Immigrato digitale.
I primissimi nativi digitali nascono con la diffusione di massa dei PC a interfaccia grafica nel 1985 e dei sistemi operativi a finestre nel 1993. Il nativo digitale cresce in una società multi/schermo e considera le tecnologie come un elemento naturale, non provando alcun disagio nel manipolarle e interagire con esse. Attualmente l'espressione nativi digitali identifica quella generazione che è nata e cresciuta insieme a Internet, una generazione sempre connessa i cui elementi costitutivi sono gli smartphone, i tablet e i servizi on-line. Per contro l'espressione immigrato digitale si applica ad una persona che è cresciuta prima delle tecnologie digitali e le ha adottate in un secondo tempo. Una terza figura è invece quella del tardivo digitale, una persona cresciuta senza tecnologia e che la guarda tutt'oggi con diffidenza. Una delle differenziazioni tra questi soggetti è il diverso approccio mentale che hanno verso le nuove tecnologie: ad esempio un nativo digitale parlerà della sua nuova macchina fotografica (senza definirne la tipologia tecnologica) mentre un immigrato digitale parlerà della sua nuova macchina fotografica digitale, in contrapposizione alla macchina fotografica con pellicola chimica utilizzata in precedenza.
I sociologi stanno discutendo delle implicazioni sociologiche di questa situazione che si è venuta a creare per le nuove generazioni. Non tutti sono d'accordo con questa terminologia e con le ipotesi soggiacenti. Per esempio non tutti concordano sul fatto che i bambini ed i giovani (che sono per la loro età nativi digitali) abbiano una maggior dimestichezza con la tecnologia a differenza degli adulti che sarebbero più maldestri. I sociologi hanno dimostrato che i nativi digitali mostrano capacità superiori alla popolazione adulta limitatamente alla parte più operativa dell'uso del web e sono invece molto carenti nella sua consapevolezza critica come la valutazione delle informazioni, la capacità di prevedere le conseguenze delle pratiche online e di capirne i meccanismi commerciali sottostanti. Inoltre, la permanenza online potrebbe non avere conseguenze positive sul loro apprendimento. Una ulteriore dimensione di fragilità digitale dei giovani è poi quella relativa alla gestione della «sovrabbondanza comunicativa», ovvero la capacità di gestire strategicamente le infinite opzioni comunicative che la rete offre. Si deve giustamente ricordare che l'universo digitale è stato creato dagli immigrati digitali. In terminologia, coloro i quali sono critici circa le categorie di «nativi digitali» e «immigrati digitali» vengono chiamati «gli scettici della Net Generation».
Con «generazione google» vengono definiti i rappresentanti più giovani (nati dopo il 1990) dei nativi digitali, cresciuti in un mondo pervaso dai media digitali e prendono il nome dal motore di ricerca google entrato in funzione nel 1998. Nel 2007 ricercatrici della British Library di Londra hanno indagato sul tipo di ricerca di informazioni compiuto dagli utenti della biblioteca in relazione all'età sfatando alcuni luoghi comuni su questa generazione: che imparano a usare il computer senza sforzo e per tentativi, che tengono in maggior conto le opinioni dei coetanei piuttosto che dei maestri, che siano esperti nella ricerca di informazioni; a conclusione dello studio le ricercatrici rinominano la generazione:generazione copia e incolla.
L’utilizzo dei materiali disponibili è visto come la «naturale» valorizzazione di una conoscenza liberamente e immediatamente disponibile. Da questo punto di vista, il criterio secondo il quale «conta solo ciò che è farina del proprio sacco» suona obsoleto. In conformità a questa considerazione, lo sfruttamento sistematico d’internet permette a molti di scrivere in poco tempo brevi dissertazioni interessanti, salvo il fatto che sono quasi per intero mere riproduzioni. Il punto é che, se si accetta l’idea per cui, nella società dell’intelligenza collettiva, non conta tanto quello che sappiamo come singoli individui, quanto ciò cui possiamo avere accesso navigando sulla rete, allora ne consegue la crescente irrilevanza e il tendenziale abbandono delle pratiche del pensiero e della conoscenza che passano attraverso la meditazione per un’interiorizzazione critica della conoscenza. Sulla base di questa considerazione, lo sfruttamento sistematico d’internet permette la messa in discussione del concetto che «non esiste vera conoscenza già codificata e disponibile per essere passivamente appresa dagli individui». http://goo.gl/EclmVU
Fonte: Wikipedia Foto: http://goo.gl/gbjf8I