Giudicessa, giudichessa o giudice? La parola del mese
Il femminile dei mestieri e, soprattutto, delle professioni è uno dei punti più sensibili, e tra i più soggetti a contrasti fra opposti schiarimenti, dell’italiano d’oggi. C’è chi sostiene che forme come medica o sindaca non piacciono alla maggior parte dei parlanti perché non siamo abituati a usarle e ci sono molte donne che, mai e poi mai, accetterebbero che ci si rivolga a loro chiamandole mediche o sindache. A interessarle, più che la declinazione al femminile della loro professione o del loro mestiere, il ruolo occupato o la carica momentaneamente assunta: preferiscono direttore, dunque, a direttrice; oppure avvocato ad avvocata o, ancor peggio, ad avvocatessa.
Ma rispondiamo ora a questa semplice domanda: qual è il femminile di cancelliere? Facile: cancelliera. Fino a qualche anno fa non avremmo risposto con la stessa rapidità e sicurezza. Non c’era ancora Angela Merkel, la cancelliera tedesca, a dettare in un certo senso le regole in materia di cancellierato al femminile. È solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare di quanto, alla fine, quel che conta davvero sia l’uso. Se medica o ministra proprio non piacciono, si continui pure a usare medico e ministro anche in riferimento a una donna, ma ci si sforzi comunque di pensare al femminile i vari nomi di mestieri e di professioni; nel rispetto, ovviamente, della norma italiana.
Ma ora, al dunque, giudicessa, giudichessa o giudice? Scarterei innanzitutto la seconda, ma anche la prima (perché spesso usata spregiativamente). Opterei pertanto per giudice. Più esattamente: la giudice.