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La dodicesima edizione di Parolario, il Festival letterario a Como.

26/08/2012 8182 lettori
5 minuti

 

 

Dal prossimo 30 agosto al 9 settembre sarà proposto alla città e ai cittadini, su un’idea degli architetti di Como condivisa con i principali enti e istituzioni, un particolare itinerario di progetto urbano che ci piace chiamare «La città della cultura». I paesaggi delle città non sono muti, raccontano conoscenze, storie ed emozioni, in una parola parlano della memoria collettiva. E’ dunque ascoltando il passato, sapendo leggere le tracce e i segni tramandati, che si può meglio disegnare il futuro. L’itinerario architettonico-letterario si snoderà lungo un percorso a un tempo fisico e ‘ideale’, e inviterà a una riflessione progettuale, il cui elemento catalizzatore è il patrimonio razionalista del ‘900.

 
Questa rete di luoghi, che comprende la Casa del Fascio (o meglio l’Isola del Razionalismo, ossia Casa del Fascio ed ex U.L.I.), il lungo lago, i giardini, lo stadio, la proto-città razionalista, la passeggiata Gelpi, Villa Olmo, sino ad aprirsi ed essere alimentato dall’idea anticipatrice del kilometro della Conoscenza, costituisce una straordinaria sedimentazione della storia in grado di dare risposte all’apparato museale, ricreativo, conoscitivo indispensabile per una città che cerchi di affermare la propria identità.
 
Quasi un obbligo per un luogo così ricco di storia, di percorsi architettonici unici. Quello razionalista, che negli anni ’30 a Como ha avuto un’occasione di sviluppo sicuramente più importante che altrove. Significativa la coincidenza con la dodicesima edizione di Parolario, il Festival letterario che avrà come tema «Leggere il futuro». Uno sguardo attraverso molteplici temi: la filosofia, la poesia, lo sviluppo sostenibile, la cultura del cibo, gli orizzonti futuri del nuovo mondo globale, per immaginare cosa ci attende, cosa possiamo sperare, e cosa dobbiamo cominciare a costruire.
 
Calzante, qualora potesse avverarsi, uno sguardo sulla stratificazione sociale: termine mutuato dalla geologia, dove s’indica la modalità di formazione di alcune rocce, introdotto per la prima volta da Pitirim Alexandrovich Sorokin nel suo studio sulla mobilità sociale (La mobilità sociale, 1927) per designare «la differenziazione di una data popolazione in classi gerarchicamente sovrapposte» in conformità a «una distribuzione diseguale di diritti e privilegi, doveri e responsabilità, di valori sociali e privazioni, di potere sociale e d’influenze, tra i membri di una società».
 
La stratificazione non è un fattore universale, se non inteso come una naturale misura adottata dalle classi dominanti per mantenere lo status quo contro le classi inferiori entrambe in un continuo conflitto. Accanto alla gerarchia di classe, su base economica, esistono quella di appartenenza politica, fondata sul potere, e quella di ceto, legata alla cultura. Recenti pubblicazioni si sono concentrate sul passaggio dalla modernità al post modernità e le questioni etiche relative. È stato paragonato il concetto di modernità e post modernità rispettivamente allo stato solido e liquido della società. Si è tentato di spiegare la «post modernità» usando le metafore di modernità «liquida» e «solida». Si è sostenuto che l'incertezza che attanaglia la società moderna deriva dalla trasformazione dei suoi protagonisti da produttori a consumatori.
 
Lo smantellamento delle sicurezze a una vita «liquida» sempre più frenetica e costretta ad adeguarsi alle attitudini del «gruppo» per non sentirsi esclusa. L'esclusione sociale elaborata non si basa più sull'estraneità al sistema produttivo o sul «non poter comprare l'essenziale», ma del «non poter comprare per sentirsi parte della modernità». Secondo Bauman, autore di queste elaborazioni, il «povero», nella vita liquida, cerca di standardizzarsi agli schemi comuni, ma si sente frustrato se non riesce a sentirsi «come gli altri», cioè non sentirsi accettato nel ruolo di consumatore. Se si osservano da questa prospettiva varie tendenze dell’arte moderna, se ne rileva la condizione di precarietà e di breve durata nel tempo. 
 
 
 
Fonte
Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.