Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Una strategia che si riconosce in una visione culturale finalmente libera da pregiudizi

02/12/2006 8379 lettori
5 minuti

Nella situazione di chi è attratto da coloro i quali perseguono la risposta, per una giusta scelta di processi di cambiamento, nonché di politiche di aggregazione di competenze, alla situazione di grande difficoltà nel quale si trovano le istituzioni, le imprese, le organizzazioni sociali; in sostanza, il sistema paese nel suo insieme, mi prodigo nel rilevare e divulgare, per quanto a me possibile, ogni iniziativa o evento degni di nota che capitano.

 

L’occasione della presentazione, il 25 Novembre u.s. del Progetto di riqualificazione dell’ex area Ticosa: un’area industriale di 42.000 mq. nel centro di Como,  mi pare un evento degno di rilievo. Dagli interventi che si sono succeduti, infatti, si poteva evincere: la politica più responsabile, cioè quella che è chiamata a prendere decisioni che abbiano a cuore il bene comune delle città che amministrano e l'imprenditoria più sa­na, professionale, anch'essa impegnata a pro­muovere realizzazioni a misura di cittadino. Si tratta di segnali importanti, che indicano una strategia che si riconosce in una visione culturale finalmente libera da pregiudizi, so­spetti ma anche errori che in passato hanno voluto solo dire immobilismo o quasi[1].

Mi trovo d’accordo con chi sostiene che «non capita spesso che il criterio principale di una gara d'appalto­ per il progetto di riqualificazione di un'area urbana sia quello estetico, di compenetrazione nel contesto originario, di armonizzazione del nuovo con quanto di antico possa essere salvato e valorizzato». Non capita spesso ma quando le amministrazio­ni comunali sanno lavorare con serietà e de­dizione, succede.

Ha iniziato l’ing. Mancini managing director della Multi Development Italia, spiegando la motivazione che ha dato origine all’investimento di un’azienda olandese sul Lario. Il gruppo e specializzato proprio nei progetti di riqualificazione urbana. «Trovare l’inaspettato – ha detto Mancini – è il nostro motto ed è quello che ci proponiamo di fare anche in un caso interessante come quello di Como, città in cui lavoreremo nel rispetto della tradizione storica, culturale ed anche ambientale». Il progetto è ispirato a un modello europeo di utilizzo degli spazi urbani e prevede di moltiplicare i suoli lavorando su più livelli in modo da realizzare un quartiere vivibile 24 ore su 24, a misura di persona, in grado di svolgere anche la funzione di volano di sviluppo per le aree limitrofe.

«Forum Como», cosi si pensa di chiamarlo, sarà un quartiere realmente multifunzionale, con strutture residenziali, commerciali, ricettive, direzionali e spazi culturali che si integrano perfettamente.

Il progetto ha un basso impatto ambientale, con abbondanti spazi verdi e aree pubbliche che riflettono i moderni standard europei di centro storico, i quali prevedono piazze aperte e aree pedonali di collegamento tra le diverse zone del quartiere.

«L’idea di base – ha spiegato Marco Casamonti art director del progetto – è di ridare a Como un’area che era sua, ma non le apparteneva fino in fondo e lo faremo lavorando su multi piani, che consentiranno di nascondere quella strada che finora, ha tagliato fuori la Ticosa dal centro».

« E’ una grande emozione parlare in un luogo che presto cambierà completamente volto – ha detto il sindaco Stefano Bruni – ed è impossibile non pensare come questo giorno segnerà la storia di Como. Quello che viviamo e che vedremo è il punto di arrivo di un lungo percorso attraverso il quale la città ha acquistato una credibilità tale da attrarre capitali importanti ed interessi da parte di aziende estere come la Multi Development: il sogno comasco comincia a prendere forma». D’accordo con il sindaco e altrettanto soddisfatto dei risultati raggiunti si è detto pure l’assessore all’urbanistica di Palazzo Cernizi, Giuseppe Santagelo. «La città - secondo quanto ha aggiunto poi l’assessore - perderà finalmente uno dei motivi per i quali si è spesso lamentata, e guadagnerà presto un nuovo quartiere».

L’occasione mi è ghiotta per chiedere se nel «sogno comasco» del sindaco e nella stigmatizzazione della «lamentela» dell’assessore, non si possa considerare lo stato dei residenti di «Via Francesco Soave» una via resa impraticabile da oltre dieci anni.

Va dato atto in ogni caso che, con vigile disciplina, metodi precisi, ed unità d’intenti: trasformare quello che era l'emblema della fatiscenza nel simbolo positivo della riqualificazione urbana, è un fatto notevole. Insieme a partners capaci di affiancare il ruolo decisionale della politica con professionalità, fantasia e rigore urbanistico, è stato ottenuto un primo successo, dato come novità che poi novità non è. Ciò che è stato chiamato un «bando rivoluzionario[2]», si è dimostrato, almeno dagli interventi, un agire secondo le buone pratiche: volendo intendere, come tali, azioni ed esperienze innovative, progetti, politiche, iniziative, che possono contribuire a migliorare la qualità della vita nelle città.

 

[1] Enzo Manes (Tempi- 2-nov-06 pg.56)

[2] Una nuova città progettata su radici antichi (Tempi- 2-nov-06 pg.57)

Salvatore Pipero
Salvatore Pipero

Un processo formativo non casuale, veniva accompagnato dalla strada, quasi unico indirizzo per quei tempi dell’immediato dopo guerra; era la strada adibita ai giochi, che diventava con il formarsi, anche contributo e stimolo alla crescita: “Farai strada nella vita”, era solito sentir dire ad ogni buona azione completata.  Era l’inizio degli anni cinquanta del ‘900, finita la terza media a tredici anni lasciavo la Sicilia per il “continente”: lascio la strada per l’”autostrada” percorrendola a tappe fino ai ventitre anni. Alterne venture mi portano al primo impiego in una Compagnie Italiane di Montaggi Industriali.



Autodidatta, in mancanza di studi regolari cerco di ampliare la cultura necessaria: “Farai strada nella vita” mi riecheggia alle orecchie, mentre alle buone azioni si aggiungono le “buone pratiche”.  Nello svolgimento della gestione di cantieri, prevalentemente con una delle più importanti Compagnie Italiane di Montaggi Industriali, ho potuto valutare accuratamente l’importanza di valorizzare ed organizzare il patrimonio di conoscenze ed esperienze, cioè il valore del capitale intellettuale dell’azienda.



Una conduzione con cura di tutte le fasi di pianificazione, controllo ed esecuzione in cantiere, richiede particolare importanza al rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro e sulla corretta esecuzione delle opere seguendo le normative del caso. L’opportunità di aver potuto operare per committenti prestigiosi a livello mondiale nel campo della siderurgia dell’energia e della petrolchimica ha consentito la sintesi del miglior sviluppo tecnico/operativo. Il sapere di “milioni di intelligenze umane” è sempre al lavoro, si smaterializza passando dal testo stampato alla rete, si amplifica per la sua caratteristica di editabilità, si distribuisce di computer in computer attraverso le fibre.



Trovo tutto sommato interessante ed in un certo qual modo distensivo adoprarmi e, per quanto possibile, essere tra coloro i quali mostrano ottimismo nel sostenere che impareremo a costruire una conoscenza nuova, non totalitaria, dove la libertà di navigazione, di scrittura, di lettura e di selezione dell’individuo o del piccolo gruppo sarà fondamenta della conoscenza, dove per creare un nostro punto di vista, un nostro sapere, avremo bisogno inevitabilmente della conoscenza dell’altro, dove il singolo sarà liberamente e consapevolmente parte di un tutto.