comunicAzione (n°10)
Questa volta comunicAzione racconta l'esperienza di lavoro, come grafico pubblicitario, di uno studente di SdC.
Come sei arrivato a quest'esperienza? Il tuo titolo di studio/gli studi che stai facendo hanno avuto una loro importanza nel reclutamento?
Sono arrivato a lavorare presso un'agenzia che si occupa di servizi alle piccole e medie imprese grazie un contatto già avviato da tempo con una mia cara amica che lavorava già presso l'agenzia come grafica pubblicitaria.
I miei studi hanno contato abbastanza, ma non tanto cosa con quel corso di laurea potessi diventare, ma le materie degli esami che stavo preparando e che avrei dovuto dare.
Il datore di lavoro ha visto nel mio esser impegnato tanto nel lavoro che nell'università la possibilità di avere in un'azienda in una fase di start up, un lavoratore giovane che portava avanti sia un processo d'inserimento e maturazione nell'azienda che "corsi" di formazione a lui GRATUITI.
Ci puoi descrivere sinteticamente la tua esperienza? Quanto è stato utile ciò che hai studiato per il lavoro e/o quanto viceversa è stata importante l'esperienza pratica dello stage/lavoro?
L'agenzia si occupa di servizi per le piccole e medie imprese, visti i miei studi in scienze della comunicazione sono stato inserito nell'ambito dei servizi di marketing e comunicazione.
Sono arrivato in azienda con un compito molto semplice, alfabetizzarmi e capire i meccanismi e gli equilibri interni, la primissima mansione assegnatami è stata quella per cui avevo già maturato una passata esperienza lavorativa, ovvero il grafico pubblicitario, poi passati tre mesi sono passato dall'esecutivo alla progettazione, collaborando con il responsabile dell'area creativa, in fine dopo nove mesi vista la necessità fisiologica dell'azienda in piena fase di crescita di avere personale fortemente motivato, giovane e cresciuto in azienda mi è stato proposto di affiancare il titolare per un periodo di tre mesi dopo dei quali avrei ricoperto il ruolo di commerciale e collaboratore dell'area marketing. A mio avviso la potenzialità dell'esperienza lavorativa e dell'evoluzione degli studi non andrebbero scisse, per questo risponderò che l'esperienza di lavoro è stata importante per capire cosa veramente "cercare e ricordare" nei miei studi, allo stesso modo lo studio mi è servito per capire quanto la formazione continua sia un valore aggiunto nel mondo del lavoro.
Qual è il bilancio dell'esperienza?
Sono soddisfatto, è stata prima che lavorativa una profonda esperienza di vita, tanto è vero che alla fine di quest'anno di collaborazione ho capito che molte delle cose a cui aspiravo in realtà non erano per me così importanti.
A quest'esperienza ho dato tutto il mio impegno e credo, non mi sono mai risparmiato e proprio per questo, non avendo rimorsi o cose non sperimentate, posso alla fine dire che dopo tutto non mi specializzerò in quel settore fortemente centrato sul business to business.
Ora mi sto avvicinando con più sicurezza e consapevolezza ad un settore molto lontano dal precedente, quello dell'organizzazione e promozione delle mostre d'arte.
Che consigli ti senti di dare a chi deve intraprendere una simile esperienza?
Avete un sogno, una professione a cui aspirate o un settore a cui ambite entrare a lavorare, cercate almeno di avvicinarvi a quel mondo con uno stage, una volta trovata l'occasione (confidate soprattutto su voi stessi per trovarla) mettetecela tutta, sfruttate tutte le occasioni come se fossero le ultime, ma non tanto con la ceca ambizione di far carriera, la lucidità vi servirà!
A guidarvi dovrà essere l'umiltà della sperimentazione, siate curiosi, vigili e soprattutto sempre onesti con voi stessi.
Il non conoscere concretamente un settore e una professione a cui sentite di tendere è un pericolo, prima di escludere alternative, impegnarvi in master e corsi vari, sporcatevi un minimo le mani con quel lavoro.
Potreste scoprire molte cose sul vostro sogno e su voi stessi.
Dimenticavo, consiglio a tutti un corso o una lettura inerente all'organizzazione aziendale, potrebbe servirvi per interpretare meglio quelle pacche sulla spalla, quella pizza in compagnia del datore di lavoro o quel licenziamento...
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