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Il «calendario» silvano 2016

16/01/2016 12051 lettori
4 minuti

Sebbene accennati «i calendarietti dei barbieri», dalla presidente del sodalizio silvano Rosanna Petruzzi Lozupone, non hanno trovato posto nella simpatica prolusione di Veronica Giannandrea, architetto incaricato, assieme al collega Gianni Trisciuzzi, della direzione artistica della Mostra l’Artigianato nella rassegna estiva. I calendarietti, meglio conosciuti come «i calendarietti dei barbieri», ricchi d’immagini e per lo più profumati, furono assai diffusi fin dagli ultimi decenni dell’ottocento. Erano «omaggi» dalla grafica accattivante e dai bei colori a stampa che, ad ogni inizio d’anno, erano offerti ai clienti, essendo graditi e soddisfacendo, lungo tutti questi anni, le fantasie e i sogni di milioni di persone.

Altra cosa il «calendarietto» 2016 non per niente si sia doppiato il secolo. Parte da un presupposto l’architetta con il suo proemio: «l’artigianato ha, nella realtà cittadina, la stessa importanza che l’alfabeto possiede per la comunicazione umana. Il primo, infatti, sta alla base della moderna società industrializzata, ricopre un ruolo rilevante nell’economia di un paese e custodisce, ancora oggi, valori, tradizioni antichissime e imperiture; e in ugual modo, conoscere l’alfabeto significa comporre parole, usare il linguaggio per scambiare esperienze, parlare e confrontarsi per creare quella che si definisce civiltà.» Conoscere l’alfabeto aiuta a confrontarci e soprattutto a comunicare.

Proprio il riferimento all’individuo in quanto tale e in quanto membro di una comunità, con identità autonoma e la propria specifica eccellenza, riporta alla dimensione creativa artigianale, che tanto ha sorpreso l’umanità per serietà e perfezione. La storia dell’artigianato è storia dell’uomo, della sua abilità nel modificare ed adattare ciò che la natura gli proponeva. Pensiamo alla primordiale necessità di raccogliere e conservare l’acqua, i frutti, i semi. Di qui i primi manufatti in pietra o in legno o ricavati da frutti disseccati e svuotati. «Sebbene la linea di distinzione tra arte ed artigianato sia spesso poco definita e in alcune circostanze forse priva di significato, in generale l'arte risponde ad una necessità di pura espressione, mentre l'artigianato, come il design, pur contenendo spesso elementi artistici, risponde ad una necessità di un utilizzo definito».

Con i saluti il presidente della Società Operaia Donato Fanigliulo ha tenuto evidenziare, se pur nella distinzione tra arte ed artigianato, una tela di dimensioni parietali, quasi un murales. Arte civile, un dipinto che ben si era adattato alla cerimonia nella casualità della disposizione del «proscenio». Sollecitati ad immaginarsi di ricomporre visivamente nella propria immaginazione. La storia incomincia a sinistra. Dove «un fabbro ferraio batte, ancora caldo, il ferro di un futuro attrezzo da lavoro. L’incandescenza dello strumento è quasi viva. Procedendo, incontriamo il battitore di rame, poi ancora l’intrecciatore di sedie, e dietro di questo, uno stralcio di vita quotidiana contemporanea: una donna, l’unica nell’opera, con il figlioletto in braccio, si rivolge al falegname per commissionare dei lavori. Lo scenario si amplia e l’importanza del lavoro, e dell’artigianato in particolare, è accentuata da una serie di botteghe e di uomini concentrati nelle proprie attività.  Il Grande Dipinto si finisce con i muratori, costruttori di case e, metaforicamente, dell’avvenire della collettività».

 

 

 

Immagine: http://goo.gl/54XCvo

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.