Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Tra una frequentazione trascurata e un’attrattiva immediata.

08/03/2015 9856 lettori
3 minuti

Il Teatro Sociale ospitò il Teatro alla Scala dopo che il bombardamento del 1943 rese inagibili, l’importante sala milanese. Grazie a questa collaborazione, a Como si esibirono i migliori artisti dell’epoca. Vuoi per soggezione, vuoi per mille altri motivi, pigrizia compresa, trascurai la frequentazione di questo monumentale Teatro, limitandomi all’immaginarlo nel sentito dire e a qualche attrattiva lettura.   

Straordinarie furono le atmosfere create dai grandi virtuosi e artisti, riportate nelle cronache del tempo: 1823 Nicolò Paganini «fece sentire in quell’accademia il suo violino toccato dalle dita del suo genio portentoso e sublime. Dal teatro tutti partirono meravigliati e convinti non poter altri arrivare a tanto valore». Nel 1829 è la volta di Giuditta Pasta con Tancredi di Rossini e un concerto nel 1832 ad incantare e ammaliare il pubblico comasco che, riconoscente, immortala gli eventi con una lapide e la realizzazione di un busto marmoreo. Nel 1837 è la volta del ‘re del pianoforte’ Franz Liszt, che esegue le sue composizioni: La serenata e L’orgia.

La cronaca racconta: «tanto si era investito che tutto si elettrizzava; la fisionomia sua si alterava e cadendogli alle gote la sciolta capigliatura e smorto e smilzo essendo il volto, non sembrava più lui, perché tutt’era immerso con piacere nell’esecuzione del suo pezzo musicale». Il 24 dicembre 1837 nasceva a Como, da Franz Liszt e madame d’Agoult, Cosima Liszt futura signora Wagner. Anche il mondo dell’operetta ha sempre avuto un posto importante nella vita del Teatro Sociale tanto che nel 1911, Franz Lehàr, lo scelse per rappresentarvi, in prima assoluta italiana, il suo lavoro Amor di zingaro.  http://goo.gl/0ifhYp

L’attrazione al Teatro è stata più immediata forse anche e soprattutto per un invito alla cerimonia di premiazione dei vincitori del rinomato concorso organizzato dal Cif che si è svolta ieri, 7 marzo, al Teatro Sociale di Fasano. «Nella sua 27° edizione il Premio Letterario «Donna», promosso dal Centro Italiano Femminile di Fasano presieduto da Mina Corelli, ha acquisito respiro internazionale, a conferma della sua grande valenza culturale e sociale. La cerimonia di premiazione del concorso si è svolta al Teatro Sociale nella serata di ieri (sabato 7 marzo), vigilia della Giornata in cui si celebra l’universo femminile. Decisamente sorprendenti le cifre di questa annata: sono state 1500 le opere inedite giunte sul tavolo della giuria  composta da Mina Corelli, Michele Iacovazzi, Mariella Muzzupappa e Rita Sovrani, alla guida del Cif provinciale».

Presidente della speciale commissione chiamata a selezionare con rigore gli elaborati è stato lo scrittore friulano Fabio Muccin, vincitore della sezione prosa dello scorso anno e punto di riferimento per l’organizzazione del Premio che da quest’anno è stato aperto agli aspiranti scrittori di tutto il mondo. E non sono mancate le partecipazioni da Spagna, Irlanda, Francia, Germania, e poi Marocco, Brasile e Canada. La serata, condotta dalla giornalista Claudia Bruno, si è aperta con i saluti della prof.ssa Mina Corelli che ha mostrato il suo entusiasmo per il sempre più crescente numero di partecipanti e per la proficua collaborazione tra il sodalizio da lei presieduto e l’Amministrazione Comunale che ha patrocinato l’evento.

La cerimonia di premiazione, tuttavia, è stata introdotta da un preambolo dedicato alla riflessione: per l’edizione 2015, il gruppo composto dai freschi talenti di Maristella Curri, Marco Leone, Giulia Zizzi e Danilo Sabino, ha omaggiato i tanti presenti con un sentito percorso dedicato alla scrittura di lettere d’amore, una bella abitudine ormai quasi del tutto soppiantata dalla rapida tecnologia. Servendosi di alcune delle lettere contenute nel volume «Inchiostro d’amore» di Fabio Muccin e di famose canzoni come Scrivimi di Nino Buonocore, i quattro giovani hanno presentato un inno alla scrittura di epistole d’amore, una pratica capace di rilevare «l’essenza cristallina di ciò che siamo». http://goo.gl/mNhOZp

 

Immagine: Fotolia

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.