7752, L'ULTIMO ALBUM DI CHIARA CIVELLO: UN RITORNO ALLE ORIGINI, ALLA LINGUA COSì COME AI SUONI
Un album solare, ricco di luce, a giudicare anche dalla copertina. Interamente bianca con il volto di Chiara Civello che fa capolino dal basso. 7752, terzo album della cantautrice romana che ormai vive più all’estero che in Italia, è una spensierata alchimia tra rock anni ‘60, melodia italiana, beat e R&B. Ancora una volta, Chiara Civello sfugge ad ogni etichetta. Non solo jazz. Ma musica brasiliana, blues, soul, funky, anche musica d’autore. Essere collocata in un genere è una questione che non la sfiora affatto. Sorride radiosa, sul palco della libreria Feltrinelli, a Milano, raccontando e musicando alcuni brani del suo ultimo cd, 7752. “Un numero – afferma - può dire più di tante parole” e 7752 è un numero chiave nella vita artistica di Chiara: la distanza in chilometri che congiunge in linea d’aria New York e Rio De Janeiro. A New York vive da anni e a Rio ha concepito il suo ultimo lavoro. 7752 nasce, infatti, in Brasile. Presenza cardine dell’album, Ana Carolina, la star del pop brasiliano, con cui ha scritto e interpretato “Resta”, da tempo in cima alle classifiche in Brasile. L’album è impreziosito dal contributo di guest star internazionali: oltre ad Ana Carolina alla chitarra acustica, potrete ascoltare Mark Ribot alla chitarra elettrica (leggendario chitarrista di Tom Waits), Jaques Morelenbaum al violoncello e arrangiamento d'archi, Mauro Refosco alle percussioni e Guilherme Monteiro alla chitarra. La ritmica di Gene Lake e Jonathan Maron è poi esaltante. Di strada ne ha percorsa Chiara Civello, partita a diciotto anni per andare a studiare a Boston, al prestigioso Berklee College of Music. Ora ha trentacinque anni, è stata la prima artista italiana della storia a incidere con la Verve Records, monumento della discografia jazz americana e casa discografica di icone dal jazz come Charlie Parker, Duke Ellington, Billie Holiday ed Ella Fitzgerald. Il suo album d'esordio, Last Quarter Moon, ha venduto 32.000 copie, un traguardo nel mondo del jazz che l’ha inserita nell’olimpo dei nuovi songwriter della scena musicale internazionale. Eppure, Chiara Civello sembra inconsapevole del successo avuto, le basta la chitarra o il pianoforte, per dar vita ad atmosfere esotiche e colorate e al contempo rimanere intima, quasi suonasse tra amici. E con questo ultimo lavoro, più che mai. Canta, si ascolta, si perde tra i testi e le note alla ricerca della sua voce più genuina, affinché emerga liberamente. E’ come se si stesse spogliando delle sovrastrutture accademiche, degli artifici retorici e facesse affiorare se stessa, delicatamente. I testi, stavolta, sono tutti scritti da lei e quelli in italiano superano quelli in inglese. Un riavvicinamento alle origini, alla lingua così come ai suoni. Una Chiara Civello più intima quindi, che si racconta, strizza l’occhio ai suoi fan ed emerge, autentica. Così come emerge dalla copertina del suo album.