DiCinema: la nuova Hollywood
Pochi attori possono marcare il confine di due età cinematografiche dove passato e presente cercano di risollevare le sorti di un cinema fatto di pregi e disimpegno, in quel vortice onirico di caratteri che sembrano voler smitizzare la perfezione di un mondo di celluloide che sa dispensare amori e dissapori in un credo sempre fedele al culto del grande cinema d’autore. Dustin Hoffman è, forse, uno dei pochi grandi attori che ha saputo unire due generazioni di pubblico, senza “traumatizzare” i neo-cinefili emergenti, abituati a un cinema pompato di steroidi, ma pur (e più) sempre cinema, e questo grazie al suo innato carisma di artista nei panni di un talentuoso uomo comune, capace di assorbire le complessità e le leggerezze dei personaggi che si presta a interpretare, passando dal dramma alla commedia, dal fantastico al realistico, riuscendo a mantenere fede (quasi sempre) a quella qualità che non sempre concilia intenzioni e critica.
Nato a Los Angeles, 8 Agosto ’37, la carriera di Dustin affiora da un esordio professionale sottotono, prima come rappresentante immobiliare e poi pianista Jazz, dedicandosi infine a quell’Actor’s Studio che lo ha consacrato in quel suo debutto da primo protagonista (anticipato da un inedito di Arthur Hiller) nel film di Mike Nichols, Il Laureato, diventato quel culto meritato, grazie all’autenticità di una sceneggiatura che mantiene fede a quel manifesto generazionale, immutabile per tensioni ripiegate nei bisogni lasciati ai sentimenti (sicuramente il primo culto abbinato al binomio cinema-musica, nelle stesse canzoni firmate da Simon e Garfunkel, nella prima vera hit da soundtrack Mrs. Robinson, accostata alla stessa Sound of Silence). Anonime performance nei successivi Un dollaro per sette vigliacchi e il cortometraggio firmato Dan Ash, per ritrovarlo nel più celebrato Un uomo da marciapiede, “tutore” di uno sprovveduto Jon Voight in cerca di fortuna nello squallore di un “abisso metropolitano” senza pretese. Lo ritroviamo nel meglio declamato dalla critica Piccolo grande uomo, diretto da Arthur Penn, primo film epico di denuncia, nei conflitti etici sollevati dai nativi americani e i coloni bianchi.
Sam Peckinpah lo vuole nel suo Cane di Paglia, mentre Pietro Germi lo consacra nella commedia all’italiana d’autore nel riuscito Alfredo Alfredo, al fianco di una giovanissima Stefania Sandrelli, perfettamente a suo agio nei leggeri disimpegni coniugali devoti ai puerili moralismi dell’Italia del periodo. Meritevoli salti di qualità arrivano con Alan J. Pakula nel suo Tutti gli uomini del presidente, al fianco di un lanciatissimo Robert Redford, rispettivamente Carl Bernstein e Bob Woodward, giornalisiti del Washington Post che condussero alle dimissioni il presidente Nixon nel celebre scandalo Watergate. Stessa fortunata sorte per Il maratoneta, diretto da John Schlesinger, tratto dal romanzo omonimo di William Goldman, riadattato per lo schermo in un effimero thriller psicologico che fa da preludio al grande successo di Hoffman di tre anni più tardi, nella pellicola diretta da Robert Benton, Kramer vs Kramer, portandosi meritatamente a casa il primo Oscar come miglior Attore. Altra pausa di tre anni e rieccolo, più “in forma “ che mai, nella riuscitissima commedia Tootsie, diretto e cointerpretato da Sidney Pollack, nelle vesti di un attore “perennemente in cerca di scrittura”, che accetta di vestire i panni e le sembianze di donna pur di lavorare in una celebre soap opera americana, ed è Oscar per Jessica Lange. Una lieve ricaduta di popolarità nel flop Ishtar, in coppia con Warren Beatty, riciclando il clichè del precedente (stavolta due cantautori in tournè in Marocco), per ritornare in forma nel fortunato Rain man-l’uomo della pioggia di Barry Levinson, al fianco di Tom Cruise e una inconsueta Valeria Golino, meritandosi un Oscar (secondo e ultimo, per il momento) per la toccante intepretazione del fratello affetto da autismo.
Sidney Lumet lo riporta ai fasti della commedia parodistica del predecessore Ash, nel deludente Sono affari di Famiglia, alle prese con un Sean Connery (nonno e padre di Hoffman), idolatrato da un nipote che non vuole rinunciare al “fascino” della rapina, inducendo un renitente padre (Hoffman appunto) dedito alla normale e onesta vita borghese, a tentare l’ultimo insuperabile colpo insieme. Adunata di nuove glorie (Al Pacino tra il gruppo dei “cattivi”) per il Dick Tracy diretto e interpretato da Warren Beatty, con Madonna in “carne, voce e ossa” come ciliegina su un pretenzioso omaggio all’originale fumetto culto americano.
Benton lo rivaluta, senza grandi slanci, nella commedia Billy Bathgate – A scuola di gangster, mentre Spileberg lo celebra nel suo pirotecnico Hook, nei panni del perfido pirata Capitan Uncino, debellatore delle paure rivestite da Robin Williams, calato e depilato in calza maglia, per ritrovarlo novello Peter Pan adulto, a recuperare l’affetto dei propri figli. Sopite commedie drammatiche rimangono Eroe per caso (Andy Garcia e Geena Davis tra i protagonisti) e Virus letale, ambizioso ma poco coinvolgente disaster-movie abissato nelle guerre batteriologiche contemporanee. Stessa sorte per il film diretto da Berry Levinson, Sfera, per un inedito Hoffman trasportato sul genere fantascientifico, accanto a Sharon Stone e un cameo d’autore nel film Giovanna d’Arco di Luc Besson, con Milla Jovovich nei panni della martire francese.
Ritorno di fiamma nel Neverland di Marc Forster, con Johnny Depp nei panni dello scrittore drammaturgo che ha dato “anima e vita” al personaggio di Peter Pan e l’ultima incursione nella commedia americana disimpegnata in Mi presenti i tuoi? di Jay Roach, al fianco di Robert De Niro e Ben Stller. Piacevoli incursioni di doppiaggio rimangono Striscia-una zebra alla riscossa, Kung-Fu Panda e Le avventure del topino Despereaux, quest’ultimo preceduto dall’onirico e “moderno” Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie, diretto da Zach Helm.
Di seguito, tutti ifilm dell’attore:
The Tiger Makes Out, regia di Arthur Hiller (1967)
Il laureato, regia di Mike Nichols (1967)
Un dollaro per 7 vigliacchi, regia di Dan Ash (1968)
Sunday Father, cortometraggio, regia di Paul Leaf (1969)
Un uomo da marciapiede, regia di John Schlesinger (1969)
John e Mary, regia di Peter Yates (1969)
Piccolo grande uomo, regia di Arthur Penn (1970)
Cane di paglia, regia di Sam Peckinpah (1971)
Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me?, regia di Ulu Grosbard (1971)
Alfredo, Alfredo, regia di Pietro Germi (1972)
Papillon, regia di Franklin J. Schaffner (1973)
Lenny, regia di Bob Fosse (1974)
Tutti gli uomini del presidente, regia di Alan J. Pakula (1976)
Il maratoneta, regia di John Schlesinger (1976)
Vigilato speciale, regia di Ulu Grosbard (1978)
Il segreto di Agatha Christie, regia di Michael Apted (1979)
Kramer contro Kramer, regia di Robert Benton (1979)
Tootsie, regia di Sidney Pollack (1982)
Ishtar, regia di Elaine May (1987)
Rain Man - L'uomo della pioggia, regia di Barry Levinson (1988)
Sono affari di famiglia, regia di Sidney Lumet (1989)
Dick Tracy, regia di Warren Beatty (1990)
Billy Bathgate - A scuola di gangster, regia di Robert Benton (1991)
Hook - Capitan Uncino, regia di Steven Spielberg (1991)
Eroe per caso, regia di Stephen Frears (1992)
Virus letale, regia di Wolfgang Petersen (1995)
American Buffalo, regia di Michael Corrente (1996)
Sleepers, regia di Barry Levinson (1996)
Mad City - Assalto alla notizia, regia di Costa-Gavras (1997)
Sesso e potere, regia di Barry Levinson (1997)
Sfera, regia di Barry Levinson (1998)
Giovanna D'Arco, regia di Luc Besson (1999)
Tuesday, cortometraggio d'animazione, solo voce, regia di Geoff Dunbar (2001)
Moonlight Mile - Voglia di ricominciare, regia di Brad Silberling (2002)
Confidence - La truffa perfetta, regia di James Foley (2003)
La giuria, regia di Gary Fleder (2003)
Neverland - Un sogno per la vita, regia di Marc Forster (2004)
I ♥ Huckabees - Le strane coincidenze della vita, regia di David O. Russell (2004)
Mi presenti i tuoi?, regia di Jay Roach (2004)
Lemony Snicket - Una serie di sfortunati eventi, non accreditato, regia di Brad Silberling (2004)
Striscia, una zebra alla riscossa, solo voce, regia di Frederik Du Chau (2005)
The Lost City, regia di Andy Garcia (2005)
Profumo - Storia di un assassino, regia di Tom Tykwer (2006)
Vero come la finzione, regia di Marc Forster (2006)
Mr. Magorium e la bottega delle meraviglie, regia di Zach Helm (2007)
Kung Fu Panda solo voce, regia di Mark Osborne e John Stevenson (2008)
Last Chance Harvey, regia di Joel Hopkins (2008)
Le avventure del topino Despereaux, solo voce, regia di Sam Fell e Robert Stevenhagen (2008)