Rassegna d’arte 2014 la mostra di Villa Olmo «Ritratti di città».
Riprendiamo dalla giornata inaugurale della rassegna d’arte 2014: la mostra di Villa Olmo, «Ritratti di città» fino al 16 novembre. Mentre registriamo i buoni propositi dei deputati specificatamente l’assessore alla Cultura Luigi Cavadini e il curatore Flaminio Gualdoni, vogliamo augurare loro il successo della manifestazione peraltro auspicato dagli stessi in base all’intuizione sulla fiducia: nonostante le certezze e l’ottimismo della modernità stanno lasciando spazio a un livello più profondo delle cose, presenze ambigue, confuse, che appartengono alla vita degli uomini. Il sindaco di Como Mario Lucini nel discorso di presentazione l’ha definita «un’opportunità di crescita» e si è augurato che «possano essere superati certi scadimenti in liti da cortile che non fanno bene alla nostra città». Il riferimento, ovviamente, è alle tante polemiche che hanno accompagnato i mesi precedenti l’inaugurazione (dal numero di visitatori alla gara d’appalto per la gestione dell’allestimento che è andata deserta).
Il riferimento del Sindaco all’«opportunità di crescita» e a certi scadimenti in liti, ci riporta, non senza un barlume di nostalgia, alle rassegne precedenti per reiterare l'ambizione di chi voleva fossero i fatti a risolvere le problematiche attinenti l’equo coinvolgimento delle comunità per una sobria ricerca: sia essa nel senso della misura sia nel coinvolgimento più trasparente. L'obiettivo della ricerca è creare nuovi modi di fare e fruire l'arte, proponendo soluzioni innovative, interazione e informazione approfondita. Pur dando merito d’indefessa solerzia del nostro Assessore/Curatore di allora e ascrivendogli la chiara propensione ad un certo tipo di ricerca – peraltro, immagino, contornato da un entourage di tutto rispetto – tocca rilevare la mancanza di relazione e d’interazione con la cittadinanza. Un progetto artistico che collega opinion leader e operatori culturali, coinvolgendo una vasta e attiva comunità di persone a sperimentare direttamente percorsi creativi, approfondire conoscenze, trovare informazioni sempre aggiornate sulla scena culturale contemporanea, contribuisce in maniera caratteristica per «creare un clima in cui la città riscopra il valore della cultura».
Diversamente dal Rinascimento, gli artisti della generazione successiva alla metà del XVI secolo rifiutarono l'osservazione della natura, la luce, il colore e la prospettiva naturalistici in favore di deformazioni, esaltazioni e capricci espressivi che ampliassero la gamma di possibilità artistiche, verso una percezione più soggettiva. Ciò che noi oggi chiamiamo manierismo, agli albori era chiamata maniera o buona maniera: già a intendere quanto lo stile stesso, la struttura dell'opera, le tecniche utilizzate fossero importanti elementi di distinzione. Una certa deontologia di comportamento era altro importante elemento distintivo: il comportamento tenuto in società o verso le istituzioni, la cultura, sia universale sia religiosa, doveva essere a corredo anche dei manieristi più preparati tecnicamente.