Avete compreso tutte queste cose?
A questo punto l’autodidatta ha potuto assumere l’essenza della sua ricerca: costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, «dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione sarà fondamenta della conoscenza».
L’autodidatta in mancanza di studi regolari cerca di ampliare la cultura necessaria. La cultura è una cosa profondamente seria, e profondamente importante. «La cultura è la conoscenza dell'insieme delle espressioni prodotte dal genere umano. È una definizione che piace particolarmente perché non distingue tra cultura "alta" e cultura "bassa" "dotta e popolare": è una espressione culturale tanto un libro di Italo Svevo che una canzone popolare, tanto la vergine delle rocce di Leonardo, che la ricetta magica della torta di mele della nonna». Chi scrive è solito avvalersi dello studio delle parabole: «Osserviamo che in Marco e in Luca si parla della lampada immediatamente dopo la parabola del seminatore. Prima la vita, in seguito la luce. Dove brilla essa? In Matteo la lampada splende «per tutti quelli che sono in casa».
«Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Si può vivere solo per una cosa preziosa e bella. «La si cerca per tutta la vita, attraversando illusioni e inganni, imbattendosi in immagini accattivanti e seducenti. Il cuore dell'uomo impara ogni giorno a distinguere quello che gli corrisponde e quello che lo inganna, quello che fallisce e quello che permane. Per tutta la vita continua la caccia al tesoro, ma ad un certo punto della storia del mondo e della nostra storia personale, viene a sorprenderci una grazia. Appare un uomo che dice qual è il tesoro e mostra la strada per raggiungerlo». Chi comprende queste parabole possiede un grande tesoro: il tesoro della sapienza, tesoro inestimabile e inesauribile. Si tratta semplicemente di ribadire questo, di esserne convinti, di non stancarsi di attingere a questo tesoro giorno dopo giorno. È infatti al tesoro, che ci riconduce ogni nostra ricerca: più passa il tempo, più ci rendiamo conto che è sempre un ritornare per confrontare i nostri piccoli passi nell’acquisizione della sapienza. È sempre di nuovo: «Va’ al largo non stancarti di cercare, apri i tuoi orizzonti, perché sono sempre con te!».
A questo punto l’autodidatta ha potuto assumere l’essenza della sua ricerca: le parabole non sono soltanto delle storie, dei racconti, delle allegorie. Abbiamo potuto scoprire un po' della loro ricchezza, la varietà del loro insegnamento, le esortazioni e gli incoraggiamenti che ci recano. «Le parabole non sono soltanto dei modi di dire, come l'apologo di Agrippa per far vedere che lo stato ha bisogno di varie membra, oggi si studiano le parabole soprattutto come un evento linguistico. Il linguaggio appartiene a un modo di fare conoscitivo, oggi che siamo nell'epoca della comunicazione vediamo come il linguaggio di Gesù apre a nuovi orizzonti, la parabola è una forma linguistica per cui si viene a capo di una nuova convinzione, il linguaggio introduce la possibilità di una nuova interpretazione della realtà e inoltre rimanda a una decisione pratica». Altro linguaggio è la metafora, «metafora deriva da portare oltre, portare oltre il significato letterario, chiaro che anche la metafora è quindi un linguaggio simbolico, ci apre ad altri sensi. La metafora appartiene a una forma retorica, un'arte del dire che consiste nel sostituire una parola con un'altra in base a un rapporto di palese o intuitiva analogia tra i significati letterali». Ciò che è al di là dell’ampio orizzonte alle spalle dell’uomo, è il vero senso della rappresentazione che segue.
Gerrit Dou (su disegno di Rembrandt), Parabola del te oro nascosto, 1630 circa, olio su legno, 70,5 x 90 cm, Museo di Belle Arti di Budapest Tavola intera.
La composizione del quadro è giocata sul passaggio dalla zona in piena ombra di destra all’ampio e luminoso orizzonte a sinistra. L’occhio è guidato da una serie di linee che costruiscono la composizione. Alcune segnano proprio il passaggio ombra-luce (in rosso), altre invece aprono verso l’orizzonte (in verde). La linea formata dal manico della pala utilizzata dall’uomo porta il nostro sguardo verso la torre campanaria di una chiesa in basso nella vallata, a indicare la fede che guida la vita, in questo caso viene evocato il suono delle campane che segna il ritmo della campagna. L’elemento principale della tavola è nello sguardo dell’uomo. Non è rivolto verso il tesoro bramandolo, non è rivolto nemmeno verso i due contadini in basso (nel cerchio bianco tratteggiato) come possibili rivali nella conquista del tesoro, ma è rivolto verso qualcosa che è al di là del quadro, che noi non possiamo cogliere, ma solo immaginare.
Fonti: goo.gl/5buKzW goo.gl/r7nk7j