Fallire per riuscire ovvero "sbagliando s'impara"!
Nell'ambito della Global Entrepreneurship Week 2010, l’evento dedicato all’imprenditorialità e all’innovazione che coinvolge oltre 100 Stati, martedì sera si è tenuta all'Opificio Telecom di Roma la conferenza "Chi sbaglia impara. Failing to succeed!".
Non essendo naturalmente esenti da errori noi di 12designer abbiamo pensato fosse un interessante tema di riflessione, da cui trarre nuova ispirazione anche per la nostra attività di neo-impresa del Web 2.0.
E non ci sbagliavamo! In poco meno di due ore i relatori David Thorne, ambasciatore USA in Italia, Gabriele Gresta, vicepresidente di Digital Magics e Gianluca Dettori, fondatore di Dpixel moderati da Luca De Biase, giornalista esperto di tecnologia e innovazione del "Sole 24 Ore", hanno tracciato delle linee guida generali per un approccio positivo all'errore nella vita di un neo-imprenditore.
Partendo dalla domanda di base "Come trasformare un'esperienza negativa in una positiva?" gli ospiti hanno messo a confronto le proprie esperienze personali e i contesti culturali distinti nei quali si sono sviluppate, facendo emergere un minimo comune denominatore: la consapevolezza che l'errore sia e debba essere considerato come un momento di crescita nella vita di un neo-imprenditore.
L'intervento di Gianluca Dettori ha delineato in particolare un'importante novità all'interno del contesto imprenditoriale italiano. Un nuovo tipo di rapporto tra i soci di capitale, in particolare le società di venture capital e gli startupper, all'interno del quale un'esperienza di fallimento non è di ostacolo all'investimento in una idea imprenditoriale di valore, ma anzi farà presupporre una maggiore maturità ed attenzione nell'avviamento della nuova impresa da parte dello startupper.
Durante il dibattito, animato anche dagli interventi del pubblico, si è ribadita inoltre la necessità di creare un ambiente fertile anche all'interno delle università nel quale le idee imprenditoriali innovative, possano nascere e svilupparsi in un reciproco scambio di esperienze ed ispirazioni nel modo più libero possibile.
Se nel nostro paese lentamente sta' cambiando l'approccio nei confronti del fallimento imprenditoriale delle giovani imprese, si fa a mio parere sempre più acuta la necessità che il mondo del lavoro non sia un punto di arrivo dopo un percorso di studi a volte lunghissimo, ma che la possibilità di mettere alla prova le proprie capacità e conoscenze sul campo debba accompagnare la formazione accademica e professionale delle nuove generazioni.
Come sviluppare altrimenti la capacità di fare impresa e di innovare dei giovani, in una fase della vita nella quale gli errori ed i fallimenti possono essere capitalizzati senza troppi rischi e mantenendo uno sguardo positivo al futuro? È vero che sbagliando s'impara, ma penso che sia utile imparare anche a sbagliare.