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Razzismo - la parola che avete scelto del mese di Novembre

01/12/2008 7707 lettori
5 minuti
Il razzismo può assumere innumerevoli volti, che mostrano talvolta di voler indossare la maschera dell’ipocrisia. La sostanza naturalmente non cambia: può essere anzi veicolo di forme di discriminazione anche più gravi di quelle manifestate a viso aperto.
Si prenda l’offesa verbale al colore delle pelle, all’identità di genere, ai comportamenti sessuali. Impadronirsi di un’offesa, talvolta, è rivendicare orgogliosamente la propria identità. Qualcosa di simile è avvenuto presso la comunità dei neri americani, alcuni dei quali, in barba a ogni possibile sostituto neutro o eufemistico (blacks, black people, Afroamericans, etc.), si sono assegnati tempo fa un termine fortemente denigratorio come niggers, assai più offensivo degli altrettanto compromessi negroes e coloureds; si pensi anche alle attiviste del movimento americano Women’s Liberation, che si sono attribuite, negli anni Settanta, appellativi come dyke ‘lesbica’ (ma con valore dispregiativo), o a quella parte della comunità omosessuale americana che provocatoriamente, con la fondazione del movimento della New Queer Politics, si è riappropriata qualche anno fa di un termine come queer, con il quale viene indicato spregiativamente un omosessuale in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, e l’ha preferito a gay, che la irriterebbe “perché suggerisce un’immagine stereotipata dell’omosessualità” (Edoardo Crisafulli).
Tuttavia. Se oggi quasi tutti non userebbero mai la parola negro per rivolgersi a una persona di colore, non è tanto perché, credo, i vocabolari o le redazioni giornalistiche l’abbiano stigmatizzata o bandita o abbiano consigliato almeno di sostituirla con nero, ma perché, in fondo, i neri hanno visto riconosciuti i loro diritti di persone. Quel che si nega quando, riferendosi al neoeletto presidente americano, lo si definisce abbronzato come ha fatto recentemente il nostro premier. Qui il nemico non è l’offesa patente alla dignità della persona ma un razzismo subdolo e insinuante. Un nemico, in un certo senso, interno. Pericoloso quanto quello esterno, visibile e affrontabile. Se non, come già anticipavo, addirittura di più.