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Marketing: tempo di postmodernità o di nuova modernità? (Prima Parte)

20/06/2005 30897 lettori
4 minuti

Neo, Macro, Micro, Tribal, Etnico, Geo sono solo degli affissi che negli ultimi anni sono stati utilizzati per definire un nuovo filone o comunque un diverso taglio di studi del marketing. Eppure credo che oggi troppo facilmente si parli di marketing facendo risalire ad esso di tutto e di più senza però andare ad approfondire alcun concetto in modo specifico e penso che questo sia direttamente legato a questa “tendenza” di definirlo, segmentarlo, miniaturizzarlo andando a perdere un’ottica d’insieme o comunque un orizzonte trasversale completo. E’ sicuramente la via più facile ma come spesso accade probabilmente non è quella più produttiva, ricca e foriera di buoni risultati.

L’invito che faccio in “puro spirito postmoderno” è di non considerare come eccessivamente nette e definite le classificazioni che vengono fatte da un autore piuttosto che da un altro. Oggi tutto può essere considerato marketing e al tempo stesso nulla è più soltanto marketing.

Penso che il più grosso errore sia proprio quello di definirne i confini e di fissarne paletti  andando ad analizzare l’aspetto puntuale perdendo così un’ottica globale. Dicendo questo mi ricollego al terreno in cui gli studi di marketing più recenti si sono poggiati e che anch’io ho particolarmente approfondito: il postmodernismo.

Se il modernismo è  (o dovrebbe essere) chiaro a tutti, lo stesso non può dirsi per il postmodernismo.

Cos’è il postmodernismo? Possiamo vederlo come una corrente filosofica, un filone culturale che a partire soprattutto dall’architettura ha raggiunti altri campi di scienza (Lyotard) o, di contro, lo si può vedere come uno “stato”, un “setting” in cui si ritrova ogni soggetto (ognuno di noi nel “QUI ED ORA”), individualmente ma anche come membro di gruppo.

All’estero ancora più che in Italia, è stato fatto un grande sforzo per la revisione e la rivisitazione di quelli che per anni erano stati i rigidi postulati di marketing proprio in virtù di nuovi valori e nuovi ideali che son quelli postmoderni. In realtà c’è chi già, oggi, propone un superamento del postmodernismo o lo relega ad una moda passeggera che nessun altro effetto ha avuto se non quello di togliere certezze e di smontare costrutti ritenuti quasi dogmi inattaccabili. Credo sia un passo affrettato o comunque un giudizio troppo radicale; ritengo sia precoce questa ulteriore “ventata di aria nuova” o forse, da altri punti di vista, questo ritorno al passato senza che ancora non si siano approfondite le tematiche postmoderne nel nostro campo di studi e non sia potuto trarre tutto il reale beneficio derivante dalle potenzialità postmoderne.

Non sono d’accordo con chi ritiene che il postmodernismo debba considerarsi superato, anzi penso proprio che a causa dell’incertezza economica, geopolitica e sociale che è davanti ai nostri occhi, oggi versiamo proprio in un contesto che è di forte stampo postmoderno. Il contesto in cui viviamo e quindi quello in cui le aziende operano è sempre più dinamico, complesso, veloce, variabile, multiforme, caleidoscopico e tanto altro ancora. Credo quindi che il marketing debba continuare a studiare in quella direzione; certo, non tutti i valori postmoderni possono ancora essere considerati utili e attuali ma facendo ricorso al principale valore postmoderno - il rifiuto di ogni Verità che debba ritenersi unica, stabile e assoluta in quanto precostituita - i nostri studi quasi certamente potranno andare avanti.

 

Ultimamente si parla molto di Humanistic Managemernt in virtù dell’uscita del suo “Manifesto”, la pubblicità istituzionale aziendale (un esempio per tutti, quella recentissima degli enti creditizi) altro non fa che cercare di “personificare” l’azienda ed anche quella commerciale sfrutta l’essenza umana nella sua quotidianità  per l’avvicinamento dell’azienda al proprio mercato di riferimento. Ecco, penso che questo debba essere ancora il punto su cui andare a battere: il fatto che il mondo del lavoro e dell’impresa è inserito nel contesto sociale più ampio che altro non è se non un contesto di socialità fatto di individui (che cercano una propria realizzazione) per gli individui.

L’individuo e il  recupero dell’individualità, quindi, devono costituire le “ipotesi forti” (piuttosto che Paradigmi, di stampo nettamente “moderno”) sulle quali valutare nuove teorie, nuovi approcci o strategie o su cui soltanto rivedere e rivisitare quelle passate.

Il moderno e il postmoderno sono quindi quanto mai comprensenti perché nel superamento del postmoderno altro non si è fatto se non recuperare e rivivere (con un’esperienza postmoderna alle spalle) quelli che erano i vecchi ideali, obiettivi e temi moderni. Anche qui, un corso e un ricorso storico, un fluire all’interno di una spirale di tensioni vecchie e nuove che si ripresentano puntualmente nella storia dell’umanità. Sono d’accordo che l’obiettivo è sempre davanti a noi ma si prendano i giusti tempi e si maturino le giuste riflessioni….movimenti a destra e a sinistra piuttosto che solo proiettati in avanti come se fossimo su dei binari già saldamente posizionati.

 

 

Sandro Aglialoro
Sandro Aglialoro

Sono una persona empatica, mi piace conoscere nuova gente e stare in compagnia degli amici, fare sport, stare all’aria aperta, vivere nuove sfide e viaggiare appena ne ho la possibilità; amo molto leggere e sono appassionato di comunicazione interpersonale e di psicologia. Qualche nota sulla mia formazione: sono dottore in Economia Aziendale. Appassionato di marketing, comunicazione e formazione nonchè di psicologia, internet e della Cina. Nel 1996 ho preso il diploma in ragioneria e per quanto possa sembra strano, è stato proprio durante le superiori che ho maturato la mia “passione umanistica”.
Ho conseguito la laurea in Economia Aziendale presso la Bocconi di Milano con la votazione di 110 e lode, raggiungendo quindi uno degli obiettivi che mi ero prefissato.
Ho una specializzazione in Marketing con un focus al mondo della moda e del design.
Infine ho conseguito un Master in Direzione e Formazione delle Risorse Umane.

Lavoro: mi sono "gettato" nel mondo del lavoro appena diplomato; ho maturato numerose esperienze lavorative ed extraprofessionali in svariati campi (tenuta contabilità, vendita, consulenza finanziaria/assicurativa e previdenziale ed, infine, in consulenza di marketing, in risorse umane e nella formazione). In funzione delle mie esperienze e del grado con cui queste mi appagavano ho impostato la mia formazione, ho compiuto le scelte accademiche di specializzazione ed ho avuto modo di sviluppare flessibilità, team working e una particolare predisposizione ai contatti interpersonali anche soltanto professionali.

Sono una persona vivace, estroversa, amichevole, energica; come dicevo, sono particolarmente portato per la parte più “umanistica” degli studi di economia, quindi mi sono orientato maggiormente verso le aree in cui centrale è l’individuo: il marketing strategico ed analitico, da una parte, e l’internal marketing e le risorse umane, dall’altra.
Da qui la mia ricerca (che continua ancora oggi) e quindi la mia tesi dal titolo “La centralità dell’individuo nelle aziende per la creazione di valore d’impresa” (relatore: prof.ssa Antonella Carù) in cui ho approfondito le relazioni tra customer satisfaction ed employee satisfaction e nella quale propongo un mio “metamodello” e una “metastrategia” con cui ritengo che le aziende possano rivedere la propria organizzazione e il contesto in cui operano.


Ed oggi? Mi sono occupato di marketing all'interno di un progetto con la Cina; oggi lavoro per una multinazionale russa nell'ambito della protezione informatica e saltuariamente mi occupo di formazione a Palermo e a Milano. Da due anni poi MostraMi, la mia grande passione, www.mostra-mi.it, eventi artistici culturali di charity. Insomma, giro a 1000 ma mi piace!!!