Simone Cristicchi: "La mia filosofia della lumaca"
“Vorrei cantare come Biagio” ha fatto scoprire al pubblico un cantautore innovativo, dotato di humour e intelligenza. Il primo singolo di Simone Cristicchi, infatti, è un attacco all’industria discografica, troppo spesso impegnata a pensare più al business che all’arte. Ora è uscito “Fabbricante di canzoni”, disco d’esordio di Cristicchi, in cui c’è anche un duetto con Sergio Endrigo. Abbiamo intervistato questo giovane cantautore.
'Vorrei cantare come Biagio' è stato un successo. Non è ironico che ti sia capitata un po´ la stessa cosa di Caparezza con 'Fuori dal tunnel'? Il suo brano se la prendeva con il divertimento a tutti i costi, criticando anche le discoteche... e proprio in discoteca andava forte! La tua canzone contesta il vizio commerciale di cercare sempre la hit del momento... ed è diventata subito un tormentone!
«Indubbiamente quando è nata la canzone (per altro in un momento di grande sconforto e tristezza per la situazione di “stallo” in cui mi ritrovavo) non ho percepito la sua ambiguità. Poi parlando con la gente ho scoperto che ognuno la interpretava diversamente! E forse è un pregio, anche se un pericolo. Si rischia l’equivoco! Dopo il successo che la canzone ha avuto, mi definisco un “tormentone per caso”, nel senso che “Vorrei cantare come Biagio” era un pezzo che neanche volevo proporre alla mia casa discografica…».
Ma Biagio Antonacci ti piace o no?
«Tu che dici?».
Ho trovato, sinceramente, geniale il tuo primo cd. Ci sono molte trovate originali, oltre che deliziosamente pungenti: mi viene in mente 'A sambà', in cui fai il verso ai cantanti brasiliani parlando di una 'saudagi' per una Roma che non c´è più, dove i ristoranti cinesi (almeno sulla Tuscolana) prevalgono sulle trattorie. Sei convinto che la realtà, se viene raccontata con ironia, possa sembrare un po´ meno brutta?
«Non solo. Sono convinto che tramite l’ironia si possano mandare dei messaggi anche importanti! Il maestro era Rino Gaetano, che con i suoi testi si è rivelato quasi “profetico” («…allestite anche le unioni tra le ditte di canzoni…», diceva in 'Escluso il cane'). Mi sento molto vicino alla fragilità di Troisi, che pure viene considerato un grande attore comico».
Il tuo nuovo singolo si chiama 'Studentessa universitaria', e verte su una ragazza siciliana fuori sede. Lei esiste veramente o, per scrivere la canzone, non ti sei ispirato a nessuno in particolare?
«L’ho scritta qualche anno fa (la canzone fu “scartata” alle selezioni del Festival di Sanremo!). Non è dedicata ad una ragazza in particolare, ma ho cercato di raccontare con parole mie la storia e la malinconia che esiste in alcune case di studentesse “fuori sede”, luoghi di passaggio ai quali non ci si affeziona più di tanto. Ho costruito il testo come un cortometraggio, giocando con il contrasto tra i ricordi d’infanzia di un paese del Sud ed il presente di una metropoli grigia e caotica».
Mi ha colpito il tuo duetto con Endrigo in 'Questo è amore': ironia della sorte, il brano viene pubblicato solo oggi, dopo la morte di questo grande artista, ma non dubitiamo della tua buona fede visto che il pezzo fu registrato addirittura nel 2001. Due anni fa io ho avuto l´onore di conoscere Endrigo: mi fece un´ottima impressione, fu molto umile e gentile. Mi piacerebbe sapere il ricordo che tu hai di lui.
«Sono cresciuto con la musica degli anni ’60 nell’aria di casa. Non sono molto portato a scrivere canzoni d’amore. O forse la timidezza e il pudore me lo impediscono. Il mio produttore mi fece ascoltare “Questo è amore”, un brano di Endrigo poco conosciuto, ma di meravigliosa poesia. Me ne innamorai all’istante e chiesi di contattarlo per poter fare una mia versione. Endrigo volle ascoltare le cose che facevo, poi accettò. Ed io alzai la posta chiedendogli di cantarla con me! Non so cosa sia scattato in lui, forse il fatto di “duettare” con un giovane artista emergente, creare un legame tra le nostre generazioni, lasciare una traccia… Venne in studio e incise la sua maestosa ed elegante voce, tra l’emozione di tutti i presenti e i brividi del qui presente. Il risultato è la cosa più bella che mi sia capitata di fare con la musica. Endrigo rappresenta per me (e per chi ne conosce l’opera), un monumento della canzone italiana, maestro di coerenza e poesia, che ha avuto il pregio di saper parlare con le canzoni anche ai bambini».
Oltre a 'Vorrei cantare come Biagio', nel disco ci sono altri due pezzi che criticano aspramente certi meccanismi del music business: 'Fabbricante di canzoni', che è contro i 'pedofili musicali' che pianificano a tavolino ogni mossa, e 'Ombrelloni'. Quest´ultimo pezzo è secondo me la traccia migliore del disco: esilarante, irriverente, simpaticissima. Ci racconti com´è nata?
«“Ombrelloni” è nata dopo il resoconto di una telefonata tra il promoter di una casa discografica ed il direttore artistico di una famosa radio italiana. Nel testo della canzone che avevo presentato alla radio mancavano alcuni termini “fondamentali” per poter debuttare in un periodo estivo (una canzone per l’estate...): ombrelloni, spiagge, mare, sole, ecc. E questo la dice lunga su alcuni meccanismi che esistono. Il lancio della mia canzone saltò, e dovetti ricominciare tutto daccapo! Scrissi per rabbia e per un senso di impotenza questa canzone, accontentando le richieste del direttore artistico a modo mio (nella canzone Cristicchi canta frasi come 'l’Ombrellone te lo ficco nel culo' e 'ci piscio sulla tua abbronzatura', n.d.a.)».
Beh, si può ben capire che hai il 'dente avvelenato' con certi discografici: tra l´altro, un tuo cd doveva uscire già alcuni anni fa per un´altra etichetta. Tu, però, non sei sceso a compromessi e hai aspettato il momento giusto, riuscendo alla fine nel tuo intento. Si riferisce a questo la frase 'Se nessuno la schiaccia lungo la strada, la lumaca arriva dove vuole'?
«Sicuramente. Ma si riferisce anche alla “filosofia della lumaca” di cui sono un fervido sostenitore. La lentezza può aiutare a guardarci meglio intorno, ad evitare errori, a dare un senso al tempo e a tutte le cose che oggi scorrono così veloci davanti ai nostri occhi».
Il successo di 'Vorrei cantare come Biagio' ha generato anche alcuni sfottò, come quello di Vittorio Merlo che ha scritto 'Vorrei essere Simone Cristicchi'. Sapevi dell´esistenza di questa canzone? Che ne pensi?
«Sì, ne ero a conoscenza. Il suo autore l’ho conosciuto qualche anno fa, nell’ambito di un concorso per cantautori. La canzone è simpatica e arguta come il suo autore, che spero di incontrare di nuovo!».
Hai definito la tua musica una 'macedonia pop'. Non pensi che la tua tendenza a mescolare tanti generi in uno possa essere fuorviante per chi ti ascolta?
«E’ un rischio che ho voluto correre! L’album è un contenitore di tutto ciò che ho assaggiato nella mia vita musicale. Amo la libertà di mescolare come in un cocktail i suoni e le atmosfere. Se non l’avessi fatto nel disco di esordio, avrei forse mentito a me stesso e a chi lo avesse ascoltato. A quanto mi dicono, la sua varietà di generi e argomenti rende l’ascolto scorrevole, e questo è ciò che desideravo. Il disco a sua volta è molto diverso dai miei spettacoli, dove arrangiamo tutto in acustico con chitarra classica, fisarmonica, contrabbasso e mandolino. Qui, a differenza dell’album, tutte le canzoni, legate da un filo conduttore, vanno a creare un unico grande racconto (che si chiama “Centro d’Igiene Mentale”, n.d.a.)».
Per concludere: chi è Rufus?
«Rufus è un pazzo che continua a mandarmi testi via mail, che io poi metto in musica. “Prete” è il risultato di questa collaborazione immaginaria. L’unico problema è che viene spesso a farmi visita ai miei concerti, sale sul palco e comincia ad insultare tutti… Ma io lo lascio fare e gli concedo sempre un piccolo spazio! Quello che dovrebbero avere tutti nella musica, anche i più pazzi».