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DiCinema: la nuova Hollywood

19/11/2009 7384 lettori
4 minuti
Debuttare al cinema in quel periodo in cui la mecca hollywoodiana prediligeva rappresentare valori drammatici e icone di puro svago nel monito di “questa è Hollywood!”, la Real-Tv non poteva essere dignitosamente concepita e nemmeno immaginata come spettacolo fine a se stesso, dove quel puritanesimo americano sapeva ancora elargire valori che nella recitazione riuscivano a dare il meglio di sè, in quella miscela di finzione e verità che si è evoluta proprio alla fine degli anni settanta, culla d’oro per tutti i giovani leoni emergenti dello star system del periodo, da Robert De Niro a Dustin Hoffman e lo stesso Jack Nicholson, per citarne i più meritevoli. Ed è proprio da questa vena DOC di autentico talento, che Meryl (Louise) Streep (Summit, 22 giugno 1949) ha iniziato la sua carriera di attrice, diventando ciò che oggi è considerata come una delle più grandi attrici di tutti i tempi.
 
Una bellezza sensuale e fuori dagli schemi, che facilmente sa essere donna comune e di carattere, sempre assorbita da ruoli che sanno stabilire il tempo e la dimensione voluti da sceneggiature sorrette da quella qualità che ha sempre contraddistinto il curriculum dell’attrice. Battesimo del fuoco nel Giulia di Fred Zinnemann, le successive pellicole sono un susseguirsi di autentici pilastri del cinema, cominciando da Il cacciatore, in quel Vietnam assorbito da un corale “grande freddo” senza pudori voluto dal regista Michael Cimino, confermando la scalata al successo di De Niro come primo attore indiscusso della nuova Hollywood. La prima conferma arriva con il drammatico Kramer contro Kramer di Robert Benton, al fianco di un credibile Dustin Hoffman, spalla autorevole di un talento di attrice confermato dal primo Oscar come miglior attrice non protagonista, parallelamente all’Emmy televisivo per la serie Olocausto. Un ruolo comprimario nel Manhattan di Woody Allen, per ritrovare gloria ne La scelta di Sophie di Alan J. Pakula, seconda e ultima statuetta (per il momento) tra le cospicue quindici candidature nella carriera di Meryl.
 
Un susseguirsi di ruoli drammatici e devoti alla commedia, mai sottotono e rispettando il clichè voluto dall’attualità o dall’enfasi romanzata, espressi nei più riusciti Silkwood di Mike Nichols (suo è anche il melenso Hearthburn-Affari di Cuore) e La mia Africa di Sydney Pollack (Robert Redford e Klaus Maria Brandauer tra i protagonisti). Ritorno di fiamma con il partner Jack Nicholson nella pellicola Ironweed di Hector Babenco, per riscoprire una fortunata vena umoristica nelle felici commedie She-Devil e La morte ti fa bella (posticcio cocktail di effetti speciali diretto da Zemeckis). Riuscito déjà-vù nello stoico La casa degli Spiriti  di Bille August, accostamento al valore letterario di Isabel Allende in un quasi analogo D’Amore e Ombra, in quel romanzo autobiografico che ha fatto da promotore ad un film che ha radunato le nuove leve hollywoodiane nei volti di Winona Ryder, Jeremy Irons, Glenn Close e Antonio Banderas.
 
Dopo la parentesi inusuale de The River Wild-Il fiume della Paura, drammatica rivisitazione sui generi di un thriller psicologico senza pretese (Kevin Bacon e John C. Reilly tra i protagonisti), Clint Eastwood la rivaluta nel suo film-cameo I Ponti di Madison County, omaggio sofisticato all’arte rivisitata da una sceneggiatura che riporta l’attrice ai ruoli più fedeli alla sua generazione. Un susseguirsi di pellicole di spicco (La stanza di Marvin, Il ladro di Orchidee e La musica del Cuore, quest’utlimo diretto da Wes Craven), la portano ai recenti successi di Il Diavolo veste Prada e Mamma Mia! (il semi musical che ha rilanciato le qualità canore originali dell’attrice), dedicando poi una particolare attenzione alla commedia semi-noir nel grottesco Il Dubbio, al fianco di un “fiacco” Philip S. (Seymour) Hoffman.
 
Tutto questo è Meryl Streep, forse una delle poche vere dive attuali del cinema mondiale, riservata e modesta nella vita sentimentale come sullo schermo, tra il suo primo matrimonio con l’attore John Cazale, conosciuto nel set de Il Cacciatore e terminato con la morte per cancro avvenuta nel ’78, per poi risposarsi sempre lo stesso anno con lo scultore Don Gummer e dal quale ha avuto quattro figli.
 
Di seguito, tutti i film dell’attrice:
 
Giulia (Julia), regia di Fred Zinnemann (1977)
Il cacciatore (The Deer Hunter), regia di Michael Cimino (1978)
La seduzione del potere (The seduction of Joe Tynan), regia di Jerry Schatzberg (1979)
Kramer contro Kramer (Kramer vs. Kramer), regia di Robert Benton (1979)
Manhattan (Manhattan), regia di Woody Allen (1979)
La donna del tenente francese (The French Lieutenant's Woman), regia di Karel Reisz (1981)
Una lama nel buio (Still of the Night), regia di Robert Benton (1982)
La scelta di Sophie (Sophie's Choice), regia di Alan J. Pakula (1982)
Silkwood (Silkwood), regia di Mike Nichols (1983)
Innamorarsi (Falling in Love), regia di Ulu Grosbard (1984)
La mia Africa (Out of Africa), regia di Sydney Pollack (1985)
Plenty (Plenty), regia di Fred Schepisi (1985)
Heartburn - Affari di cuore (Heartburn), regia di Mike Nichols (1986)
Ironweed (Ironweed), regia di Hector Babenco (1987)
Un grido nella notte (A Cry in the Dark), regia di Fred Schepisi (1988)
She-Devil - Lei, il diavolo (She-Devil), regia di Susan Seidelman (1989)
Cartoline dall'inferno (Postcards from the Edge), regia di Mike Nichols (1990)
Prossima fermata: Paradiso (Defending Your Life), regia di Albert Brooks (1991)
La morte ti fa bella (Death Becomes Her), regia di Robert Zemeckis (1992)
La casa degli spiriti (The House of the Spirits), regia di Bille August (1993)
The River Wild - Il fiume della paura (The River Wild), regia di Curtis Hanson (1994)
I ponti di Madison County (The Bridges of Madison County), regia di Clint Eastwood (1995)
Prima e dopo (Before and After), regia di Barbet Schroeder (1996)
La stanza di Marvin (Marvin's Room), regia di Jerry Zaks (1996)
Un passo verso il domani (First Do Not Harm), regia di Jim Abrahams (1997)
Ballando a Lughnasa (Dancing at Lughnasa), regia di Pat O'Connor (1998)
La voce dell'amore (One True Thing), regia di Carl Franklin (1998)
La musica del cuore (Music of the Heart), regia di Wes Craven (1999)
Il ladro di orchidee (Adaptation.), regia di Spike Jonze (2002)
The Hours (The Hours), regia di Stephen Daldry (2002)
Fratelli per la pelle (Stuck on You), regia di Bobby Farrelly e Peter Farrelly (2003)
The Manchurian Candidate (The Manchurian Candidate), regia di Jonathan Demme (2004)
Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi (Lemony Snicket's a Series of Unfortunate Events), regia di Brad Silberling (2004)
Prime (Prime), regia di Ben Younger (2005)
Radio America (A Prairie Home Companion), regia di Robert Altman (2006)
Il diavolo veste Prada (The Devil Wears Prada), regia di David Frankel (2006)
Dark Matter, regia di Shi-Zheng Chen (2007)
Un amore senza tempo (Evening), regia di Lajos Koltai (2007)
Rendition - Detenzione illegale, regia di Gavin Hood (2007)
Leoni per agnelli (Lions for Lambs), regia di Robert Redford (2007)
Mamma Mia!, regia di Phyllida Lloyd (2008)
Il dubbio (Doubt), regia di John Patrick Shanley (2008)
Julie & Julia, regia di Nora Ephron (2009)
Una volpe troppo furba (Fantastic Mr. Fox), regia di Wes Anderson (2009)
It's complicated, regia di Nancy Meyers (2009)
Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.