Le Pmi italiane e la comunicazione
Articolo tratto dal sito Connecting-Managers© | ![]() |
Le Piccole e Medie Imprese (convenzionalmente quelle con meno di 500 dipendenti) in Italia sono il tipo d'azienda più diffuso e più rilevante a livello di produttività e fatturato.
Qual è l'atteggiamento di queste imprese rispetto alla comunicazione?
Secondo un recente sondaggio Tns-Abacus per Unicom la propensione delle aziende italiane verso la comunicazione è ancora davvero modesta, specie se confrontata agli investimenti in materia che si fanno nel resto d'Europa.
Difatti se l'84% delle aziende in campione asserisce spontaneamente di comunicare (89% su sollecito) in realtà quest'attività resta considerata sostanzialmente opzionale, dato che l'84% di loro non possiede una struttura interna dedicata alla comunicazione, che viene quindi svolta da persone che hanno anche altre mansioni o è data in outsourcing a professionisti.
Anche nel secondo caso poi resta un certo grado di diffidenza, soprattutto a livello di delega delle funzioni strategiche (l'80% del campione individua nella dirigenza i decision makers nelle questioni di comunicazione), mentre maggiore spazio è dato ai produttori vari (grafici, case di produzione e simili).
Un altro aspetto decisamente poco positivo poi si può rintracciare nella carenza di pianificazione, infatti il 78% del campione affronta "volta per volta" i problemi di comunicazione che si presentano e solo il 33% ha un budget dedicato.
All'interno di questi ultimi casi inoltre il 10% definisce gli investimenti sulla base di un piano di marketing, mentre per il resto prevalgono quelli che si basano sul dato dell'anno precedente (12%) o in percentuale sul fatturato (9%).
In sostanza in Italia dunque si investono in media in comunicazione 21 euro pro capite, contro i 280 dell'Inghilterra e i 346 della Svizzera.
Rispetto ai mezzi viene molto considerato il marketing one-to-one, con Fiere (24%), Direct Marketing (17%) e PR (intese in senso lato, 10%), accompagnati un po' a sorpresa dal sito Internet aziendale (18%), con uno sviluppo però molto modesto (sito-vetrina) e che quindi è spesso fonte di delusione rispetto alle grandi aspettative di cui è caricato.
Molto ambita sarebbe anche la televisione a livello nazionale, che però ha costi di pianificazione pubblicitaria che restano ampiamente fuori budget per la maggior parte delle PMI.
Infine l'atteggiamento verso l'Advertising in genere è critico, poiché le aspettative sono elevate e le delusioni facili, senza contare poi che solo il 20% del campione fa delle verifiche di efficacia dei messaggi.
Il quadro dunque non sembra essere roseo.
Tuttavia nelle conclusioni della ricerca si mette in evidenza come la sensibilità verso la comunicazione sia comunque in aumento, così come c'è una crescente richiesta di professionalità, in opposizione alle delusioni del "fai da te" del passato.
Le PMI quindi ricercano dei comunicatori di fiducia, meglio se a carattere medio-piccolo e locale, in grado di offrire un servizio integrato e client oriented.
A questo punto la condizione fondamentale è che questa ricerca incontri degli esperti capaci, in grado anche di migliorare la cultura e l'orientamento aziendale verso la comunicazione.