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L'Intelligenza artificiale nel lavoro: i limiti dell'AI Act

10/03/2025 201 lettori
5 minuti

L'intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo del lavoro, rivoluzionando settori che spaziano dall'industria alla finanza, dalla sanita alla logistica, fino all'intrattenimento digitale. L'IA viene impiegata per ottimizzare processi, migliorare l'efficienza e ridurre i margini di errore umano. Tuttavia, proprio per il suo impatto crescente, l'Unione Europea ha deciso di introdurre delle regolamentazioni specifiche attraverso l'AI Act, il primo quadro normativo pensato per governare l'uso dell'intelligenza artificiale all'interno degli Stati membri.

L'utilizzo dell’IA nel mondo del lavoro 

Uno dei settori che ha maggiormente beneficiato dell'adozione dell'intelligenza artificiale è quello dell'intrattenimento digitale e del gaming. Ad esempio, nel comparto dei giochi da casinò, l'IA viene utilizzata per analizzare i dati degli utenti, offrire esperienze personalizzate e garantire l'equilibrio dei giochi. In particolare, le slot online NetBet sfruttano algoritmi avanzati per migliorare il gameplay, ottimizzare il sistema dei payout e garantire la sicurezza delle transazioni.

L'IA trova applicazione anche in altri settori cruciali come la medicina, dove viene impiegata per analizzare immagini diagnostiche e supportare le decisioni cliniche, nell'automazione industriale per il controllo delle macchine e nella finanza per l'analisi dei mercati e la gestione del rischio. Nel campo delle risorse umane, i software di IA sono in grado di filtrare curriculum e selezionare i candidati più adatti a una posizione lavorativa, velocizzando il processo di assunzione.

L'AI Act: le restrizioni necessarie

Nonostante i numerosi vantaggi, l’Unione Europea ha ritenuto necessario porre dei limiti all’utilizzo dell’IA per evitare rischi legati alla sicurezza, alla privacy e ai diritti fondamentali dei lavoratori. L’AI Act classifica i sistemi di IA in base al rischio e vieta quelli ritenuti inaccettabili, come il riconoscimento facciale in tempo reale negli spazi pubblici (salvo eccezioni), il punteggio sociale e l'uso dell'IA per manipolare il comportamento umano.

Per quanto riguarda il mondo del lavoro, le restrizioni si concentrano in particolare sulla sorveglianza biometrica e sul monitoraggio delle emozioni dei dipendenti, considerati strumenti che potrebbero ledere la libertà e la dignità delle persone. Inoltre, le piattaforme di recruiting basate sull’IA dovranno rispettare criteri di trasparenza per evitare discriminazioni basate su algoritmi opachi.

Il pensiero dei moderni sociologi

L'uso crescente dell'IA nel mondo del lavoro ha sollevato diverse preoccupazioni tra i pensatori contemporanei. Il filosofo Byung-Chul Han, ad esempio, ha analizzato l'effetto della digitalizzazione e dell'automazione sul mondo del lavoro, sottolineando come l’IA stia trasformando l'essere umano in un "soggetto della performance" costantemente monitorato e ottimizzato. Secondo Han, la pressione all’efficienza e la scomparsa della distinzione tra tempo lavorativo e tempo libero possono portare a nuove forme di alienazione.

Anche il sociologo Shoshana Zuboff, autrice de Il capitalismo della sorveglianza, mette in guardia dai pericoli di un’IA usata per scopi di controllo e raccolta dati, evidenziando come l'automazione possa rendere il lavoratore sempre più vulnerabile alle decisioni prese dagli algoritmi, spesso senza supervisione umana.

L’intelligenza artificiale rappresenta senza dubbio un’opportunità senza precedenti per migliorare il mondo del lavoro, ma il suo utilizzo deve essere bilanciato da norme etiche e regolamentazioni adeguate. L’AI Act dell’Unione Europea si inserisce proprio in questo contesto, cercando di promuovere un’IA responsabile e centrata sull’uomo. Il dibattito resta aperto: fino a che punto l’IA migliorerà la produttività senza compromettere i diritti e la dignità dei lavoratori?

 

redazione di comunitàzione
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