spesso inattese variabili, rinnova da vero protagonista ogni volta e per ogni messaggio quello straordinario processo che è la comunicazione.
Una comunicazione non è semplicemente basata su un trasferimento di informazioni o messaggi da un emittente a un ricevente mediante un processo di codifica/decodifica bensì è un processo reso molto più interessante da un’attività congiunta di produzione e rielaborazione di significati.
Ma quanto pesa il ruolo del destinatario, con le sue svariate componenti fisiche, emotive, culturali, sociali, economiche, nel processo di costruzione del significato del messaggio stesso? E quanto il contesto spaziale nel quale il messaggio viene trasmesso? E ancora, la dimensione temporale?
Tutti questi interrogativi, ai quali per anni ho trovato numerose risposte e trattazioni sui libri universitari, un giorno non troppo lontano da oggi sono apparsi talmente evidenti da risultare addirittura quasi banali nella loro immediata chiarezza.
Passeggiavo nella mia città, in centro, volgevo lo sguardo intorno, in alto, in basso, come un bambino che per la prima volta guarda il mondo dall’altezza del passeggino, ma meno coraggiosamente. I messaggi visivi che i miei occhi incrociavano sembravano semplici informazioni.
Il cinema mostra la locandina del film “Gli amici del bar Margherita” con la scritta “oggi”, seguita dagli orari degli spettacoli.
Il manifesto di un partito politico invita a partecipare alla campagna tesseramento il giorno 4 aprile.
Al teatro danno uno spettacolo di musica sacra, per l’intera settimana santa.
In una città poco distante il 3 aprile c’è Gianni Morandi in concerto.
Sugli storici palazzi della piazza e del corso è appeso il manifesto del Cristo morto, che informa l’intera cittadinanza che, come ogni venerdì santo di ogni anno, una processione religiosa si snoderà nella strade cittadine del centro.
Un supermercato promuove “straordinarie offerte” dal 3 all’11 aprile.
Dalla vetrina di un negozio l’augurio di una buona Pasqua.
Il negozio dei dolcetti delle caramelle informa la propria clientela che martedì 14 aprile rimarrà chiuso.
Quello d’abbigliamento poco più avanti informa che lunedì 6 aprile sarà aperto tutto il giorno.
Lunedì 6 aprile siamo aperti tutta la giornata.
Semplici informazioni? No. Nessun emittente di quei messaggi avrebbe mai potuto immaginare con quale potenza quelle parole si sarebbero allontanate dal senso che in quel momento stavano loro attribuendo e diventare portatrici di ben altri significati, emozioni, ricordi, pensieri.
Parole che possono ferire, stupire, demotivare, scoraggiare, incoraggiare, far piangere, far ricordare, far sperare, far sognare, far maledire, far lottare. A seconda della persona che le incrocia. A seconda della sua storia, della sua condizione emotiva, psicologica, economica, familiare, sociale. Agli occhi di tutti i pochi passanti però non possono che assumere il sapore di un tempo perduto. O comunque fermo, quasi sospeso.
È questo il potentissimo senso di una comunicazione di ordinaria quotidianità, dietro la quale si cela il significato della vita di un centro cittadino e dei suoi abitanti.
Passeggiavo in una fredda giornata di ottobre in alcune delle strade accessibili del centro dell’Aquila.