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Un ambizioso progetto culturale.

05/07/2013 7509 lettori
5 minuti

«L’impegno a costruire un cammino che valorizzi le nostre identità artistiche e proietti verso l’innovazione e la creatività future». Così il sindaco e aggiunge «Diventa sempre più stringente in questa nostra società dei consumi la riflessione su cosa sia oggi la città e su quali debbano essere le prospettive per fare di essa un luogo fecondo di rapporti, di progetti, di azioni che contribuiscano all’evoluzione dell’uomo e delle forme del vivere quotidiano». 

Le problematiche sollevate dalla mostra «La città nuova. Oltre Sant’Elia», sono state motivo di discussione e approfondimento in due importanti occasioni, con l’intervento di Vittorio Gregotti, uno dei più autorevoli protagonisti della cultura architettonica italiana, e con una conferenza affidata a Marco De Michelis che della mostra di Villa Olmo è stato il curatore. Nel primo incontro, martedì 18 giugno alle ore 18.00 Marco De Michelis ha illustrato «Cento anni di città nuova». Sempre alle ore 18.00, ma di Martedì 25 giugno, Vittorio Gregotti ha discusso, questa volta con un folto pubblico, sempre con Marco De Michelis, sulle prospettive che da questa mostra scaturiscono affrontando il tema «Il futuro della città del futuro». 

Corre obbligo porre l’accento sulla professionalità e sul decoro dimostrati dal curatore, Marco De Michelis e dall’Assessore alla cultura Luigi Cavadini, nell’affrontare la conferenza con solo quattro uditori: accorto e diligente l’assessore quale operatore alla consolle; lucido e puntuale il Prof. De Michelis nello svolgimento del suo discorso in apparente distensione. Tant’è che il ricorso immediato alla lettura del catalogo, dove gli stessi concetti ho potuto ritrovare, è stato il mio discreto riconoscimento.

Nella mattinata di giovedì quattro luglio ’13, in conferenza stampa, l'ex Assessore ha fornito dati sulla rassegna Sant'Elia: 80% in meno di visitatori rispetto alle precedenti. «Un fallimento».  Così il consigliere comunale del Pdl ed ex Assessore alla Cultura, Sergio Gaddi, ha definito la grande mostra di Villa Olmo dedicata a Sant’Elia e organizzata dal suo successore, Luigi Cavadini. Nella conferenza stampa, Gaddi, insieme ai colleghi del gruppo consiliare, ha criticato duramente la rassegna d’arte inaugurata il 24 marzo scorso (e che si concluderà il 14 luglio). Gaddi ha fornito alcuni dati sull’andamento dei visitatori e degli introiti della mostra «La città nuova. Oltre Sant’Elia». Dati che, ha detto, sono stati recuperati con richieste di accesso agli atti e che sarebbero, secondo lui, «sicuri».

 http://www.quicomo.it/07/04/gaddi-contro-cavadini-mostra-villa-olmo-fallimento-lo-ammetta.html

Quaranta minuti e trentuno secondi, tanto è durata la conferenza stampa alla quale ho potuto e voluto assistere solo dopo aver avuto la conferma - su face book dallo stesso dot. Gaddi - che l’incontro era aperto a tutti. Ho avuto l’opportunità di seguire le Grandi Mostre di Como fin dalla prima con assiduità, e per quanto nelle mie possibilità, ho sempre dato atto dell’attitudine del Dottor Gaddi quale curatore. Ruolo che esprime potere per definizione, in quanto riveste una posizione autorevole rispetto alla conoscenza della funzione specifica, soddisfacendo le fiducie: attese attraverso la mostra stessa, come anche attraverso conferenze e scritti. Spesso in questa posizione, mi è parso di riscontrare esplorazioni pratiche curatoriali più sperimentali senza minimamente dubitare, né esitare nei principi guida dell’atto espositivo. È detto anche che la curatela come modo di interrogarsi e di porre in dubbio, è anche l’approccio potenzialmente socio-politico più interessante nella pratica curatoriale contemporanea. 

Un certo disagio, in quest’occasione, in verità l’ho avuto: l’ostinata risolutezza, forse tipica di un’opposizione consiliare, creava imbarazzo. Ero tentato ad ogni recriminazione di ricordare al dot. Gaddi del perché non è stato ancora Lui il curatore di questa mostra. Del perché c’è sfuggito di mano questo giocattolo tanto funzionale ed intelligentemente concepito. Che forse non siano mancate le forze necessarie a supportarci? Che forse non possano esserci stati atteggiamenti non consoni alla dovuta condivisione ed all’utile coinvolgimento? Sulla mostra di Villa Olmo: «pessima comunicazione, pochi visitatori». È pur vero ma questo non paga. «Non può dunque stupirci che, proprio nelle ricerche degli artisti delle ultime generazioni, possiamo ancora oggi ritrovare quella tradizione di pensiero radicata nell’idea di un’urbanistica visionaria con la «città futura» come protagonista. Il punto di partenza di queste sperimentazioni è una riflessione acuta sui prototipi moderni, sulle loro formulazioni più assolute, risalenti a quegli eroici anni venti durante i quali la nuova architettura aveva dato una forma al mondo che sembrava realizzarsi, alle città e al territorio». Così i curatori, Assessore alla Cultura Luigi Cavadini compreso. Io ho avuto il piacere di incontrarlo.

 

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.