LAVORO-Carriera: donne, più fatica, meno stipendio e salute
Donne ancora fuori dai consigli di amministrazione delle aziende importanti tanto che quelli con più di 2 componenti donne sono una rarità (0,4%) e per il 63% delle società quotate nei cda la presenza è maschile. Per salire ai vertici dell'azienda, una donna fatica il doppio a dimostrare quanto vale, percependo, a parità di ruolo, uno stipendio inferiore del 22% ai colleghi uomini, con conseguenze anche sulla salute. E' quanto emerso da una ricerca qualitativa, condotta da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna) e Key2People in collaborazione con Pirelli e Nestlé, su un campione di circa 20 donne manager professioniste di Milano, Roma e Napoli.
Vita dura per le donne lavoratrici, soprattutto in Italia che nell'ultimo rapporto del World Economic Forum, si colloca al 95esimo posto per la partecipazione economica della donna con il risultato è che più di una su due rinuncia all'impiego mentre chi è determinata a fare carriera deve fare i conti con lo stress da lavoro. L'età più a rischio è dai 30 ai 40 anni quando si sovrappongono più intensamente gli impegni familiari a quelli di lavoro.. E le più affaticate, secondo la ricerca, sono proprio le manager, che si lasciano alle spalle impiegate e operaie.
Secondo Manageritalia, la federazione nazionale dirigenti e quadri del terziario privato, solo il 18,2% fra le 40enni e il 16% fra le 41-45enni riesce ad affermarsi senza scorciatoie, favoritismi o regalie. Una delle ragioni principali viene individuata nella mancanza di una cultura di management e valorizzazione al femminile, sebbene secondo le statistiche le donne rappresentino una risorsa più qualificata (12,7% di laureate contro l'11% degli uomini). Fra i "pregi" femminili, la maggior propensione all'ascolto, la capacità di motivare i propri collaboratori con riconoscimenti e gratificazioni, e di sviluppare doti di negoziazione, creatività e flessibilità.
Dalla ricerca qualitativa di Onda e Key2People è emerso anche che le donne manager sono consapevoli dell'alto prezzo pagato per l'affermazione (rinunce nella vita sociale e privata), ma nonostante tutto riconfermano o riconfermerebbero la propria scelta professionale. I dati sono stati elaborati da un tavolo tecnico composto da rappresentanti del mondo aziendale, accademico, politico della sanità e dei media. Un team che ha elaborato "7 sette proposte da presentare alle istituzioni e alla business community, per cambiare approccio al sistema tradizionale.
L'obiettivo delle proposte è una migliore qualità della vita delle donne manager. Si parla di "incentivazione al cambiamento culturale perché arrivino più donne in posizioni di vertice, combattendo gli stereotipi di genere, di azioni a livello di sistema con l'introduzione di un maggior numero di donne in posizioni apicali e riduzione del 'pay gap' nel rispetto delle pari opportunità; abbattimento di barriere e discriminazioni; valorizzazione delle differenze con la creazione di team di lavoro misti; supporto della donna nella quotidianità attraverso programmi di welfare aziendali (aiuti per l'assistenza agli anziani e ai bambini, flessibilità di orari, valutazione delle performance in base ai risultati e obiettivi raggiunti più che all'effettiva presenza in sede di lavoro). E ancora promozione della salute femminile, con tanto di programmi per imparare a gestire lo stress da lavoro correlato.

