Viviana Musumeci: le croci e le delizie della pubblicità
Milano, sede di Daily Media,
Mediaforum e Mezzominuto Magazine.
Viviana Musumeci è rilassatamente tesa.
Cosenza, sedia scomodissima di casa, Luca Oliverio è 'tesamente' rilassato.
Un incontro tra chi conosce benissimo il mondo della comunicazione e soprattutto dell'advertising: Viviana;
e chi da anni gioca a fare il comunicatore
con appassionato e sano sarcasmo.
Perdoni l'incipit, ma mi piace ricordare sempre che l'internet permette l'ubiquità, che promette e realizza uno stravolgimento dell'hic et nunc, perdendo potenza ad acquisendone una completamente nuova e diversa: il live.
Come ci si sente in questa nuova dimensione?
A proprio agio. Per chi fa il mio lavoro internet è fondamentale sia per reperire informazioni sia per comunicare in tempo reale. Da quando c¹è internet ho ancora più ammirazione per i giornalisti della vecchia scuola che reperivano tutte le informazioni lottando contro il tempo e, soprattutto, spostandosi materialmente e non solo virtualmente.
Questa domanda era per rilassarci un po' e rompere il ghiaccio, ma torniamo all'argomento della nostra chiacchierata. Lei ha pubblicato un libro davvero interessante, dal titolo: 'Croce O delizia L'uso dei testimonial in pubblicità' per il gruppo Ediforum. Perché scrivere questo libro? Per quale motivo ha sentito il bisogno di chiedersi quale delle due facce della stessa medaglia rappresenti il testimonial?
Realizzando alcuni servizi ed inchieste per le testate con cui collaboro specializzate in pubblicità e comunicazione mi era capitato di intervistare dei pubblicitari che parlavano del ruolo dei testimonial in termini negativi, ma al contempo non mi spiegavo come mai continuassero ad utilizzarli per reclamizzare prodotti e marche. Per questo ho pensato di indagare sull¹argomento. Non solo:
essendo per natura una persona che cerca sempre di 'sentire più campane', ho pensato che sarebbe potuto essere interessante allargare l¹indagine e coinvolgere anche chi è direttamente interessato all¹argomento, ossia i testimonial,
Il testimonial in Italia è onnipresente, e anche dal suo libro emerge che forse troppi DC li considerino vitali per alcuni prodotti. Da parte mia ho incontrato clienti capaci di puntare tutto sulla presenza del testimonial: colpa della tv, del pubblico o di cos'altro?
Sono molte le cause che contribuiscono ad allargare il fenomeno: la crisi e la quasi conseguente mancanza di coraggio da parte di manager di osare campagne innovative; un certo narcisismo degli imprenditori; l¹incapacità dei creativi di opporre un fermo no, quando non è strettamente necessario affidarsi a dei volti famosi.
C'è da dire però che in Italia, dove tale utilizzo è diventato un vero e proprio stilema per alcune agenzie pubblicitarie, abbiamo probabilmente una predisposizione a questa tipologia di comunicazione, poiché siamo un popolo emotivo, e ci piace riconoscere o vedere quei personaggi, nostri beniamini in qualche modo, che seguiamo in ambito televisivo o sportivo.
Purtroppo, se si organizza un evento, anche benefico, si ha la tendenza a pretendere la presenza dei VIPs. Ma se non ci fossero? Cosa succederebbe? Davvero la gente non sarebbe spinta a partecipare?
Il testimonial attira l'attenzione su di sé per poi spostarla sulle marche, sui prodotti o sui progetti di comunicazione. Credo che gli eventi potrebbero funzionare, se organizzati in maniera creativa o ludica, anche senza affidarsi ai Vip, ma il ricorso a questa tipologia di personaggi, a volte, sfiora la scaramanzia. Se c'è un vip, le cose non possono andare male!
Mi scusi, la sto spingendo a dirci troppo del suo libro, invece preferisco che gli altri lo leggano, per avere il piacere di scoprire da se le risposte. Adesso invece mi piacerebbe conoscerla un po' meglio: Musumeci è un cognome di origine meridionale o mi sbaglio? E quindi anche a lei... il fascino di Milano, il richiamo dell'advertising...
In realtà, il fascino milanese lo subisco da 'provinciale in momentanea trasferta' poiché, dopo aver vissuto i primi due anni della mia vita a Roma, città in cui sono nata, abito da una vita in una città di provincia. E' un po' come se fossi divisa a metà o meglio, come se due anime vivessero in me: da un lato quello della provinciale che ama vivere in una tranquilla città dove tutto è più a misura d'uomo, dall'altro però lavoro nella grande città perché indubbiamente garantisce maggiori possibilità e stimoli. Il mio destino è di vivere sui treni!
Lei si laurea in lingue e letteratura moderna straniera, e lavora come photo editor per la ediforum srl. Si lascia affascinare dal mondo della comunicazione e...
E' vero il mondo della comunicazione mi ha sempre affascinato ed ha sempre fatto parte di me anche quando non avevo ancora preso coscienza di ciò che avrei voluto fare da grande. Il lavoro di photo editor (che però attualmente svolgo molto meno) lo lego alla mia passione per le immagini e l¹iconografia in generale; ma la scrittura è sempre presente e necessaria. E¹ il mio modo di dare forma alle cose.
Si interessa di libri, ne scrive e ne ha anche tradotto uno. Quindi i suoi studi tornano ad esserle molto utili, uniti alla passione che la ha travolta per il mondo della comunicazione?
Sì, è stato il primo lavoro che ho realizzato appena laureata. Tra l¹altro il libro è un testo fondamentale sulla storia e l¹uso dell¹ipertesto su cui si 'appoggia' teoricamente internet. Qualcuno direbbe: 'Tout se tient'
Non la voglio tediare oltre, e quindi mi congederei anche da questo lettore. Prima un'ultima domanda però. Cosa ne pensa della rete? Da alcune ricerche emerge che chi naviga lo fa soprattutto per reperire immagini più o meno di pornografia. Lei ne ha scritto. Cosa ne pensa?
Io credo che, come sempre, gli strumenti non siano né buoni né cattivi, dipende sempre dall¹uso che se ne fa e da chi lo fa. La rete ha democratizzato l¹accesso alla cultura e alla comunicazione. Chiunque sia sufficientemente preparato, può comunicare oggi tramite internet. Sono però contraria alla censura. Credo che le idee ³negative² si combattano con lo studio, la preparazione e l¹uso del buon senso.
E se usassimo la rete per creare reti di relazioni come tentiamo di fare noi con comunitàzione e LaGrandeAgenzia.it?
Potrebbe essere una delle soluzioni possibili. Utilizzare internet per divulgare informazioni e relazioni costruttive.