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Il Nobel e il Teatro. Dario Fo Ospite del ComuniCattivo.

27/03/2006 27614 lettori
4 minuti

“In estate a Pesaro porterò in scena ‘L’italiano in Algeri’”

“Non amo per niente i reality televisivi. Mi sembrano stupidi, vuoti, bassi e molte volte estremamente volgari”

“Non mi dispiace morire, mi dispiacerà non più vivere”

Venerdì 23 marzo alle 15.35 su Radio 1 Rai, Dario Fo è stato l’ospite del “Confessionale del ComuniCattivo”, programma sui linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti.

Ecco un estratto dell'intervista.

Ottant’anni. Un traguardo o soltanto una tappa?

Speriamo che sia entrambi. Traguardo vuole dire che non andiamo più oltre e ci mettiamo a riposare. Tappa invece vuol dire che si procede e io spero che si proceda ancora. Mi piace troppo stare al mondo.

Quanto di ciò che hai avuto dalla vita è dipeso dalla fortuna e quanto da te?

Io sono stato fortunato, sono nato davvero con la camicia e non è un soltanto un modo di dire ma un fatto determinante. Ho avuto la fortuna di poter realizzare tutto quello che sognavo di voler avere dalla vita. Volevo fare il pittore e l’ho fatto, poi a un certo punto volevo anche recitare e l’ho fatto. Ho avuto la possibilità di frequentare l’Accademia di Brera e il Politecnico e anche questo mi è riuscito. Ho smesso cose che non mi interessavano più, ho cambiato forma, modo e modello e continuo sempre a cambiare. Tengo lezioni sulla pittura, sulla scultura, sull’architettura, vado a inventarmi i carnevali, mi interesso di politica. Insomma sono uno che non sta mai fermo e mi fa bene. Essere sempre in pista è un vantaggio enorme.

Hai vissuto in prima linea gli anni turbolenti della nostra democrazia…

Tutti e con rischio. Ma questo fa parte del gioco. Credo che coloro che non corrono pericoli, non devono fare fatica, non si ritrovano a cominciare d’accapo, non abbiano tensione e incisività sulle cose che realizzano.

Rifaresti tutto?

Non voglio un’altra vita. Ma che scherziamo? Dove la trovo un’altra così intensa e così bella? Ho avuto la fortuna di sposare una donna intelligente e viva che mi ha seguito e che mi ha insegnato un sacco di cose, che non mi perdona mai gli errori. Ed è lì la straordinaria fortuna: essere tirati via con una severità importante dagli errori che si compiono.

Tu e la tua famiglia avete pagato un duro prezzo per difendere i vostri ideali. Ne è valsa la pena?

Ma certo che ne è valsa. Perché è quello che devi pagare per poter realizzare un minimo momento di civiltà e democrazia. Devi sempre pagare qualche cosa, se non sei disposto a farlo vuol dire che non sei disposto a vivere le situazioni positive.

Che cosa pensi della politica attuale?

Non penso gran bene. Penso che ci si dimentichi spesso della funzione che deve avere un politico verso la società. Molte volte i politici si dimenticano che fare la politica non vuol dire trovarsi nei posti di comando, gestire un successo, realizzare un momento di prestigio nella vita. È determinante il fatto di servire le persone che hanno bisogno, quelle che vengono schiacciate, mortificate, umiliate, derubate. Ecco arrivare in soccorso e non accettare che si segua questa chiave è il dovere principale di uno che fa la politica.

Rimpianti?

No, nessuno perché è talmente sfacciata la fortuna che ho avuto che non posso rimpiangere cose che non sono avvenute. Anzi ne ho avute fin troppe, certe volte annegavo quasi nella fortuna.

Di che cosa hai paura?

Non sono uno che ha paura normalmente, sono stato anche incosciente. Mi sono sempre buttato senza neanche quasi verificare o calcolare il pericolo che correvo e quindi paura non ne ho. L’unica cosa che ho è un dispiacere, quello verso il giorno in cui dovrò lasciare questo mondo. Non è che mi dispiace morire, mi dispiacerà non più vivere.

Cinema, televisione, teatro, letteratura. Quale forma di comunicazione ti appassiona di più?

Sono uno dentro l’altro, sono concomitanti e innestati in una specie di composizione determinante. È come chiedere se è più importante avere il tetto, la base, la finestra, sono tutte parti di uno stesso monumento. Io sono nato pittore, ma amavo moltissimo recitare, non sono nato architetto e non lo sono mai diventato, amo disegnare i costumi, inventare le scenografie e amo raccontare la storia dei grandi pittori e dei grandi artisti del mio Paese.

Sei stato insignito del premio Nobel per il tuo linguaggio incomprensibile ma altamente comunicativo. A leggere così può sembrare una contraddizione in termini. In realtà il tuo è un linguaggio che si esprime con il corpo più che con la parola. Ma riesci a comunicare in eguale misura al popolo e agli acculturati?

Una delle cose che mi sorprendono sempre è quando vado all’estero, mi metto a fingere di parlare la loro lingua e loro a sorpresa mi capiscono. Ed è una lingua che non conosco. È un modo di sollecitare l’immaginazione e la fantasia più che la scrittura per se stessi.

Quanto è contato il sodalizio con tua moglie, Franca Rame?

È stato fondamentale. Dico la verità: se non avessi avuto come compagna Franca non sarei riuscito ad arrivare al Nobel.

Sei nato da una famiglia modesta eppure hai frequentato l’Accademia di Brera e hai studiato architettura al Politecnico. Chi o che cosa ti motivava?

Prima di tutto il piacere enorme di sapere, di conoscere ed è un piacere che cerco sempre di proiettare nelle persone che mi sono vicine come i figli, i nipoti, gli amici, i ragazzi. Io credo che la ragione per cui ci siano tanti ragazzi che vengano verso di me e mi dimostrano affetto e curiosità sia proprio questo: il fatto di produrre in loro il piacere di scoprire cose nuove che normalmente si nascondono sia per censura, sia per ipocrisia e imbecillità.

La creatività è innata?

Certo che c’è una parte importante in ognuno di noi di creatività che è dentro il Dna. La gioia di creare, di inventare, di avere fantasia e sollecitarla è una chiave determinante e fondamentale del nostro essere.

Che cosa pensi dei reality televisivi?

Non li amo per niente, mi sembrano così stupidi, così vuoti, così bassi e molte volte estremamente volgari.

E della tv trash?

Non amo queste forme di arraffo e di speculazione sulla poca intelligenza della gente.

Che cos’è per te la tv trash?

Approfittare della poca vivacità e scaltrezza del pubblico.

Quale personaggio della tv butteresti dalla torre?

Non voglio buttare nessuno dalla torre per poi vederlo spiaccicato al fondo e poi sentirti dire che si è buttato da solo.

E quale salveresti?

Sicuramente porterei in alto tutti coloro che non pensano soltanto a se stessi ma alla comunità. Che pensano di regalare quello che sanno e quello che hanno a coloro che ne hanno bisogno. Io ho avuto maestri e professori eccezionali che mi hanno insegnato l’abc della generosità.

Sei riuscito a superare persino un ictus. Che cos’è che ti dà tanta forza?

In questo caso era l’affetto degli altri e lo slancio che dimostravano un aiuto nel determinarmi la solidarietà. E questa è fondamentale nel rapporto tra gli uomini e le donne.

Credi nell’amicizia?

Sì, è una cosa importante che è sempre legata a un fatto di grossa affettività cioè l’amore. L’amicizia non si può staccare dall’amore.

Chi sono i tuoi amici più cari?

Sono quelli coi quali posso discutere, che mi mettono magari in crisi, che non soltanto mi dicono cose buone e gentili sui miei lavori, ma hanno anche il coraggio di indicarmi uno sbaglio quando sto andando per una tangente non corretta. Cioè coloro che vivono in onestà e in sincerità la mia vita e anche la loro.

A chi o a che cosa fai ricorso quando sei giù di umore?

Se sono giù normalmente vado a dormire. Non mi piace produrre agli altri e a quelli che mi stanno vicino la sensazione di negatività. Mi piace trattare con la gente e subito produrre un gioco, un’eccitazione, una giocondità. Quando sono triste cerco di scantonare oppure mi metto a camminare. E quando sono ragazzo correvo moltissimo. Sono stato un podista di notevole valore, ero uno dei più veloci d’Italia. Ho fatto persino un film che era “Lo svitato”, un personaggio che correva sempre tanto nella gioia quanto nel dolore. Correva per andare contro il tempo e superare attraverso la corsa ogni malinconia.

Quali sono le tue manie?

Ne ho tante, soprattutto la mania di poter leggere e trascrivere le cose, i fatti, la storia. Quando leggo un testo di storia vado subito alla ricerca di tutto ciò che può verificare l’autenticità e la credibilità di quello che leggo. E questa è un’ossessione che mi porta anche grandi vantaggi.

Qual è il tuo sogno di società?

Una società fatta di vantaggi che collaborano l’un l’altro verso un bene comune e non individuale.

Progetti?

Ne ho tanti. In questo momento sto facendo un lavoro su alcuni pittori: Giotto, Correggio, Piero della Francesca. Vado avanti ancora con altri pittori che sto studiando per poter raccontare in piazza, a teatro, quella che era la loro vita alla gente che vive con queste opere vicino. Quest’estate a Pesaro metterò in scena “L’italiano in Algeri”. Sono tante le sollecitazioni a fare che non ho il tempo e mi dispiace. Quando mi dicono “cento di questi anni!” io rispondo “sono pochi non bastano, dammene qualcuno in più!”.

Igor Righetti
Igor Righetti

Igor Righetti è nato a Grosseto il 25 giugno 1969. Cancro ascendente vergine di cui ha preso tutti i difetti ma anche qualche pregio, è parente diretto di Alberto Sordi da parte di padre. E' massmediologo, giornalista professionista, saggista, docente di Giornalismo, Linguaggi radiotelevisivi e Infotainment in numerose università pubbliche e private, attore, autore e conduttore radiotelevisivo. Ha frequentato il laboratorio teatrale di Mario Fraschetti e la scuola Agimus di musica e canto diretta dal professor Bogi.



Ha cominciato il suo percorso professionale di giornalista al quotidiano “La Nazione” e ha proseguito a “La Stampa” (dove dal 1991 al 1993 è stato responsabile della pagina “Cultura e tradizioni locali” dell’edizione della Valle d’Aosta) e all’Indipendente.



Nel 2003 ha sdoganato la “comunicattiveria” attraverso il progetto crossmediale (radio, tv, Internet, editoria, musica e carta stampata) denominato “Il ComuniCattivo”. Sono 7 gli universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio, sulla sua creatività e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento).

Il suo stile di conduzione ricorda gli anchormen anglosassoni; Righetti, infatti, per questo suo modo di comunicare viene definito il “David Letterman italiano”.

Ha scritto i libri “Prove tecniche di comunicazione” e “Il ComuniCattivo e la sua vena creativa” (Guerini e Associati editore). Con Baldini Castoldi Dalai ha pubblicato “Come ammazzare il tempo senza farlo soffrire” giunto alla seconda edizione. Su Raiuno, all'interno di Tg1 libri, è autore e conduttore dell'”Aforisma del ComuniCattivo”. Su Raidue è stato autore e inviato delle due edizioni del programma “Futura city”. Ha ideato e condotto il format del primo radio reality “In radio veritas, la parola alla parola” andato in onda in diretta su Radio 1 Rai.

Per il suo linguaggio innovativo Righetti nel 2005 ha ricevuto il premio nazionale “Penna d'oro” promosso dall'Associazione di cultura nel giornalismo. Nel 2006 ha ricevuto il “Grand Prix Corallo Città di Alghero” per aver ideato un linguaggio moderno dove l'informazione e la cultura vanno di pari passo con l'ironia e l'intrattenimento. Il 6 novembre 2007, come esempio originale di programma di infotainment, gli è stato assegnato il premio internazionale Euromediterraneo destinato ai migliori progetti nazionali e internazionali di comunicazione per lo sviluppo nell'area del Mediterraneo che da sette anni viene consegnato a Bologna in occasione del Com.P.A., il salone

europeo della comunicazione pubblica.



Il 17 novembre 2007 è stato premiato alla 61ª edizione del Festival internazionale del cinema di Salerno come attore rivelazione dell’anno per la sua interpretazione di Carlo Ponte, corrotto assistente universitario di Estetica nella fiction tv “Distretto di Polizia 7”.





La sua attività è rivolta al mondo della comunicazione nella sua globalità. Tiene corsi, master e seminari di giornalismo, linguaggi radiotelevisivi, multimedialità, infotainment, comunicazione pubblica e d’impresa in numerosi enti pubblici, privati e istituti universitari (facoltà di Scienze della comunicazione dell'Università La Sapienza di Roma, Scuola di specializzazione in giornalismo Luiss, Università Iulm, Istituto Europeo di Design, Scuola superiore della pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, Università degli studi di Palermo, Quality college del Consiglio nazionale delle ricerche - Cnr, Business school Il Sole24Ore, Campus Mediaset, Istituto di formazione per la pubblica amministrazione – Formez – Roma). Per l’Università degli studi di Udine ha ideato il primo corso italiano sull’“Informazione radiotelevisiva nell’era crossmediale attraverso l’infotainment”.





Collabora con numerosi quotidiani e periodici nazionali.

Ha diretto Lettere – il mensile dell'Italia che scrive , primo periodico italiano dedicato alle varie forme di scrittura.

E' stato responsabile ufficio stampa dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato , direttore comunicazione e capo ufficio stampa di Nazareno Gabrielli e Pineider 1774, dirigente nella funzione di capo ufficio stampa e web content manager di Ericsson Telecomunicazioni. Ha inoltre curato le relazioni con i media di Sony-Ericsson.

Come autore e conduttore televisivo ha realizzato numerosi programmi d'informazione, multimedialità, nuove tendenze e cultura.

Su Videomusic, la prima tv musicale d’Europa, dal 1986 al 1989 ha partecipato come autore e conduttore al programma “Crazy Time” di Clive Malcolm Griffiths e Rick Hutton.

Su Raitre dal 1992 al 1993 è stato autore e conduttore di trasmissioni storico-artistiche e culturali.

Su Raidue dal 2001 al 2003, assieme a Mariolina Sattanino, è stato autore dello speciale in diretta delle Giornate internazionali di studio promosse dalla Fondazione Pio Manzù.

Su Canale 5 nel 2003 ha partecipato come protagonista al programma di Maurizio Costanzo “Isolando”.

Su Stream, nel 2001, ha partecipato a 10 puntate della sitcom “An ice family” con Clive Malcolm Griffiths interpretando ogni volta un personaggio diverso.



Sempre come attore ha preso parte alle fiction tv “Distretto di Polizia 7” e “Ris 4- Delitti imperfetti” e, al cinema, al film di Pupi Avati “Il papà di Giovanna”.



A dicembre 2006 ha ideato e interpretato l’audiolibro “MusiCattiva, la comunicazione fatta a pezzi” (Media Records) in cui ha duettato con Donatella Rettore.

In qualità di massmediologo, autore e conduttore radiotelevisivo è commentatore di programmi Rai, Mediaset, La7 e Sky.