L'importanza della preparazione nel public speaking
Articolo tratto dal sito Connecting-Managers© | ![]() |
Intervista a Luca Baiguini, formatore e autore di "Il pubblico nelle tue mani"
“Il pubblico nelle tue mani” è un volume centrato sul miglioramento delle tecniche per parlare in pubblico, come è nata l'idea di scrivere un libro su questo argomento?
Il libro trae origine da una serie di corsi, sia in aula sia e-learning, che ho tenuto su questo argomento. Ora, la domanda potrebbe essere “Da che cosa è nata l'idea di tenere i corsi?”. Soprattutto dall'esperienza diretta di fruitore di relazioni e convegni. Mi ha incuriosito il fatto che alcuni relatori, a parità di conoscenza dell'argomento, sapessero attrarre il pubblico in maniera più efficace degli altri, sapessero tenere alta l'attenzione, e raggiungere i loro obiettivi in maniera più rapida ed elegante. Ho studiato e modellato questi speakers di successo, per comprendere quali siano gli elementi che “fanno la differenza”.
Il public speaking all'apparenza è un qualcosa che non sembra richiedere una preparazione specifica ma leggendo il suo libro si capisce che non è così. E' sempre facile far comprendere a dei manager la necessità di questo tipo di preparazione?
No.
Però è assolutamente necessario.
La differenza tra una presentazione di successo ed un fiasco completo si gioca il più delle volte sulla padronanza di una serie di abilità non banali. Se dovessi sintetizzare la mission del libro e dei corsi, direi così:
“Fare comprendere che la padronanza del contenuto non è sufficiente a presentarlo in maniera efficace. È necessaria anche la padronanza del processo di comunicazione”.
Le abilità legate a questo secondo aspetto sono quelle su cui è concentrata l'attenzione in “Il pubblico nelle tue mani”.
Sono convinto che anche lo speaker più “talentuoso”, colui che istintivamente è in grado di attrarre la platea e rendere interessante il proprio intervento, se non trasforma questo talento in consapevolezza del processo che sta generando, correrà sempre il rischio di trovarsi di fronte a situazioni nelle quali il suo approccio non funziona.
E allora entra in gioco la flessibilità e la capacità di fare qualcosa di diverso, che si acquisiscono soltanto con una profonda conoscenza dei meccanismi della comunicazione.
Lei oltre che autore del libro è anche un formatore e uno dei fondatori del portale http://www.mindpoint.it/, ci può descrivere in breve la sua attività e le tematiche che affronta?
MINDpoint.it è nato nel 2001 con l'obiettivo di diffondere in Italia la cultura della crescita personale e professionale, liberando le discipline connesse a questi temi dal dilettantismo e dalla superficialità di alcuni approcci che hanno attecchito anche nel nostro Paese.
Siamo nati, quindi, come un portale di contenuti, pubblicando articoli di autori italiani e stranieri su tematiche come il coaching, la comunicazione, la creatività, la leadership, il public speaking, il problem solving, il time management, la motivazione.
Il passo successivo è stata la proposta di alcuni percorsi formativi creati per i nostri lettori.
Le nostre attività di formazione e coaching, quindi, sono centrate sui contributi degli autori che partecipano al progetto, e sui feed-back che ci giungono dai nostri lettori, in una interazione continua e proficua.
Anche “Il pubblico nelle tue mani” trova su MINDpoint.it la sua estensione on-line, proprio perché la nostra non vuole essere una comunicazione unidirezionale, ma uno scambio di abilità, competenza e cultura.
Sicuramente il lavoro di formatore la porta ad incontrare molte realtà aziendali diverse. Secondo lei quanto è sviluppata la cultura del marketing e della comunicazione in Italia? Una realtà associativa come il Club del Marketing e della Comunicazione quanto può essere importante in tal senso per aumentare la conoscenza e l'utilizzo di queste discipline nel nostro Paese?
Mi piace il termine “cultura”. Io stesso l'ho utilizzato più volte anche in questa intervista.
Mi piace perché è qualcosa che va al di là di qualche isola felice o di qualche best practice, che pure in Italia è possibile trovare (anche se spesso si tratta di modelli “di importazione”).
Il marketing deve diventare non soltanto una conoscenza o un'abilità, ma una mentalità.
Per questo credo che il network (on-line e offline) sia lo strumento più adatto per “fare cultura”, e permeare in questo modo il processo decisionale di manager e imprenditori. E in questo senso realtà come il Club del Marketing e della Comunicazione sono motore e carburante. E chi le anima, se sa porsi come facilitatore e catalizzatore, svolge la funzione importantissima del lubrificante, che impedisce l'usura di un motore che, se vuole davvero creare cultura, deve essere in grado di percorrere molta strada.
Leggi anche la recensione del libro >> GIANLUIGI ZARANTONELLO