Un nuovo paradigma
Il 2008 ha segnato l'inizio di «una crisi economica che si è rivelata anche politica e culturale e ha portato alla fine di un'epoca. Fino ad allora il neoliberismo era stato il modello al quale avevamo affidato le nostre prospettive di crescita economica e di benessere. Ora quel modello è saturo, perché non più capace di rispondere alle esigenze di un mercato globale sempre più selvaggio e sregolato, né alla degenerazione della politica, sempre più populista e nazionalista, ma questa -spiega Magatti- è una grande occasione». Se le vecchie regole non sono più valide, questo è il momento in cui possiamo inventarne di nuove. L'importante è avere chiara una direzione: la direzione è quella della rinuncia alla cieca economia del consumo, per giungere a uno scambio sostenibile. «Solo la combinazione tra sostenibilità e logica contributiva può permettere di ricostruire su basi nuove il rapporto tra economia e società. E così rispondere alla domanda sulla natura della prossima crescita economica, nel quadro di una nuova stagione della democrazia».
Cambiamento di paradigma (o scienza rivoluzionaria) è l'espressione coniata da Thomas Kuhn nella sua importante opera La struttura delle rivoluzioni scientifiche (1962) per descrivere un cambiamento nelle assunzioni basilari all'interno di una teoria scientifica dominante. Il concetto di scienza rivoluzionaria è messo in contrasto con la sua idea di scienza normale. L'espressione cambiamento di paradigma, intesa come un cambiamento nella modellizzazione fondamentale degli eventi, è stata da allora applicata a molti altri campi dell'esperienza umana, per quanto lo stesso Kuhn abbia ristretto il suo uso alle scienze esatte. Secondo Kuhn «un paradigma è ciò che i membri della comunità scientifica, e soltanto loro, condividono» (La tensione essenziale, 1977).
A differenza degli scienziati normali, sostiene Kuhn, «lo studioso umanista ha sempre davanti una quantità di soluzioni incommensurabili e in competizione fra di loro, soluzioni che in ultima istanza deve esaminare da sé» (La struttura delle rivoluzioni scientifiche). Quando il cambio di paradigma è completo, uno scienziato non può, ad esempio, postulare che il miasma causi le malattie o che l'etere porti la luce. Invece un critico letterario deve scegliere fra un vasto assortimento di posizioni (es. critica marxista, decostruzionismo, critica in stile ottocentesco) più o meno di moda in un dato periodo, ma sempre riconosciute come legittime.
La scienza normale è un concetto epistemologico elaborato in La struttura delle rivoluzioni scientifiche da Thomas Kuhn. L'espressione si riferisce al lavoro di routine degli scienziati che seguono una tradizione di ricerca affermata o paradigma, accumulando dati a sostegno della teoria dominante, invece di mettere alla prova le assunzioni di base del quadro teorico di riferimento. Si contrappone al concetto di scienza straordinaria (o extra-ordinaria).
Fonti: Thomas Kuhn Uscire dalla crisi pensando il futuro di M. Magatti