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BLOG E GIORNALISMO - terza parte

27/10/2004 31688 lettori
5 minuti

Una riflessione personale

Quanto entrambi i testi mettono in luce è il fatto che la rete, soprattutto in questi anni di “maturità” (il che significa che è stata raggiunta una base estesa di utenti e che contemporaneamente sono stati sviluppati degli strumenti e dei linguaggi propri del mezzo), non può non influenzare l’esistenza degli altri mezzi di comunicazione, nonché della professione giornalistica. L’uno e l’altro testo partono dalla medesima definizione di giornalismo, quella di Kovach e Rosenstiel, ed in base ad essa delineano quello che potrebbe essere il futuro della professione, che va nel senso di una stretta collaborazione tra giornalista e lettore sulla produzione dei contenuti informativi.

Dal mio punto di vista, sono convinta del fatto che la progressiva penetrazione della rete, o meglio, di una forma mentis legata alla rete (tre i termini-chiave individuati da Deuze: ipertestualità, multimedialità, interattività), debba per forza di cose ridefinire alcuni aspetti della società, tra cui appunto la professione giornalistica. Trovo valida l’ipotesi del giornalista-infomediatore, una figura professionale che fornisce ai suoi “clienti” non più l’articolo, ma soprattutto gli strumenti per non perdersi nei meandri della notizia, e sono pienamente d’accordo anche con la considerazione di Bowman e Willis per cui gli strumenti resi disponibili dalla rete potrebbero aiutare le testate a raggiungere e a servire meglio pubblici di nicchia - in questo senso, il blog è uno strumento particolarmente indicato, data la sua natura in certa misura intimista, per avvicinare un giornalista al suo pubblico.

Tuttavia, le prospettive di Deuze e di Bowman e Willis (soprattutto quest’ultima) peccano a mio giudizio di un eccessivo ottimismo. Se un maggiore coinvolgimento del pubblico nel processo informativo è senza dubbio auspicabile per tutte le ragioni indicate da Bowman e Willis, andrebbe però maggiormente sottolineato il fatto che si dovrà comunque prevedere l’esistenza di una figura, chiamiamolo un primus inter pares, che sappia gestire la mole di materiale raccolto in maniera collaborativa in vista di un risultato finale. E’ vero poi che la rete abilita alla parola chiunque abbia qualcosa da dire e non solo i privilegiati, ma appunto per questo motivo mi sembra indispensabile la presenza di una figura in grado di suddividere i contributi utili da quelli inutili, ovvero i contributi che apportano un reale incremento della conoscenza (supportando o meno le convinzioni personali del giornalista) da quelli sterili. Sarei insomma più propensa a vedere il giornalista del futuro come una sorta di “project manager”.

Si potrebbe anche obbiettare il fatto che una testata quotidiana, online od offline che sia, incontrerebbe maggiori difficoltà rispetto ad una testata settimanale o mensile nell’applicare un modello partecipativo, per il semplice fatto che un lavoro redazionale come quello che ho prospettato (raccolta dei contributi, filtraggio, stesura dell’articolo), richiederebbe una quantità di tempo e di energie ben superiore a quella richiesta da un articolo “vecchia maniera”.

Ancora, bisognerebbe considerare maggiormente il fatto che le prospettive sopra descritte, col loro portato di democraticità e di appassionata partecipazione alla vita civile, sono applicabili solo alla società occidentalizzata (la quale non prevede esplicite restrizioni al diritto di informazione e possiede inoltre dei computer e delle linee elettriche a cui attaccarli…), e per giunta solo ad una ristretta fascia di persone al suo interno (coloro che sanno usare i computer e navigare in internet); ma questo discorso ci porterebbe troppo lontano.

 

Per concludere, il dibattito se i blog possano essere considerati o no una forma di giornalismo mi sembra ridurre ai minimi termini una questione in realtà ben più complessa. Il punto, infatti, non è se la professione giornalistica, entità astratta e immutabile, debba accettare o meno questo nuovo strumento offerto dalla rete, e i contributi di Deuze e Bowman e Willis hanno appunto il merito di ridefinire la questione e di porla all’interno di una cornice più ampia.

                                                                                                                                  Gloria Pericoli

 

 

Riferimenti

Il blog del convegno “Culture digitali: i weblog e la nuova sfera pubblica” è ancora disponibile online all’indirizzo http://blogosphere.typepad.com/blogosphere/. In particolare, la sezione da me consultata è quella denominata “Weblog e informazione” (http://blogosphere.typepad.com/blogosphere/weblog_e_informazione/index.html).

Bowman S., Willis C., We Media. How audiences are shaping the futre of news and information, 2003 (http://www.mediacenter.org/mediacenter/research/wemedia/index.cfm)

Deuze M., The web and its journalisms: considering the consequences of different types of newsmedia online in New Media & Society, vol. 5(2), 2003 (http://users.fmg.uva.nl/mdeuze/Deuze.NMS2003.pdf)

Gloria Pericoli
Gloria Pericoli

Per conoscermi visita il mio sito: www.glogloria.net