Socialismo della Bellezza.
Agli inizi del secolo scorso si era tenuta la prima Esposizione di Arte Decorativa Moderna. Gli artisti che vi esponevano dichiararono che era nato «il Socialismo della Bellezza». L’esposizione ebbe un riflesso immediato in Italia. Prima nei grandi centri e poi in periferia, soprattutto grazie all’entusiasmo di un gran numero di artigiani col ferro battuto, col legno e col vetro che intuirono che nel liberty avrebbero potuto far esplodere tutta la loro capacità inventiva facendo assurgere al livello dell’arte un’attività che era relegata nella sfera di chi lavorava solo per soddisfare le esigenze essenziali della comunità.
Henry van de Velde. Anversa (1863 – 1957), architetto, pittore, arredatore e progettista di mobili. Nel panorama dello «stile moderno», rappresentò l’ala più razionalistica e professò gli ideali che animarono le sue scelte sia in veste di architetto sia di teorico dell’architettura. Gli scritti retrostanti alle traduzioni nella pratica sembrano «piuttosto all’insegna di un apostolato d’arte, con tratti scopertamente moralistici, che non della riflessione estetico - filosofica o della fondazione di una normativa stilistica».[1] Una rilevanza che può essere resa comprensibile, in massima sintesi, nei termini seguenti: l’intento più urgente del Nostro era di educare il virtuale progettista al «socialismo della bellezza». Non si può, infatti, prescindere, in nessun momento, da quella fede politica che Van de Velde strettamente connetteva ad una precisa concezione delle arti e delle potenzialità insite nell’uomo.
L’evento culturale «La Chiave Contemporanea del Liberty» si accinge all’esposizione presso l’elegante complesso di Villa Bernasconi di Cernobbio con inizio il 16 Maggio corrente. «L’ambiziosa volontà delle curatrici, Roberta Macchia e Lucia Magatti, è di portare avanti il progetto al fine di realizzare una mostra d’arte in cui esporranno, affermate personalità del mondo artistico quale Matteo Galvano e Marco Minotti, che porteranno le loro innovative e moderne ricerche pittoriche a creare un totale contrasto con l’ambiente storico, ma che tuttavia si rispecchieranno nelle particolarità delle opere stesse con il linguaggio del passato, poiché unite da un saldo filo culturale al pensiero Liberty». Faranno da cornice alla mostra le opere del noto artista e designer comasco Giulio Mantovani e della fotografa Sara Piazza, che ha realizzato per l’occasione anche i ritratti degli artisti presenti in mostra. Una manifestazione che coniuga in modo coerente il progetto artistico, il novecentesco progetto architettonico ed il contesto storico e sociale.
Il patrimonio culturale è l’espressione creativa di un popolo. La memoria collettiva sviluppa il senso d’appartenenza a un gruppo sociale: un modo per comprendere le diversità culturali e favorire la tolleranza reciproca. «L’oggetto culturale resiste al tempo. - diceva Hannah Arendt, e aggiungeva - Un oggetto è culturale, in quanto sopravvive a qualsiasi utilizzo abbia potuto presiedere alla sua creazione». Oggi non più; il sistema economico spinge avanti velocemente, ed anche le opere d’arte devono essere ammirate, usate, fruite velocemente e poi essere sostituite con nuove opere. La pittura ha un'innegabile facilità di fruizione rispetto alle altre forme artistiche.
Un distinguo però è d’obbligo: separare la prerogativa del godimento dell’opera d’arte, in quanto esperienza estetica privilegiata al fine conoscitore o ad una ristretta cerchia di pochi fortunati, e salvaguardare il soddisfacimento dei bisogni degli altri. Un matematico e fisico del XIII secolo, Witelo, sostiene che «l'occhio non può comprendere la forma vera delle cose con il semplice sguardo, ma sì con l'intuizione diligente». Proprio questa percezione passiva ma immediata, induce ad una considerazione che muove da un assunto specifico: «Secondo i sociologi in tutte le società vi sono disuguaglianze tra un individuo e un altro (universalità della stratificazione), mentre secondo gli antropologi possono esistere società egualitarie in cui tutti i gruppi hanno più o meno lo stesso diritto ad accedere a determinati privilegi».
Immagine: Quel sublime socialismo…