comunicAzione (n°5)
Le esperienze di lavoro di Michele, laureato in SdC, raccontate a modo suo.MICHELE E IL MONDO DEL LAVORO.
Il mio lavoro in realtà è composta da due mestieri abbastanza diversi tra loro.
Uno è come direttore/factotum di una emittente radio.
L'altro è come giornalista in una tv locale.
La prima proposta mi è arrivata da un gruppo di amici che volevano rilevare una piccola emittente radio a copertura sub-provinciale e rilanciarla dal punto di vista commerciale.
Io al tempo stavo per finire la tesi (con un lavoro sui formati radiofonici in relazione alla tecnologia digitale) e mi sono catapultato nell'impresa, entrando nella società.
L'ambiente mi ha lasciato la massima libertà, ma i limiti imposti dalle dimensioni limitate e dalla scarsità di capitali da investire mi ha portato a misurarmi con la realtà, che più che artistica si è rivelata imprenditoriale.
Insomma non si tratta di fare chissà quali programmi di informazione e intrattenimento, ma di realizzare un prodotto qualitativamente soddisfacente da proporre agli inserzionisti.
Per la Tv invece mi occupo di un'area della provincia.
Seguo la cronaca bianca, le istituzioni, le associazioni.
Talvolta realizzo dei redazionali, raramente mi occupo di cronaca o di sport.
Da qualche mese conduco un paio di programmi, un talk show serale in coppia con una presentatrice e un programma di informazione sulle attività dell'Ente Provincia.
Per un certo periodo ho collaborato con un mensile come giornalista e ogni tanto lavoro con una casa di produzione di audiovisivi per dei redazionali.
Nell'affrontare i diversi ambienti in cui mi sono imbattuto di primo acchito il mio intento era quello di valorizzare la mia qualifica.
"Sono laureato in comunicazione e visto che ci stiamo occupando di comunicazione io so come si fa".
Tanto più che il mio direttore e i miei colleghi in tv; i miei soci e colleghi in radio non sono laureati.
Mi sembrava quasi scontato che io "valessi" qualcosa in più di loro.
Ecco, questo credo sia stato il mio grande errore nell'affrontare il lavoro.
In realtà c'è un insieme infinito di competenze che si imparano solo sul campo ed è sbagliatissimo pensare che solo perché tu hai una preparazione teorica vali di più di chi si è fatto sul campo.
Si ha sempre da imparare, nel mio caso per esempio, anche da un tecnico di montaggio, che comunque nel suo campo ne sa molto più di me.
Non vorrei fare la parte di chi da buoni consigli, ma se dovessi, raccomanderei tanta tanta umiltà.
E poi un po' di realismo.
Finché si studia credo che non si abbia la percezione della reale dimensione economica di un lavoro in ambito culturale.
Talvolta ci si meraviglia perché un servizio che ci sembra ben fatto sia pagato così poco.
I soldi non piovono mai dal cielo, per cui bisogna sapersi accontentare e qualche volta accettare anche qualche lavoro intellettualmente meno stimolante ma meglio pagato, per far pari con altri incarichi più appaganti, ma solo culturalmente.
Vai alle altre esperienze >>
Vuoi raccontare la tua esperienza? Scrivi al curatore della rubrica.