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Il giornalismo oggi: incontriamo il Direttore Giancarlo Santalmassi

21/02/2006 25819 lettori
6 minuti

Incontriamo Giancarlo Santalmassi, direttore di Radio24, la radio de 'il Sole 24 ore'.

Il direttore Santalmassi, in quota RAI dal 1961; nominato caposervizio, propone per primo una conduzione di TG all’americana. Tra le altre cose è l'hancorman del sequestro e del ritrovamento del corpo di Aldo Moro. Nel 1994 è nominato vicedirettore dei GR RAI e nel 1998 diventa direttore dei programmi di Radio RAI. Conduce programmi per NessunoTV ed è tra i pionieri del web. Già nel 2004 aveva un suo blog, insider.
Oggi in 
Radio 24 conduce il programma Viva Voce.

Salerno, 18 febbraio. Milano 21 febbraio.
Sono davanti ad uno giornalisti che più stimo in Italia. Chiedo un ouzo per me. Il nostro ospite prende un.... e cominciamo così la nostra chiacchierata nella distanza temporale.

Direttore Santalmassi, la ringrazio per aver accettato il mio invito a fare due chiacchiere.
Perdoni la domanda di rito: cosa significa fare giornalismo quando è in vigore la par condicio?

Vuol dire profonda umiliazione per chi ha costantemente il senso di equilibrio. e tutto l'anno.

A bruciapelo: alcuni (troppi secondo me) giornalisti si limitano a replicare i comunicati stampa delle forze politiche e sociali, ma il giornalista non era un watch dog? Che fine ha fatto il quarto potere?

Il quarto potere sarebbe tale se ci fosse l'editore puro che vive solo del prodotto editoriale. i giornali di proprietà di gruppi industriali sono troppo vulnerabili: sono la prima linea di offesa dell'intero gruppo industriale. Un paese in cui l'industria vive i tempi che vive dipendendo da un alzamento o abbassamento di un'aliquota qualunque, la forza del suo giornale è la stessa del gruppo industriale che lo possiede. l'anello debole, indebolisce tutta la catena.

Quale dovrebbe essere a suo parere il ruolo del giornalista nel contesto attuale?

Il solito, e l'ha detto lei: watch-dog. ma in un paese che discute d'altro, è diffficile. Si preferiscono i titoli sul napoleone o il cristo nostrano. e non chiedersi perchè l'amicizia con Putin ci riduce alla canna del gas, o se i comunisti fecero bene a avere come avversari numero 1 i socialisti, la sinistra di governo che ancora oggi fanno così fatica a interpretare.

Come si può recuperare il giornalismo a questo ruolo fondamentale per una Democrazia, di controllo, racconto e analisi della situazione?

Purtroppo è un compito della politica. se cominciando dalla rai decidesse di partecipare alle nomine, ma poi fare passi indietro, sarebbe un grande esempio. invece vengono dati incarichi ad assessori provinciali. con tutto quel che ne segue di 'e perchè io no?'

Da qualche mese lei ha dato vita su Radio24 al nuovo programma Viva Voce, dove racconta in modo molto preciso la nostra società analizzando e sviscerando diversi temi. La sua freschezza impera durante la trasmissione con interventi decisi. Lei non fa sconti a nessuno. Come si fa a tener lontane le pressioni politiche? Le va di dare qualche consiglio ai suoi giovani (e non più giovani) colleghi?

forse perchè prendo una pensione. che mi basta. e dunque chi mi prende sa che non sarà lo stipendio l'elemento di pressione. e poi non ho mai avuto una formazione monoculturale, e la mia curiosità si è sempre accesa su tutto.

ai miei studenti dico che la professone, anzi il mestiere di giornalista, non richiede nè martiri, nè vittime, nè missionari nè eroi. e l'atteggiamento migliore è quello di porsi di fronte un'asticella: scelta un'altezza (non eccessiva, nè in su nè in giù) proporzionata alle proprie forze, si deve pronunciare una sorta di giuramento: mai accetterò di passare sotto quell'asticella: perchè è lì, a quell'altezza, la mia soglia di decenza minima. e cercare di costruirsi le condizioni per riuscire a non scendere mai sotto.

Parliamo di opinione pubblica borghese nel senso Habermassiano del termine. Il giornalista deve prendere in considerazione anche la voce del popolo, i suoi desideri e replicarli verso il potere o mi sbaglio? E perché allora si cede alla tentazione di fare domande political correct, tralasciando le domande e i temi cocenti?

'tengo famiglia', e dunque i temi cocenti li evito. inoltre, lo avverto addosso a me, la convinzione ormai passata nel pubblico che disconosce, ne ignora l'esistenza, del giornalista indipendente. chi si confronta duramente con l'interlocutore, passa per avversario, e non per garanzia di obiettività e dunque di difesa totale. è il danno peggiore di questi anni.

Maurizio Costanzo diceva che il potere del giornalista è limitatissimo. Citandolo a memoria: Il potere c'è l'ha chi paga la corrente e fa si che domani si riaccenda la lucettina sopra la telecamera. Ma qual'è il vero peso di un editore all'interno di un sistema mediale?

veda la risposta n. 2. il potere del giornalista è immenso. veda quanti danni ha fatto Costanzo alla tv: da quando il povero beniamino di maggio della dia di milano andò da lui a fare una denuncia gravissima, sedendosi in uno studio tra una prostituta e un gay. persone degnissime. ma il contesto cominciò lì ad essere banalmente impresentabile. al grido 'venghino venghino, più gente entra più bestie si vedono'.

Che ruolo può assumere l'internet nei confronti dell'informazione? La sua radio utilizza il sito web anche da jukebox, dove uno accede e riascolta le trasmissioni che gli interessano. Altri lo utilizzano come un blog. Ma non sarebbe forse il caso di introdurre delle convergenze tra i media? Non si potrebbe pensare a creare delle trasmissioni che contemporaneamente vengono 'parlate' in radio, scritte sul blog, e dare così la possibilità agli utenti di interagire sul blog, suggerire delle domande all'intervistatore... certo gli interventi telefonici del pubblico che lei usa vanno in questo senso, ma non sarebbe il caso di andare verso una convergenza nuova e diversa del ruolo del pubblico nelle trasmisisoni radiofoniche?

ma non c'è già una convergenza? gli sms arrivano su un terminale video? le telefonate usano il voip. le mail vengono su computer. e la testa umana? ce la fa il multitasking a eccedere nella scatola cranica?

e poi, mi creda: ci sono delle trasmissioni in cui si ha voglia di fare un racconto. e se fatto in modo acconcio, si stia a sentire una buona volta!!! davvero la 'gggggente' ha diritto a tutta questa considerazione? io non dico mai il numero per gli sms. eppure ogni mattina arrivano 80 messaggi. che valore hanno? vai a vedere, sono sempre gli stessi 20 numeri di di telefono. e in 7 parole va espresso un concetto? al massimo, come in altre trasmissioni si può chiedere vendo? compro?

Avverto un po' di imbarazzo. Fare domande a chi fa per mestiere il giornalista per me è un onore, ma incontrare lei è un dramma, glielo dico sinceramente e pubblicamente. Il suo modo di fare giornalismo lo ammiro. e adesso vado sul banale per tirarmi fuori dall'imbarazzo. Esiste una ricetta per diventare bravi?

sì. occorre avere curiosità, molta curiosità. umiltà, molta umiltà. lasciare il terminale della virtualità e andare in giro consumandosi tacchi e suole: la realtà è un'altra storia rispetto alle rappresentazioni virtuali che se ne fa. sapere di non sapere e non pensare mai di essere arrivati. non avere mai orari di lavoro: non si stacca mai, come i poliziotti o i pompieri. avere sempre il massimo di onestà intellettuale, politica, professionale. e avere fortuna. sapendo che arriva, prima o poi. ma a chi se la merita, e non casualmente come un'estrazione a sorte. cioè sapere che si può e si deve osare.

Nell'era attuale comunicare al pubblico, a mio parere, significa sopratutto (perdoni il linguaggio) sviscerare i temi, togliersi le curiosità, ampliare il proprio sapere. Il giornalista ne ha la possibilità quotidiana, se ne avesse voglia. Quindi la memoria collettiva, i collettivi pensanti di cui parla Pierre Levy per un giornalista sono sempre esistiti? e, mi perdoni, perché i suoi colleghi non sfruttano questa opportunità? Perché non hanno la dovuta curiosità?

mi pare di aver già risposto rileggendo sin qui. ma a sentirla sembro quasi un eroe: nulla di più lontano. sono un uomo in fuga. ogni volta che qualcuno ha cercato di farmi passare sotto quell'asticella.....ho fatto una resistenza furibonda. e alla fine me ne sono andato.

Forse lei ha ragione, vado un po' troppo contro i giornalisti, ma non ne sento più di Biagi, Montanelli, qualche altro. Anche chi era un buon giornalista ultimamente pecca di presunzione, intollerenza o eccessivo zelo. Secondo me è perché, nonostante ciò che si possa dire, non esistono mezzi. Mancano i media. Non è la pubblicità ad esser morta (tema trattato in questo sito altre volte) ma non esistono gli editori; sono pochi, e non buoni. I piccoli editori fanno fatica ad imporsi, i grandi comprano, se non mangiano i piccoli, e così ci troviamo in un corto circuito per cui la comunicazione diretta al pubblico viene decisa dai pochi. E diventa naturale che la pubblicità sia la cosa migliore della televisione.
In Calabria per esempio, dove son nato, non esiste un editore serio. Rubettino prova ad imporsi, ma solo sui libri. Giornali, televisioni, radio: non ve ne sono, e quelle che ci sono hanno dovuto stringere così forti rapporti con 'il potere' che non sono ascoltabili. Oppure non hanno la forza per emergere. Il duopolio in qualche modo sembrerebbe voluto, desiderato, o almeno caldeggiato. Sembra che la storia non ci abbia insegnato nulla, o forse inflisce troppo il peso di Lenin, Mussolini e le grandi dittature? La storia non insegna: IMPERA in Italia. Eppure De Gregori ci diceva 'la Storia siamo noi'. Il pubblico continua a non capirlo, gli editori non hanno coraggio o a cosa è dovuto, secondo il suo parere, l'assenza di pluralismo e di verità in Italia?

vede, tutto parte dalla natura degli italiani. leggono poco. è una colpa? può darsi. consumano televisione, o meglio, sono molto teledipendenti. una colpa? anche qui, può darsi. ma c'è chi capisce e chi no: Berlusconi ha capito benissimo. ha fatto la televisione privata quando sembrava impossibile e c'era solo la TV di stato. ha picchettato uno strato socioantropolicoculturale della società italiana, dandogli un modo di parlare vestirsi e ridere comune. quando ha deciso di avventurarsi in politica, quello strato socioantropologicoculturale è diventato anche ceto politico-elettorale, cioè partito. grande merito. la sinistra non ci ha mai capito nulla. e pur essendo sempre presente nella tv di stato, si è messa ad inseguire Berlusconi sul suo terreno, invece di elaborare una rappresentazione della società italiana alternativa e concorrenziale a quella fatta da Silvio Berlusconi. e ha perso, come sempre accade quando il pubblico parte dopo il privato e lo insegue. Martelli - un socialista - aveva capito, aveva provato a dire: facciamo di raitre il luogo della sperimentazione della tv pubblica e privata (tradotto secondo me: cooptiamola: è un modo anche di capirla, e dunque controllarla. fu crocifisso dalla sinistra comunista, che voleva a tutti i costi i principati televisivi regionali, dove il meccansiamo era lo stesso di Roma, salvo i maggiori posti a disposizioni di lorsignori dove le giunte erano di sinistra. altro che voglia di decentramento. e così oggi l'Italia vive senza sussulti la condizione più umiliante del mondo. in Brasile i marigno che controllano rede globo, scelgono il candidato alla presidenza del Brasile, e magari contribuiscono anche a farlo eleggere. ma non è marigno il presidente del brasile. invece in Italia c'è un signore che col consenso controlla tutti i mezzi di comunicazione di massa importanti metà perchè ne è proprietario, e metà perchè ha vinto le elezioni. si è fatta la gasparri che col sic ha accresciuto i suoi introiti, e controlla buona parte della pubblicità. e lei va domandandosi perchè non ci sono editori?

Vede, il mio ragionamento parte anche dal pressuposto che ahimé si sente l'esigenza di creare siti web in continuazione. La contro-informazione sembra debba partire obligatoriamente dal web. Non le pare sintomatico?

può darsi. ma il grande problema è il controllo delle notizie. il web per ora è inaffidabile. la nuova generazione di giornalisti avrà gli strumenti per farlo. per ora non ci sono.

Ok, sto esagerando. Mi dispiace non aver raccontato di lei. Lo meriterebbe ma i nostri utenti adorano gli ipertesti. Ci può dare qualche link per seguirla?

non ne vale la pena. meglio il controllo diretto degli ipertesti.

In conclusione vorrei dare gli orari di Viva Voce: dalle 9 alle 10 del mattino su 'Radio 24' e in replica dall'uno alle due, seguibile anche via web, è una radio eccellente.

grazie

Prima di congedare il lettore: lei ha ristrutturato il palinsesto. Viva Golem (per gli appassionati della tv... una buona analisi. Peccato, manca un semiologo) e le farei un seggerimento: perché non introdurre esperti di semiotica, di sociologia?

se lei ascolta linguisticamente radio24 lo sente necessario? o come la gente non sa più vedere, neppure sa più ascoltare? se radio 24 è un piacere ascoltarla, ci sarà pure una ragione che esclude la necessità del semiota o del sociologo. è una radio colta, non culturale. va per sottrazione e non per aggiunte e barocchismi.

Lei ha avuto il suo blog . Posso invitare gli utenti a lasciare le proprie domande su questo di blog?

certo.

La ringrazio infintamente per il tempo che ha voluto concedermi, si sa, è il bene più prezioso oggi. Come fa a farsi concedere del tempo da così tante persone impegnate lei?

mah! non sarà vero il contrario, che serve il mio a loro?

:-) pretestuoso, ha ragione. In fondo ai suoi 'clienti' serve la visibilità. E ognuno di loro ha imparato ad usare il mezzo. Non è che forse serva una rottura, un cliche nuovo che loro non conoscano? I politici sopratutto, hanno imparato troppo bene il linguaggio della radio. Adirittura il Presidefnte del Senato sconfessa il premier, lo deride e passa inosservato. Forse anche la radio aspetta che qualcuno la ringiovanisca? in fondo ripetiamo Arbore-Boncompagni, o no?

radio24 è ringiovanita. ma è solo agli inizi. sentirà i cambiamenti tra un anno.......dopo le verifiche....di quello che è stato fatto.

Grazie infinite per aver voluto chiacchiere con me.

Luca Oliverio
Luca Oliverio

Luca Oliverio è il founder e editor in chief di comunitazione.it, community online nata nel 2002 con l'obiettivo di condividere il sapere e la conoscenza sui temi della strategia di marketing e di comunicazione.

Partner e Head of digital della Cernuto Pizzigoni & Partner.

Studia l'evoluzione sociale dei media e l'evoluzione mediale della società.