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"VIDEOCRACY" ED IL RUOLO DELLA PUBBLICITA'

15/09/2009 10:00:00 20640 lettori
4 minuti
Ieri sera ho assistito alla proiezione del film-documentario “Videocracy” di Erik Gandini. Il film mette “nero su bianco” il sistema di potere televisivo di cui l’ Italia oggi offre l’esempio più emblematico. In questo contesto mi piacerebbe però uscire dall’arcinoto discorso potere politico- potere mediatico per soffermarmi su alcuni aspetti legati al mondo marketing e comunicazione. L’avvento della tv commerciale ha portato alla creazione di un “consumo-mediatico” in cui la Televisione ed il suo nebuloso mix di informazione ed intrattenimento la fa da padrone. I fruitori del mezzo e le emittenti si alternano nel ruolo di causa-effetto di un palese abbassamento del livello socio-culturale di contenuti e messaggi, scaricandosi le colpe vicendevolmente. In questo contesto vi è però un terzo attore che possiede l’ago della bilancia: la pubblicità. Le aziende ed i loro brand non possono limitarsi ad un ruolo di sussidio economico della televisione ma sono chiamate ad una scelta: cedere al conformismo o costruirsi personalità di marca slegate da stereotipi condivisi ed idoli imposti. E’ evidente che salire sul carro è sempre più semplice che trainarlo, ma siamo sicuri che sia la scelta migliore? Contribuire al “killeraggio” culturale del paese è una scelta che pagherà sul lungo periodo? Proporre spot banali è davvero così performante? Io credo che creare attorno ai brand discorsi di marca basati su valori e modelli di consumo positivi possa stimolare nei consumatori una ricerca ed una capacità di analisi delle informazioni ricevute maggiormente profonda e qualitativa. Mi chiedo: e se fosse il contenuto della pubblicità a condizionare i palinsesti e non viceversa? Preso atto poi che l’ 80% degli italiani sceglie la tv come mezzo di informazione, ecco che questa sorta di “dittatura mediatica” potrebbe in realtà rivelarsi una preziosa opportunità per cambiare le cose. La pubblicità non deve fermarsi ai “consigli per gli acquisti” ma muoversi in prima persona per spingere e promuovere un vero rinnovamento qualitativo dell’offerta televisiva. Utopia? Michele Rinaldi via http://mktgcafe.blogspot.com/
Michele Rinaldi
Michele Rinaldi

Nasce nel 1982, l’anno della vittoria ai mondiali, e già questo è un segno premonitore. Fin da piccolo impara ad attirare l’attenzione del proprio target con primordiali tecniche di guerrilla marketing. Crescendo, si accorge che l’istinto lo porta sempre a comunicare ed un giorno di Giugno, viene folgorato da una frase: “non si può non comunicare” (Watzlawick).
Spinto da questa teoria consegue: una laurea triennale in Scienze della Comunicazione ed una laurea specialistica in Marketing e Comunicazione d’Impresa.
Inizia la sua avventura professionale nell’agenzia di comunicazione Soluzione Group dove vede crescere la passione per le aziende e per le loro “reason why”.
Contribuisce alla fondazione del Public Relations Network e si specializza nel web 2.0 creando un proprio modello di approccio e gestione della Rete, chiamato A.S.P.
Oggi è responsabile della divisione Digital PR, scrive sul blog Marketing Cafè e sul portale Comunitazione. Ha il piacere di essere docente al Master in "Non conventional marketing + Social Media" organizzato dal Centro Studi Europeo Eurogiovani presso le università di Bologna, Milano e Trieste.