La verità è che tutto è molto indietro.
«Spiacente, ma la pagina richiesta non esiste». «Forse fare una ricerca potrebbe aiutare». L’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale» valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile. Da questo punto di vista, il criterio secondo il quale «conta solo ciò che è farina del proprio sacco» suona obsoleto. In conformità a questa considerazione, lo sfruttamento sistematico d’internet permette a molti di scrivere in poco tempo brevi dissertazioni interessanti, salvo il fatto che sono quasi per intero mere riproduzioni. Internet fornisce una serie di servizi, ciascuno dei quali fino a non molto tempo fa, e in parte ancora adesso, ha bisogno di un suo specifico protocollo e di un suo particolare programma di esecuzione. A seguire due esercitazioni:
- Il nichilismo – concetto filosofico, di solito relegato ai dibattiti etici – per vedere quanto questa concezione dell’uomo della sua libertà e verità determini l’organizzazione economica e sociale.
- L’antica, mitica idea dell’Europa, un’idea che si fa «politica» fra le due guerre, incorporando suggestioni di varia fonte, liberali od autoritarie, anche idee «double face», come l’idea della «Paneuropa».
La verità è che si è tutti molto indietro. In trent’anni è cambiato tutto: globalizzazione, finanza, tecnologia e poi biotecnologia, in altre parole la tecnologia applicata direttamente all’essere umano. Ciò che certe avanguardie filosofiche del 900 avevano intuito, Nietzsche o Heidegger, ha trovato conferma sociale. Il nichillismo oggi è il substrato ideologico di un contenuto tecnologico ed economico, che si dà per se stesso. O pretende di darsi per se stesso». Così argomenta Magatti: «oggi nessuna posizione culturale o etica riesce a reggere di fronte a questo sviluppo che si dà le proprie regole da solo. Prendiamo la crisi: qualsiasi giudizio in termini solo morali - ci sono stati i disonesti - è evidentemente insufficiente, ma anche gli economisti, di fatto, al di là, della mano invisibile del mercato, non riescono ad andare». Vale anche quando le critiche morali vengono dalla chiesa, ammette il sociologo. Infatti, scrive nel libro, «il contributo dato dal modello di sviluppo occidentale al cammino di libertà rimane senza precedenti nella storia dell’umanità». Sbagliato condannarlo in blocco, ma allo stesso tempo i veri «amanti della libertà non sono gli spensierati ottimisti che spadroneggiano sui mezzi di comunicazione di massa… amare la libertà significa sapere che la libertà è costosa e difficile, un bene che va desiderato e protetto, prima di tutto da se stessi.
L’antica, mitica idea dell’Europa, un’idea che si fa «politica» fra le due guerre, incorporando suggestioni di varia fonte, liberali o autoritarie, anche idee «double face», come l’idea della «Paneuropa». L’idea politica dell’Europa emerge infine con forza nel dopoguerra, dal Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, fino alla straordinaria conferenza, detta ad Atene nel 1955, da Albert Camus. Poi l’idea politica si fa economica. È così col metodo di Jean Monnet: «Federate i loro cuori e federerete i loro portafogli», diceva, «ma è solo con l’euro, che l’idea, prima politica poi economica dell’Europa, si fa assolutamente monetaria. È con l’euro che l’Europa si fa finanza e la finanza si fa moneta, integrando una sineddoche[1], ovvero una parte per il tutto. E ciò è stato possibile nel vacuum della politica. I popoli ormai identificano l’idea d’Europa con l’euro ed oggi identificano l’euro con la crisi. È per questo che per capire quello che sta succedendo bisogna fare la storia dell’euro». E che storia è, professore? «Guardi, non conosco niente di più europeo di Goethe e niente di più goethiano del Faust, la storia di Mefistofele e della sua cambiale, la storia della trasformazione del reale in virtuale, la storia dello scambio tra la ricchezza che esiste in natura, l’oro sepolto sottoterra, e la ricchezza che esiste solo per convenzione, appunto la cambiale mefistofelica. È l’antica profezia dei «biglietti alati» che «voleranno tanto in alto che la fantasia per quanto si sforzi non li raggiunge». Per capire cosa è stato ed è l’euro, seguiamo appunto il volo dei biglietti alati, un volo che ad un certo punto si è quasi spezzato con la crisi».
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[1] Figura retorica che risulta da un processo psichico e linguistico attraverso cui, dopo avere mentalmente associato due realtà differenti ma dipendenti o contigue logicamente o fisicamente, si sostituisce la denominazione dell’una a quella dell’altra.