Tutto intorno alla camicia
A cosa serve la cravatta? Se lo chiedeva anni fa Luca Carboni in una sua canzone. Inutile dire che la cravatta serve eccome: in una società come quella attuale, non solo dell'informazione ma anche, inevitabilmente, dell'immagine, il primo impatto che si ha sul proprio interlocutore è anche la prima, fondamentale, impressione che a lui si farà. Insomma, un biglietto da visita di non trascurabile importanza. Ciò si riflette, per noi uomini, non solo sull'immancabile completo in cui, appunto, la cravatta è d'obbligo, ma anche su un'altra serie di abbigliamenti che comunicheranno un messaggio preciso a chi ci sta davanti. E tutto questo lasciando perdere materie come capelli, baffi e barba. Lo stile "casual" può avere diverse varianti: impossibile riassumerle tutte. Per fare, comunque, un esempio, presentarsi con le scarpe da tennis e il maglioncino può essere visto come un segno di libertà, ma anche di scarsa considerazione della forma. È vero, si dice che l’abito non faccia il monaco, ma si sa che oggi questa non è più una grande verità. Per lo meno, se l’abito non fa il monaco, sicuramente fa il manager. Apparire oggi vuol dire essere. C’è però un elemento del vestiario che svetta sugli altri: è la camicia. Proprio così: la camicia. Un fattore che dice molto di noi. Con uno o più bottoni aperti, fuori dai pantaloni, a tinta unita o a quadri, ogni minima variazione comunica al destinatario un differente messaggio, e presuppone naturalmente un diverso feedback. La camicia chiusa dal primo all’ultimo bottone è una prerogativa ormai degli anni ’60, e non ha senso se al colletto non è allacciata una cravatta: al contrario, veicola un’idea di antiquato e anche un po’ sfigato. Se invece il bottone del colletto viene lasciato aperto, si comunica un’idea di normalità (dal momento che la stragrande maggioranza di noi sceglie questa soluzione) ma anche di sufficiente dinamismo. Un dinamismo che diventa eccessivo e rasenta il coatto se i bottoni aperti della camicia sono due, o anche di più: si vede troppo il petto, e specie se è villoso l’effetto è tutt’altro che gradevole. Insomma, la decodifica non può che risultare negativa. La camicia fuori dai pantaloni, che potremmo associare soprattutto al grunge primi anni ’90, è un evergreen, ma tutto sommato è anche un modello di trasgressione superato. Molto meglio, in tal senso, parlare di camicie parzialmente strappate. C’è poi la componente cromatica: per comunicare un’idea di sobrietà, si preferiranno toni chiari o comunque poco appariscenti, preferibilmente della stessa gradazione tonale. Viceversa, la camicia a quadri suonerà (a seconda delle circostanze, ovviamente) come un piccolo azzardo e una sorta di “confidenza” nei confronti degli altri. Lo stesso identico discorso vale per la scelta della fantasia della cravatta. A voi, adesso, giovani comunicatori, il compito di decidere cosa fare dei vostri abiti!