Il tvfonino è stato un flop
Il 2006, secondo ottimistiche quanto infelici previsioni, doveva essere l'anno della consacrazione definitiva delle tv fruibili tramite telefono. Gli operatori nutrivano una fiducia incontrastata nei confronti di questa novità rivoluzionaria, e non solo relativamente alla videochiamata: anche per questo erano già stati intrapresi accordi di partnership con i fornitori di infrastrutture e i content providers, in modo da essere pronti, nel momento dello start up, ad avviare in concreto le offerte sul mercato. Il video-cellulare, insomma, sembrava avanzare inesorabilmente. Eppure, a distanza di 5 anni, bisogna prendere atto che il tvfonino non solo non ha mai avuto particolare appeal tra il pubblico di massa, ma è stato un tremendo flop. Le ragioni sono presto dette: la televisione è l'unico mezzo di comunicazione che non può essere portato agevolmente "in giro" come avviene per la radio o le riviste cartacee. Di conseguenza, pensare a uno schermo tv così piccolo come quello del video-cellulare era un'operazione troppo ardita. E che, a conti fatti, non ha sortito i risultati sperati. Troppo scomodo vedere le trasmissioni su una superficie così ristretta, senza contare il fatto che - al di là dell'autobus o della metropolitana - in quale altro contesto ci si poteva muovere usufruendo della tv "portatile", quando la stessa tv è per definizione un medium totalizzante, che richiede grande attenzione da parte dell'utente?
Eppure i diretti interessati ci credevano, e tanto. In principio furono i goal: erano loro ad essere visibili sui telefonini. 3 aveva lanciato addirittura la rubrica '93° minuto'. Poi arrivarono i notiziari e quant'altro. Vagiti prestigiosi di una tv di là da venire. Sempre 3, che puntava molto su questa tecnologia, aveva stipulato un accordo con il Gruppo Profit per l'acquisto di Canale 7: un annuncio storico, perché in questa maniera 3 era diventato il primo operatore di telefonia mobile a disporre di una propria rete televisiva, tramite il digitale terrestre. Obiettivo: rivolgersi ai 4,8 milioni di utenti 3 con un’offerta di pay tv e servizi interattivi per il videofonino, cominciando a trasmettere programmi propri nella seconda metà del prossimo anno. Oggi La3 esiste ancora, ma è un normalissimo canale del bouquet Sky.
Si fece avanti anche Nokia, che voleva puntare su mobile tv, musica e wireless, integrando il tutto con il suo gaming. Per tutti, il mix tra telefonino e tv doveva essere basato su una tecnologia nuova di zecca, la Dvbh, e avere uno schermo più grande per garantire una migliore risoluzione: era prevista una qualità video "discreta". Cioè "insufficiente", in un'epoca in cui si parla di HD. A trarre in inganno i soliti beninformati era stata la famosa "convergenza multimediale", che aveva portato a pensare che prima o poi la televisione sarebbe stata fruibile attraverso il telefono. In principio fu la radio a doversi adattare per non soccombere ai frequenti cambiamenti che la tv aveva comportato: divenne sempre più interattiva, sbarcò su Internet (con le web radio) e riuscì, di conseguenza, a mantenere sempre la propria leadership nell’ambito dei media-con-il-rapporto-più-diretto-con-il-pubblico. Discorso che, ovviamente, vale anche oggi, al presente, e non solo al passato remoto. Tuttavia, da qualche tempo anche il “medium freddo” (come lo chiamava Mc Luhan) ha dovuto arrendersi a questa esigenza evoluzionistica, e si è visto costretto ad accettare il fatto che bisogna mutare pelle abbastanza spesso per evitare che Internet (e non solo) mandi tutti a casa. Ma se oggi le web tv sono una realtà in continua espansione, di fatto il tvfonino è stato un fallimento.