Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

DiCinema: la nuova Hollywood

05/04/2011 8841 lettori
5 minuti
E’ più facile essere comici drammatici o drammatici comici? La risposta la possiamo ricercare tra le tante pagine scritte dal cinema, dove la ripetitività dei soggetti ha marcato quel confine voluto da quell’autocritica sposata alla moralità di una mecca hollywoodiana che spesso è stata capace di soffermarsi a riflettere sulla valenza del “prodotto” finito, ago della bilancia tra gli stessi cineasti dediti a “impastare” i propri ferri del mestiere con le versatilità degli stessi attori, artisti della simulazione e vere copertine di un messaggio precotto e confezionato. Kevin Kline appartiene a quella schiera di stimati attori che hanno avuto il pregio di riabilitare i facili scivoloni presagiti dalla commedia e rigirati nel dramma, icona stessa di una integrità “tutt’americana” che sà spiazzare i botteghini con la classe di sempre. Iniziato allo studio teatrale presso la Juillard School, e felicemente consacrato alla prosa shakespeariana che ha contraddistinto la gavetta formativa delle primissime esibizioni scolastiche, l’esordio di Kline attore avviene sotto le direttive di Alan J. Pakula nel suo La Scelta di Sophie,  per dividersi tra musical e cinema nel The pirates of Penzance (cameo riconsacrato nell’apparizione voluta da Richard Attenborough nel suo Chaplin, nel ruolo di Douglas Fairbanks), per mettersi nelle mani del pigmalione Lawrence Kasdan ne Il Grande Freddo, primo film denuncia di una ex-generazione ’60 maturata negli anni ’80, simbolo di quella borghesia di provincia suddivisa in tutti i clichè riproposti dai drammi personali condivisi dalla più rinomata rimpatriata di attori (a cominciare da Kevin Kostner nel ruolo dell’amico defunto). Entusiasmo ripreso nel successivo Silverado, la più “improbabile” cavalcata western, considerando un genere quasi dimenticato (oggi fortunatamente rivalutato dalle moderne incursioni volute dai remake e non) dal periodo (siamo nell’85). L’ascesa di un cinema impegnato inizia proprio con Grido di Libertà, di “sir” Attenborough, co-protagonista di Denzel Washinghton nel ruolo di Biko e Kline nell’attivo sostenitore bianco contro l’apartheid, amico del leader nero, la cui morte è il simbolo emotivo a cui il regista dedica l’intera epopea biografica. L’Oscar di Kevin arriva l’anno successivo (attore non protagonista), complice quell’allegra brigata dei Monthy Python nel felice Un pesce di nome Wanda,  accanto a Jamie Lee Curtis e lo stesso John Cleese, autore anche della sceneggiatura. Ricaduta di esilarante successo sempre firmata da Kasdan  nel Ti amerò... fino ad ammazzarti, sui tragicomici risvolti di cronaca vera a cui la storia “sembra” basarsi, conditi da un gruppo di affiatate comparsate (Keanu Reeves e William Hurt nel ruolo degli sprovveduti killer assoldati dalla suocera Joan Plowright), per concludere il poker firmato dallo stesso regista nel Grand Canyon, dalle perplessità filosofiche che si dissociano dall’esordio dell’83, almeno nelle tematiche legate all’iperconnetività intrinseca dei protagonisti. Di respiro europeo nella produzione, infatti, rimane l’ultimo French Kiss, recitato accanto a Meg Ryan e Jean Reno, a consacrare gli stereotipi voluti da un regista che non aveva ormai molto da raccontare. Ivan Reitman lo riabilita nella commedia drammatica in grande stile, nel Dave- presidente per un giorno, accanto a Sigourney Weaver, first lady costretta  a subire le scappatelle di un presidente degli Stati Uniti, sostituito dopo un infarto in piena “performance” da un sosia poco interessato alle sorti drammatiche di un Paese a capo di un intero pianeta. Di analogo impatto In & out, di Frank OZ, sulle tematiche velate da una omosessualità travisata per volere di una società obbligata ad accettare una mentalità che condanna il bigottismo mentale che non fà glamour (Joan Cusack nel ruolo della sposina alle prese con la personalità misteriosa del proprio quasi marito e professore Kline). Performance d’attore devote agli esordi formativi rimangono Riccardo III° - un uomo, un Re di Al Pacino e Sogno di una notte di mezza estate, diretto da Michael Hoffman, sua sempre la regia di Il Club degli imperatori, una rivisitazione sul tema originale di Peter Weir nell’Attimo Fuggente. Da citare, infine, il remake La Pantera Rosa diretto da Shawn Levy  e al fianco di Steve Martin nel rievocare i fasti di Peter Sellers, e Radio America di Robert Altman.              
 
Di seguito, tutti i film interpretati dall’attore:
 
La scelta di Sophie (Sophie's Choice) (1982) di Alan J. Pakula
The pirates of Penzance (1983), di Wilford Leach
Il grande freddo (The big Chill) (1983), di Lawrence Kasdan
Silverado (Silverado) (1985), di Lawrence Kasdan
Grido di libertà (Cry Freedom) (1987), di Richard Attenborough
Un pesce di nome Wanda (A Fish Called Wanda) (1988), di Charles Crichton
Un detective... particolare (The January Man) (1989), di Pat O'Connor
Ti amerò... fino ad ammazzarti (I Love You to Death) (1990), di Lawrence Kasdan
Bolle di sapone (Soapdish) (1991), di Michael Hoffman
Grand Canyon - Il cuore della città (Grand Canyon) (1991), di Lawrence Kasdan
Giochi d'adulti (Consenting Adults) (1992), di Alan J. Pakula
Charlot (Chaplin) (1992), di Richard Attenborough
Dave - Presidente per un giorno (Dave) (1993), di Ivan Reitman
George Balanchine's The Nutcracker (1993), di Emile Ardolino - voce narrante
La principessa degli intrighi (Pricess Caraboo) (1994), di Michael Austin
French Kiss (French Kiss) (1995), di Lawrence Kasdan
Il Gobbo di Notre Dame (The Hunchback of Notre Dame) (1996), di Gary Trousdale
Riccardo III - un uomo, un re (Looking for Richard) (1996), di Al Pacino
Tempesta di ghiaccio (The Ice Storm) (1997), di Ang Lee
Creature selvagge (Fierce Creatures) (1997), di Robert Young
In & Out (1997), di Frank Oz
Sogno di una notte di mezza estate (A Midsummer Night's Dream) (1999), di Michael Hoffman
Wild Wild West (1999), di Barry Sonnenfeld
La strada per El Dorado (The road to El Dorado) (2000), di Eric Bergeron
Anniversary Party (The Anniversary Party) (2001), di Alan Cumming e Jennifer Jason Leigh
L'ultimo sogno (Life as a House) (2001), di Irwin Winkler
Orange County (Orange County) (2002), di Jake Kasdan (non accreditato)
Il gobbo di Notre Dame II - Il segreto della campana (The Hunchback of Notre Dame: The Secret Of the bell) (2000), di Bradley Raymond
Il club degli imperatori (The Emperor's Club) (2002), di Michael Hoffman
Jiminy Glick in Lalawood (2004), di Vadim Jean
De-Lovely (2005), di Irwin Winkler
La Pantera Rosa (The Pink Panther) (2006), di Shawn Levy
Radio America (A Prairie Home Companion) (2006), di Robert Altman
As You Like It - Come vi piace (As You Like It) (2006), di Kenneth Branagh
Trade (2007), di Marco Kreuzpaintner
Certamente, forse (definitely, May Be) (2008), di Adam Books
Cyrano de Bergerac (2008), di David Leveaux - Film TV
Le avventure del topino Despereaux (The Tale of Despereaux) (2009), di Sam Fell e Robert Stevenhagen, (voce di Andre)
Joueuse (2009), di Caroline Bottaro (2009)
The Extra Man, regia di Shari Springer Berman e Robert Pulcini (2010)
The Conspirator, regia di Robert Redford (2010)
Amici, amanti e... (No Strings Attached), regia di Ivan Reitman (2011)
Paolo Arfelli
Paolo Arfelli

Nato a Ravenna; ho avuto il piacere di aver frequentato un corso di grafica pubblicitaria tenuto da Umberto Giovannini, presso la T. Minardi di Faenza, dopo il quale intendo affrontare un discorso editoriale che possa completare il cammino professionale che voglio realizzare.

E' da qualche anno che ho il piacere di legare la mia capacità a Comunitàzione, in una collaborazione di testi e argomenti che valorizzano la serietà riposta da Luca Oliverio e il contesto in cui questo portale opera, tra pubblicità, marketing, informazione e tanto altro.

Ho in preparazione alcuni cortometraggi e la realizzazione di un magazine (DC DIRECTOR'S CUT) all'interno di Alphabet&Type®.