Una strategia che si riconosce in una visione culturale finalmente libera da pregiudizi
Nella situazione di chi è attratto da coloro i quali perseguono la risposta, per una giusta scelta di processi di cambiamento, nonché di politiche di aggregazione di competenze, alla situazione di grande difficoltà nel quale si trovano le istituzioni, le imprese, le organizzazioni sociali; in sostanza, il sistema paese nel suo insieme, mi prodigo nel rilevare e divulgare, per quanto a me possibile, ogni iniziativa o evento degni di nota che capitano.
L’occasione della presentazione, il 25 Novembre u.s. del Progetto di riqualificazione dell’ex area Ticosa: un’area industriale di 42.000 mq. nel centro di Como, mi pare un evento degno di rilievo. Dagli interventi che si sono succeduti, infatti, si poteva evincere: la politica più responsabile, cioè quella che è chiamata a prendere decisioni che abbiano a cuore il bene comune delle città che amministrano e l'imprenditoria più sana, professionale, anch'essa impegnata a promuovere realizzazioni a misura di cittadino. Si tratta di segnali importanti, che indicano una strategia che si riconosce in una visione culturale finalmente libera da pregiudizi, sospetti ma anche errori che in passato hanno voluto solo dire immobilismo o quasi[1].
Mi trovo d’accordo con chi sostiene che «non capita spesso che il criterio principale di una gara d'appalto per il progetto di riqualificazione di un'area urbana sia quello estetico, di compenetrazione nel contesto originario, di armonizzazione del nuovo con quanto di antico possa essere salvato e valorizzato». Non capita spesso ma quando le amministrazioni comunali sanno lavorare con serietà e dedizione, succede.
Ha iniziato l’ing. Mancini managing director della Multi Development Italia, spiegando la motivazione che ha dato origine all’investimento di un’azienda olandese sul Lario. Il gruppo e specializzato proprio nei progetti di riqualificazione urbana. «Trovare l’inaspettato – ha detto Mancini – è il nostro motto ed è quello che ci proponiamo di fare anche in un caso interessante come quello di Como, città in cui lavoreremo nel rispetto della tradizione storica, culturale ed anche ambientale». Il progetto è ispirato a un modello europeo di utilizzo degli spazi urbani e prevede di moltiplicare i suoli lavorando su più livelli in modo da realizzare un quartiere vivibile 24 ore su
«Forum Como», cosi si pensa di chiamarlo, sarà un quartiere realmente multifunzionale, con strutture residenziali, commerciali, ricettive, direzionali e spazi culturali che si integrano perfettamente.
Il progetto ha un basso impatto ambientale, con abbondanti spazi verdi e aree pubbliche che riflettono i moderni standard europei di centro storico, i quali prevedono piazze aperte e aree pedonali di collegamento tra le diverse zone del quartiere.
«L’idea di base – ha spiegato Marco Casamonti art director del progetto – è di ridare a Como un’area che era sua, ma non le apparteneva fino in fondo e lo faremo lavorando su multi piani, che consentiranno di nascondere quella strada che finora, ha tagliato fuori
« E’ una grande emozione parlare in un luogo che presto cambierà completamente volto – ha detto il sindaco Stefano Bruni – ed è impossibile non pensare come questo giorno segnerà la storia di Como. Quello che viviamo e che vedremo è il punto di arrivo di un lungo percorso attraverso il quale la città ha acquistato una credibilità tale da attrarre capitali importanti ed interessi da parte di aziende estere come
L’occasione mi è ghiotta per chiedere se nel «sogno comasco» del sindaco e nella stigmatizzazione della «lamentela» dell’assessore, non si possa considerare lo stato dei residenti di «Via Francesco Soave» una via resa impraticabile da oltre dieci anni.
Va dato atto in ogni caso che, con vigile disciplina, metodi precisi, ed unità d’intenti: trasformare quello che era l'emblema della fatiscenza nel simbolo positivo della riqualificazione urbana, è un fatto notevole. Insieme a partners capaci di affiancare il ruolo decisionale della politica con professionalità, fantasia e rigore urbanistico, è stato ottenuto un primo successo, dato come novità che poi novità non è. Ciò che è stato chiamato un «bando rivoluzionario[2]», si è dimostrato, almeno dagli interventi, un agire secondo le buone pratiche: volendo intendere, come tali, azioni ed esperienze innovative, progetti, politiche, iniziative, che possono contribuire a migliorare la qualità della vita nelle città.
[1] Enzo Manes (Tempi- 2-nov-06 pg.56)
[2] Una nuova città progettata su radici antichi (Tempi- 2-nov-06 pg.57)