Spigolature culturali
« Di tutti solo coloro che hanno tempo per la sapienza hanno tempo libero, solo essi vivono».
Invito all’otium ovvero vacare sapientiae. Or dunque, esorta Seneca, che ancora rimane forza e vigore è tempo di ritirarsi dalle tempeste della vita pubblica e mettere a frutto per cose più grandi quella capacità d’animo dimostrata nell’incarico dell’annona. Né è un invito a spegnere nell’inerzia o soffocare nei piaceri volgari, l’impulso a fare. In questa vera quiete avrà tempo e potrà dedicarsi al miglioramento di se stesso e alla conoscenza delle grandi questioni, che è l’attività più degna d’un uomo, cioè diventare sapiente: « In questo genere di vita ti aspettano molte nobili dottrine, amore e uso delle virtù, oblio dei desideri, scienza del vivere e morire, alta quiete in ogni cosa».
Qui il tempo dato, il sapiente può usarlo tutto intero e rendere lunga la vita. Che se il tempo è diviso in tre parti, ciò che fu, che è, che sarà, il sapiente userà nel ricordo sereno, scevro di pentimenti e rimorsi il tempo che fu; saprà usare, per fuggevole che sia, il tempo che è nella pratica della virtù; saprà anticipare nella premeditazione imperturbata da timori o desideri il tempo che sarà. Raccogliendo in uno, quanto invece sconnessi e forati nell'animo come un vaso rotto, gli occupati lasciano fluire interamente via. Ma chi si dedica alla sapienza potrà aggiungere a tutto il suo tempo conquistato a se stesso anche il tempo di tutti i grandi del pensiero, le cui vite e realizzazioni sono per chi saprà e vorrà usarle. Anzi la loro dimestichezza, a differenza dei sordidi rapporti sociali presenti, sarà improntata ad amicizia e rispetto, e ci si accosterà e congederà dal loro colloquio senza sgarbi o amarezze ma lieti d’aver ottenuto il voluto.
«Questi possiamo dire che intrattengono veri obblighi reciproci, i quali ogni giorno Zenone, Pitagora, Democrito e tutti gli altri sacerdoti delle nobili dottrine, i quali Aristotele e Teofrasto vorrano avere quanto più intimi. Nessuno di loro sarà che non avrà tempo, che non congederà più felice e affezionato chi a loro verrà, nessuno di loro lascerà che qualcuno vada via a mani vuote; la notte si possono incontrare e il giorno da chiunque».
La vita è dunque lunga se il tempo è bene speso; se invece è sciupato la vita è brevissima, e anche chi dura molto ha invero pochissimo vissuto. E mentre molti di questi sopravvissuti predispongono per sé esequie solenni e sfarzose, meriterebbero invece – com'era usanza per i morti bambini – funerali condotti a lume di fiaccole e ceri.