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Equilibrio tra professionalità e obiettività nell’ufficio stampa del Premier

30/06/2004 01:00:00 17880 lettori
4 minuti
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Il lavoro di un giornalista alle prese con una notizia consiste nel rielaborarla per presentarla al pubblico nella maniera più obiettiva possibile. Quando però questa rielaborazione viene fatta all’interno di un ufficio stampa, spesso la notizia viene edulcorata trasmettendo quasi sempre l’immagine vincente dell’azienda o dell’ente per il quale il giornalista lavora. Lo stesso analogismo può essere valido se il giornalista lavora all’interno della redazione di un sito web istituzionale inserita in un ufficio stampa? Vediamone le differenze e le similitudini con Rossella Rega di www.governo.it, forse il sito istituzionale più noto di Italia.

Come gestiscono questa eventuale differenza i giornalisti di Governo.it, lo chiediamo a Rossella Rega, giornalista della redazione web del sito della Presidenza del Consiglio dal 1999. *

Ma, per fortuna noi della redazione di governo.it quando pubblichiamo una notizia possiamo assimilarci ad una agenzia di stampa, la quale, spesso, presenta solo il fatto senza ulteriori orpelli, quei commenti che veicolano insieme all’interpretazione anche una valutazione in positivo o in negativo del fatto. Il problema dell’equilibrio tra professionalità e obiettività, secondo me, rimanda invece ad altro, e cioè al confine incerto tra comunicazione istituzionale e comunicazione politica.

L’ufficio stampa è la struttura di comunicazione che all’interno della pubblica amministrazione risente maggiormente della pressione del vertice per ottenere visibilità. Non a caso, la posizione organizzativa dell’ufficio stampa è sempre stata di staff del vertice a differenza di altre strutture, che ben conosciamo, meno appetibili e, di conseguenza, condannate a stare alla periferia dell’impero.

E quindi, quali sono le regole che il giornalista segue per essere solo al servizio della verità e dei propri lettori?


Ti ringrazio per questa domanda che tocca a mio parere il cuore della problematica che attraversa oggi questa professione. Non solo quando il giornalista è impiegato in un ufficio stampa ma anche nel lavoro quotidiano in una testata editoriale. Cercando però di rimanere nel nostro ambito, l’addetto stampa deve seguire alcune semplici regole tratte sia dal codice deontologico sia dai principi fondamentali che regolano il nostro ordinamento democratico, alcuni dei quali richiamati dalla legge 150/2000.
Mi riferisco in particolare al principio di trasparenza e al diritto d’informazione che ricomprende il diritto all’accesso dell’informazione presso le fonti istituzionali, in virtù di quell’uguaglianza sostanziale garantita dalla nostra costituzione.
Ecco, quello delle fonti è un altro problema delicato. C’è chi sminuisce l’attività dell’ufficio stampa considerandone solo l’aspetto promozionale e diretto ad ottenere visibilità. Personalmente, ci tengo a sottolineare che la dignità e la credibilità di una fonte dipende molto dall’ufficio stampa, la cui attività incide direttamente sulla qualità dell’informazione e sulla correttezza della notizia divulgata.

La nuova sensibilità delle pubbliche amministrazioni, più vicine ai loro cittadini punta sulla comunicazione e l’informazione, prima ancora della legge 150/2000, ma a questa legge va dato il merito di aver iniziato a riconoscere le professionalità di coloro che già lavoravano negli uffici stampa.Cosa è cambiato dopo la diffusione della legge? Sono ancora molti i passi da fare?

Alla legge 150/2000, come tu giustamente hai ricordato, va il merito di aver legittimato l’ufficio stampa partendo dal riconoscimento delle professionalità degli addetti. Purtroppo però in questi quattro anni il bilancio sull’attuazione è scarno. Tutti gli sforzi si sono concentrati sul contratto da una parte e sulla formazione dall’altra. E’ mancato, a parer mio, un elemento essenziale: la discussione approfondita sui contenuti e sulle modalità dell’attività. La peculiarità del lavoro dell’ufficio stampa andrebbe analizzata e meglio teorizzata. Anche la figura dell’addetto stampa andrebbe ripensata. Ciò ha prodotto due effetti devastanti.
Il primo, l’appiattimento di questa figura su quella del giornalista, una sorta di assimilato al professionista. Il secondo, l’abbassamento dell’attenzione su quanto sta succedendo nelle pubbliche amministrazioni o meglio su quanto non sta succedendo. Infatti, la realtà è rimasta pressocchè immutata: gli uffici stampa sono diretti da giornalisti presi all’esterno con buona pace di coloro che da una vita lavorano dentro le istituzioni e sono condannati a fare i gregari senza futuro, iscrizione o non all’albo dei giornalisti.

Un tema che suscita curiosità gira intorno alla figura del portavoce, previsto dalla legge 150 e presente in alcune amministrazioni centrali. Che tipo di rapporto s’instaura tra l’ufficio stampa della Presidenza del Consiglio e il portavoce del Premier?

Da una recente indagine commissionata dalla Scuola superiore di pubblica amministrazione e condotta da un gruppo di ricercatori, del quale facevo parte, sull’attuazione della legge 150 nei ministeri è emerso un dato importante: il portavoce guida gli uffici stampa sia quando ricopre ufficialmente i due ruoli (portavoce e capoufficio stampa), sia nel caso di incarico a persone distinte e diverse. La situazione non cambia alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dove non esiste un ufficio stampa dell’amministrazione distinto dal portavoce ma è tutt’uno come risulta dal decreto istitutivo che parla di “ufficio stampa e del portavoce del presidente”. Ciò comporta da parte del portavoce del Presidente una grande attenzione a mantenere distinte le due aree, ognuna portatrice di istanze diverse.

Negli ultimi anni la PA sta facendo passi da gigante per quanto riguarda la capacità di comunicare sul web. Cosa ne pensi, chi sono i lettori di governo.it e quale il linguaggio adottato per arrivare a tutti?

Sul web istituzionale sono due i filoni di sviluppo: il primo è sul fronte dell’accessibilità, grande sfida della democrazia sostanziale, il secondo è sul fronte della qualità dei contenuti. Per il primo abbiamo ottenuto una legge, per il secondo siamo ancora alla battaglia culturale per far capire alle pubbliche amministrazioni che il lettore, l’utente, il cittadino nelle sue mille rappresentazioni di ruolo sociale deve essere al centro della nostra attività.

Conoscerlo significa calibrare il nostro servizio sulle sue esigenze e non solo sulla nostra pur giustificata tendenza alla visibilità. Su questo tema siamo chiamati soprattutto noi operatori della comunicazione sul web a fare un grosso sforzo nei prossimi anni. Selezionare i contenuti, organizzarli in maniera fruibile, anticipare le richieste, avere sempre sottomano, pubblicandoli, documenti d’interesse sociale e non solo veline scritte in burocratese che danno un senso di frustrazione in chi le legge. Il nostro lettore tipo è onnivoro, si rivolge al sito del governo con l’avidità di un affamato.
Da un costante monitoraggio delle richieste pervenute al motore di ricerca e dalle mail che arrivano in redazione il raggio di copertura informativa che si chiede al sito del governo è a 360°. Si va dalla procedura per ottenere il mutuo per la prima casa alle richieste di norme di 20 o 30 anni fa, introvabili in cartaceo figuriamoci in digitale.

Non possiamo chiaramente accontentare tutte le richieste però cerchiamo di prendere spunto da esse per realizzare i nostri dossier di approfondimento che poi veicoliamo attraverso la newsletter settimanale che conta circa 90 mila abbonati.

Cosa consiglieresti ad un giovane che desidera diventare giornalista: corsi di studio idonei, come scienza delle comunicazioni o la gavetta in redazione?


In realtà servirebbero entrambe, una buona preparazione di base e poi tanta esperienza che aiuta a crescere professionalmente e a misurarsi con le proprie capacità e a riconoscere la strada più adatta al proprio talento. E’ finito il tempo di considerare il “fiuto per la notizia” l’unica bussola per orientarsi nel mestiere.
Oggi serve una comprensione della complessità che si può avere solo con un buon bagaglio teorico e una solida cultura dove trovano posto anche studi specialistici. Chi è Rossella Rega:
Diciotto anni di ufficio stampa nell’amministrazione centrale dello Stato. Dal 1999 al sito web del governo dove si occupa di coordinamento della redazione e organizzazione dei contenuti.Giornalista pubblicista dal 1995, svolge attività di ricerca in materia di comunicazione, e fa parte della redazione della Rivista Italiana di comunicazione pubblica.Docente accreditata dai maggiori istituti, dal 2000 si occupa di formazione della comunicazione

*la pubblicazione dell'articolo è stata gentilmente concessa dall'editore di Punto.exe supplemento alla rivista "Lo stato civile" n. 5 maggio 2004 ed. SEPEL

Marina Mancini
Marina Mancini

Sono una giornalista pubblicista, responsabile dell'ufficio stampa del Comune di Bagheria PA.
Direttore del periodico comunale "Comune in…forma" e responsabile sito web istituzionale www.comune.bagheria.pa.it

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questo è il mio blog: Comunic@rePA