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Giorgio Faletti al confessionale

29/05/2006 40448 lettori
5 minuti
L'Italia non è un Paese diviso come dicono i nostri politici, ma frazionato”

“Ho paura di un blocco della creatività”; “La tv di oggi? Adesso si va in uno studio e, in un pomeriggio, si mette in piedi una trasmissione che dura due ore”; “A scuola ero uno dei classici studenti ‘potrebbe ma non si applica’”; “Se potessi tornare indietro comincerei a fare questo lavoro a sette anni”; “Sono molto contento delle cose giuste che ho fatto, ma quanto mi sono divertito durante i miei errori”; “Devo dire grazie alla natura che mi ha donato questa inclinazione, per non scomodare la parola talento”; “Ho avuto un paio di proposte per il cinema che spero di poter accettare perché sono molto interessanti”

Il venerdì 26 maggio su Radio 1 Rai Giorgio Faletti è stato l’ospite del “Confessionale del ComuniCattivo”,programma sui linguaggi della comunicazione ideato e condotto da Igor Righetti.

Ecco un estratto dell'intervista.

Chi è Giorgio Faletti?
La domanda è interessante. È la risposta che è un po' più problematica perché in realtà non lo so mica bene. Nel senso, non so se sono un attore, un autore, un musicista o tutti e tre. Riassumendo queste tre cose posso dire di essere uno che si diverte molto.

È già molto importante al giorno d'oggi divertirsi per ciò che si fa…
Sì, decisamente. Mi ritengo una persona molto fortunata. Primo perché credo di poter dire, senza immodestia, di essere nato con un briciolo di inclinazione verso questo lavoro. Poi, sono fortunato perché faccio un lavoro che mi piace. Un po' c'è la fortuna e un po' la mia determinazione, però sono una persona che al mattino si alza e dice: 'Oh, che bello, adesso mi metto lì e faccio cose'. E questo credo sia un privilegio riservato non a molte persone.

La scheda dei due personaggi principali del tuo libro 'Niente di vero tranne gli occhi' riporta l'identikit del protagonista e lo traccia come alto 1 metro e 86, occhi azzurri, capelli sale e pepe. A parte l'età, 37 anni, è il tuo ritratto o come vorresti che fosse?
Ho la tendenza umana a riferire ai miei personaggi delle qualità che non possiedo, prima di tutto la statura. Questo qui è un briciolo di normale narcisismo che prende tutti gli autori quando creano un personaggio. L'eroe è sempre un eroe inattaccabile, sia da un punto di vista fisico sia da un punto di vista psicologico. I primi due romanzi avevano al centro un eroe alla Ridley Scott, cioè, pur con tutte le sue magagne e le sue frustrazioni è un eroe che rappresenta l'eroe canonico, quello che guarda l'orizzonte e che risolve i problemi.

A un tuo personaggio fai dire che la sola cosa che può renderci addirittura superiori a Dio è la giustizia. Di quale giustizia parli?
La giustizia umana perché a volte Dio la giustizia non la dispensa in ugual modo
. Altrimenti non si riuscirebbe a capire come mai siano possibili tanti crimini nei confronti di persone assolutamente innocenti, tipo bambini, anziani, animali e cose del genere.

Di che cosa hai più paura?
Di tante cose. In questo momento, essendo io una persona non più giovanissima, ogni tanto comincio a pensare anche all'eventualità, un giorno all'altro, di dover morire. E questo un pochino mi angoscia. Credo sia una cosa che angosci qualsiasi essere umano. Finché sei giovane, ti senti invulnerabile. Sembra che tutto quello che accade debba succedere agli altri e mai a te. Arrivati a una certa età si comincia a sospettare che lentamente si arriva a far parte di quegli altri a cui qualcosa può capitare. Poi ho paura, umanamente parlando, di un blocco della creatività, che un giorno mi svegli, mi metta davanti a una pagina bianca e non trovi nulla da mettergli addosso, e questo mi angoscia tanto quanto l'altro pensiero.

Il famoso incubo della pagina bianca?
Esatto. Il bianco è il colore anche dei fantasmi, sarà casuale ma la cosa rende molto bene l'idea.

Quando scrivi ti isoli dal mondo o magari metti della musica in sottofondo?
Quando scrivo sono rigorosamente in silenzio e da solo. A volte ho bisogno della gente per caricarmi. Stare con la gente, parlare, scambiare pareri, anche di cose completamente staccate da quello che sto scrivendo, è molto utile per mettere in movimento certi meccanismi, per far nascere certe idee, certi dialoghi o quant'altro. Al momento invece della stesura e dell'estrapolazione, di fare diventare nero su bianco quelle che sono delle idee, in quel momento ho bisogno di essere da solo e in silenzio.

Chi è che proprio non sopporti?
Che proprio non sopporto non c'è nessuno, non mi piacciono le persone che cercano di dare disperatamente un nome diverso a una vita che è come tutte le altre. Ci sono delle persone che ammantano scelte normalissime come delle cover di carattere ideologico che non hanno niente a che vedere. Tutto fumo negli occhi e poi la sostanza, tutto sommato, non è quella che uno cerca di fare apparire. Queste persone un pochino mi danno fastidio, ma per il resto... C'è un detto molto goliardico, ma molto efficace, dalle mie parti che dice: 'A una spanna dal mio sedere può capitare quello che vuole'.

Che opinione hai della televisione di oggi?
La vedo molto più approssimativa rispetto a quella che io ero abituato a fare. È ovvio che le generazioni precedenti trovano quelle successive sempre con qualche difetto. Però, probabilmente, la televisione di oggi rispecchia quello che il pubblico richiede al mezzo televisivo. Mi ricordo che quando lavoravo a trasmissioni si provavano per un'intera settimana. C'era modo di scrivere, di fare dei tentativi, di correggerli, di tirar fuori da ognuno di noi il meglio. E ora, mi dicono i colleghi che ancora ci lavorano, è tutto cambiato. Adesso si va in uno studio e, in un pomeriggio, si mette in piedi una trasmissione che dura due ore. E basta. Per il resto sento molte urla, sento molta gente che si accusa, che dice questo, che dice quell'altro. Purtroppo l'Italia, nonostante quello che dicono i nostri politici, non è un Paese diviso. Se fosse solo diviso sarebbe un grosso passo avanti. Il nostro è un Paese frazionato, il che è completamente diverso.

Nel film “Notte prima degli esami” interpreti la figura di un professore carogna. A scuola che studente eri?
Sicuramente non avevo molta voglia di studiare quello che mi insegnavano. Avevo voglia di imparare le mie cose e di fare le mie esperienze. Infatti non è che fossi uno dal rendimento eccezionale. Ero uno dei classici studenti 'potrebbe ma non si applica'. E poi ero animato da un'incontenibile vitalità, che però, devo dire, i miei insegnanti hanno capito. Non c'è nessuno che abbia mai stroncato questa mia creatività manifesta, evidente. Di questo sono molto grato a queste persone. Di alcuni sono ancora amico, li frequento tuttora e devo dire che abbiamo dei bei ricordi.

Le vicende politiche italiane ti interessano?
In quanto cittadino italiano le vicende politiche italiane mi interessano eccome. Però mi pare che a volte la politica italiana dia l'impressione che sia fine a se stessa, autoreferenziale. Mi sembra che le cose si dicano e si facciano soltanto in esclusiva considerazione di quello che dice l' altro. A una proposta, per quanto buona, proprio perché arriva dall'altra parte, si dice no. E io sono stupito. Durante l'ultima campagna elettorale, faccio un esempio, quando si sono trovati davanti Prodi e Berlusconi, sentivo uno che diceva 'Questa cosa è bianca' e l'altro 'No, questa cosa è nera'. Ma dico, santo cielo, esisterà qualche sfumatura di grigio nella politica italiana oppure no? C'è qualcosa che non mi torna. Per cui penso che la politica dovrebbe tenere un po' più presente la gente comune. Se qualcuno di questi, invece di andare con l’auto blu facesse quattro passi in mezzo alla gente, andasse a comprare le zucchine o in giro, probabilmente avrebbe un rapporto diverso con quello che si chiama il popolo, con la gente comune, ordinary people.

Purtroppo, caro Giorgio, il colore era stato bandito anche dalla scenografia dei faccia a faccia tra Prodi e Berlusconi. Lo studio sembrava una sala operatoria…
Mi sa che l'operazione l'avremo noi senza anestesia. L'operazione non è riferita al fatto che abbia vinto una parte invece di un'altra. Qui bisogna stare attenti a quello che si dice. Pubblicamente ho sempre evitato di schierarmi. Penso che quello che faccio in un seggio elettorale sia squisitamente affare mio. Nel momento in cui mi viene chiesto non ho problemi, però vorrei essere considerato per quello che faccio e non per altre cose.

Qual è il personaggio pubblico italiano che potrebbe ispirarti per un tuo prossimo romanzo di omicidi efferati?
Non so dirti un personaggio, anche perché non ci sono solo quelli della politica. Ci sono gli sportivi, le veline e chi più ne ha più ne metta. Sicuramente gli attori, non so perché, mi hanno sempre ispirato, come figure, come intrecci, cose che possono portare agli omicidi. A questo punto credo che i miei amici attori penseranno che io sia pazzo.

Qualche nome di attore?
No, assolutamente. No perché la figura, a volte, per essere protagonista di una storia che ha a che fare con dei delitti non è necessariamente detto che una persona sia negativa. Può essere chiunque, a prescindere da quella che è la sua valenza o il suo valore nella vita. L'idea arriva quando meno te lo aspetti da qualunque situazione. Per cui il giorno in cui qualcuno mi ispirerà, non avrò nessun motivo a ometterlo. Per esempio, nell'ultimo romanzo che sto scrivendo c'è una cosa che mi ha divertito molto: c'è un mio amico all’Isola d’Elba che ha un cane buffissimo. Assolutamente straordinario nella sua stranezza. A questo cane mi sono ispirato proprio per costruire il personaggio di un cane.

Di che cosa è fatto il tuo mondo?
Non potresti fare domande più semplici, del tipo per che squadra tieni? Il mio mondo è fatto di allegria, di amici, di tante risate. Ma è fatto anche di tanto, tanto lavoro. Forse può sembrare facile nel momento in cui si esce con un romanzo o nel momento in cui si arriva in televisione a presentare un film, sembra tutto molto facile. Le persone a volte mi dicono, anzi, mi dicevano: “Ah, ma tanto tu vai in televisione, dici due stupidaggini e guadagni dei soldi”. No, non è così. Per le stupidaggini, chi vuole continuare a dirle, bisogna pensare bene quali sono e non dare niente per scontato. Non è che uno ti legge perché sei tu o ride perché sei tu o va a vedere un film solo perché sei tu. Deve dargli delle cose valide.

Rimpianti?
Se potessi tornare indietro farei una cosa: comincerei a fare questo lavoro a sette anni. Finite le elementari, subito, via, basta. Studio per conto mio, mi iscrivo all'accademia di arte drammatica e faccio cose. È un rimpianto molto sorridente.

Che rapporto hai con la spiritualità?
Me la tiro dietro. A volte la gestisco e a volte la subisco. A volte ci sono delle cose che mi aggrediscono e con le quali sono costretto a convivere. Mentre altre volte, e sono i momenti in cui mi sento un piccolo padreterno, ho il controllo di quello che mi sta dentro e allora sono molto sereno. Sono molto contento delle cose giuste che ho fatto, ma mi sono divertito per i miei errori.

Per esempio?
Ti ricorderò la cosa di George Best, il famoso calciatore, quando gli chiesero che cosa avesse fatto con i soldi che aveva guadagnato, e lui rispose: “Metà li ho spesi in donne, alcol,auto veloci, e l'altra metà l'ho sprecata”. Ecco, grosso modo, fino a un certo punto della mia vita mi sono comportato così, anche perché per me era tutto un gioco. Da un certo punto in poi le cose sono cambiate. Adesso sono un uomo molto saggio, ho un comportamento completamente differente. Anche perché non ho più il fisico per dare cattivi esempi.

Che cos'è che più ti emoziona?
La natura moltissimo perché ci vivo in mezzo. Ogni giorno mi sveglio, guardo fuori e non posso non provare emozione. E poi mi emozionano ancora molto le persone. Mi emoziona sognare, avere curiosità, avere entusiasmo, sentirmi addosso la voglia di fare, di vedere, di un diciassettenne. Come diceva il genio di Oscar Wilde, il problema non è che dentro si invecchia. Il problema è che dentro si resta giovani.

A chi devi dire grazie?
Alla natura che mi ha donato questa inclinazione, per non scomodare la parola talento. Devo dire grazie anche a me stesso per aver avuto il carattere per andare dietro a questa inclinazione, per non essermi fatto scoraggiare. E poi a tante altre persone che ho incontrato durante il mio percorso e che sono state, per un periodo, degli ottimi compagni di viaggio. Sono tanti. Sono stata una persona molto fortunata in quel senso. Al caso, alla casualità o a quello che si può ringraziare in alternativa. Però mi sento di ringraziare chiunque ne abbia merito.

Stai lavorando al tuo terzo libro. E poi?
E poi lo pubblicherò. Stiamo facendo un discorso che La Palisse si sta rivoltando nella tomba. Lo pubblicherò e non vedo l'ora di finirlo per cominciarne subito un altro che ho già tutto in testa. Nel frattempo ho avuto un paio di proposte per il cinema. Spero vivamente di poterle accettare, tempi permettendo, perché sono molto interessanti. E poi vedremo che cosa succede.

Di che cosa parla il tuo terzo libro?
Si tratta di una storia ambientata ai margini di una riserva Navajo e che ha a che fare con i nativi d'America. È una storia etnica che ho collocato lì perché a istinto i nativi americani mi sono sembrati il popolo più adatto per la storia che avevo in mente. Quando sono andato a verificarmi la cosa, mi sono reso conto che questa intuizione era suffragata dai fatti.

C'è già il titolo?
No, e se ci fosse io lo comunico sempre quando ho finito il romanzo. È una forma di mia piccola scaramanzia.

Igor Righetti
Igor Righetti

Igor Righetti è nato a Grosseto il 25 giugno 1969. Cancro ascendente vergine di cui ha preso tutti i difetti ma anche qualche pregio, è parente diretto di Alberto Sordi da parte di padre. E' massmediologo, giornalista professionista, saggista, docente di Giornalismo, Linguaggi radiotelevisivi e Infotainment in numerose università pubbliche e private, attore, autore e conduttore radiotelevisivo. Ha frequentato il laboratorio teatrale di Mario Fraschetti e la scuola Agimus di musica e canto diretta dal professor Bogi.



Ha cominciato il suo percorso professionale di giornalista al quotidiano “La Nazione” e ha proseguito a “La Stampa” (dove dal 1991 al 1993 è stato responsabile della pagina “Cultura e tradizioni locali” dell’edizione della Valle d’Aosta) e all’Indipendente.



Nel 2003 ha sdoganato la “comunicattiveria” attraverso il progetto crossmediale (radio, tv, Internet, editoria, musica e carta stampata) denominato “Il ComuniCattivo”. Sono 7 gli universitari che hanno fatto tesi di laurea sul programma, sul suo linguaggio, sulla sua creatività e sul suo modo di fare infotainment (informazione e intrattenimento).

Il suo stile di conduzione ricorda gli anchormen anglosassoni; Righetti, infatti, per questo suo modo di comunicare viene definito il “David Letterman italiano”.

Ha scritto i libri “Prove tecniche di comunicazione” e “Il ComuniCattivo e la sua vena creativa” (Guerini e Associati editore). Con Baldini Castoldi Dalai ha pubblicato “Come ammazzare il tempo senza farlo soffrire” giunto alla seconda edizione. Su Raiuno, all'interno di Tg1 libri, è autore e conduttore dell'”Aforisma del ComuniCattivo”. Su Raidue è stato autore e inviato delle due edizioni del programma “Futura city”. Ha ideato e condotto il format del primo radio reality “In radio veritas, la parola alla parola” andato in onda in diretta su Radio 1 Rai.

Per il suo linguaggio innovativo Righetti nel 2005 ha ricevuto il premio nazionale “Penna d'oro” promosso dall'Associazione di cultura nel giornalismo. Nel 2006 ha ricevuto il “Grand Prix Corallo Città di Alghero” per aver ideato un linguaggio moderno dove l'informazione e la cultura vanno di pari passo con l'ironia e l'intrattenimento. Il 6 novembre 2007, come esempio originale di programma di infotainment, gli è stato assegnato il premio internazionale Euromediterraneo destinato ai migliori progetti nazionali e internazionali di comunicazione per lo sviluppo nell'area del Mediterraneo che da sette anni viene consegnato a Bologna in occasione del Com.P.A., il salone

europeo della comunicazione pubblica.



Il 17 novembre 2007 è stato premiato alla 61ª edizione del Festival internazionale del cinema di Salerno come attore rivelazione dell’anno per la sua interpretazione di Carlo Ponte, corrotto assistente universitario di Estetica nella fiction tv “Distretto di Polizia 7”.





La sua attività è rivolta al mondo della comunicazione nella sua globalità. Tiene corsi, master e seminari di giornalismo, linguaggi radiotelevisivi, multimedialità, infotainment, comunicazione pubblica e d’impresa in numerosi enti pubblici, privati e istituti universitari (facoltà di Scienze della comunicazione dell'Università La Sapienza di Roma, Scuola di specializzazione in giornalismo Luiss, Università Iulm, Istituto Europeo di Design, Scuola superiore della pubblica amministrazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, Università degli studi di Palermo, Quality college del Consiglio nazionale delle ricerche - Cnr, Business school Il Sole24Ore, Campus Mediaset, Istituto di formazione per la pubblica amministrazione – Formez – Roma). Per l’Università degli studi di Udine ha ideato il primo corso italiano sull’“Informazione radiotelevisiva nell’era crossmediale attraverso l’infotainment”.





Collabora con numerosi quotidiani e periodici nazionali.

Ha diretto Lettere – il mensile dell'Italia che scrive , primo periodico italiano dedicato alle varie forme di scrittura.

E' stato responsabile ufficio stampa dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato , direttore comunicazione e capo ufficio stampa di Nazareno Gabrielli e Pineider 1774, dirigente nella funzione di capo ufficio stampa e web content manager di Ericsson Telecomunicazioni. Ha inoltre curato le relazioni con i media di Sony-Ericsson.

Come autore e conduttore televisivo ha realizzato numerosi programmi d'informazione, multimedialità, nuove tendenze e cultura.

Su Videomusic, la prima tv musicale d’Europa, dal 1986 al 1989 ha partecipato come autore e conduttore al programma “Crazy Time” di Clive Malcolm Griffiths e Rick Hutton.

Su Raitre dal 1992 al 1993 è stato autore e conduttore di trasmissioni storico-artistiche e culturali.

Su Raidue dal 2001 al 2003, assieme a Mariolina Sattanino, è stato autore dello speciale in diretta delle Giornate internazionali di studio promosse dalla Fondazione Pio Manzù.

Su Canale 5 nel 2003 ha partecipato come protagonista al programma di Maurizio Costanzo “Isolando”.

Su Stream, nel 2001, ha partecipato a 10 puntate della sitcom “An ice family” con Clive Malcolm Griffiths interpretando ogni volta un personaggio diverso.



Sempre come attore ha preso parte alle fiction tv “Distretto di Polizia 7” e “Ris 4- Delitti imperfetti” e, al cinema, al film di Pupi Avati “Il papà di Giovanna”.



A dicembre 2006 ha ideato e interpretato l’audiolibro “MusiCattiva, la comunicazione fatta a pezzi” (Media Records) in cui ha duettato con Donatella Rettore.

In qualità di massmediologo, autore e conduttore radiotelevisivo è commentatore di programmi Rai, Mediaset, La7 e Sky.