PMI-Ritardo pagamenti: anche le grandi con i loro fornitori
Alcune grandi imprese stanno inviando ai loro fornitori una comunicazione nella quale si avverte che i termini di pagamento passeranno da 60 a 120 giorni con tutta una serie di orpelli aggiuntivi per i quali sarà facile raggiungere i 150 giorni fermo restando che i pagamenti avverranno indicativamente il giorno 10 del mese successivo alla scadenza. A lanciare l'allarme è Confapi pmi, associazione di piccole e medie imprese.
In qualche caso, spiega Confapi in una nota, sono state stipulate convenzioni con società di factoring ("Controllate da quegli stessi istituti che sono estremamente restii a concedere linee di credito alle piccole e medie imprese") che consentiranno di scontare le fatture a costi agevolati. "Costi aggiuntivi che, evidentemente - si legge nella nota - dovranno essere sopportati dal fornitore. Questa operazione, a dir poco arrogante, è giustificata con la necessità di adeguarsi alle tendenze di mercato".
E "del fatto che sia vigente in Italia una legge sulla subfornitura che preveda pagamenti a 60 giorni non c'è la benché minima considerazione - ha protestato Confapi giudicando - questi fenomeni di una gravità enorme". A questo punto, "delle due l'una: o questi gruppi industriali sono in difficoltà finanziarie enormi (ma, in questo caso, non avrebbero spedito circolari imperative) oppure siamo di fronte a una operazione che tende a incrementare le marginalità vessando le piccole e medie industrie del loro indotto. Ovvero- ha sottolineato Confapi - quelle imprese che con la loro efficienza e la qualità del loro lavoro hanno contribuito, e non poco, ai successi di quei gruppi industriali".
Viene da chiedersi, ha sottolineato l'associazione delle Pmi, se sia "questa l'etica di cui tanto spesso sentiamo parlare i soloni della grande industria. E' questo il modo in cui la grande impresa aiuta la piccola a crescere e a migliorarsi? E' questa la comunanza di interessi che dovrebbe rendere plausibile una unica rappresentanza di tutta l'industria, piccola, media o grande che sia?".
Per Confapi c'è "più comunanza di interessi tra gli imprenditori che hanno ricevuto queste comunicazioni e i loro dipendenti che, insieme, pagheranno il prezzo di tali belle iniziative" e "quando qualcuna di queste piccole imprese dovrà chiudere, dovremo anche sorbirci la favola delle Pmi che non sono pronte a competere sul mercato globale, mentre la grande impresa sì che ci riesce". Comunque sia, "continueremo a difendere le Pmi dall'arroganza di chi le vede solo come carne da cannone, da sfruttare, in azienda, per far tornare i conti e in associazione per far pesare i numeri. Favoriremo d'altra parte le filiere virtuose che aggreghino le nostre Pmi a quelle aziende che, forse perché non sono nate grandi, ma lo sono diventate, mantengono il rispetto per chi, giorno dopo giorno, fa impresa assumendosene il rischio e la responsabilità".