Intervista di Anna Torcoletti a Francesco Pira
Intervista di Anna Torcoletti a Francesco Pira, docente di Teoria e Tecniche delle, Relazioni Pubbliche, Comunicazione Sociale e Laboratorio di Comunicazione Pubblica all'Università di Udine .
Da diversi anni è impegnato in ricerche nell'ambito della sociologia dei processi culturali e comunicativi che analizzano e studiano il rapporto tra bambini e TV, videogiochi e telefonini.
Al suo attivo anche numerosi libri.
Il mese scorso è uscito nelle librerie “infanzia, media e nuove tecnologie” pubblicato da Franco Angeli ed inserito nella Collana di Comunicazione. Questo libro è il frutto di una collaborazione tra Lei e Vincenzo Maralli Primario Emerito di Pediatria.
D: Com’è nata l’idea di lavorare insieme alla stesura di un libro?
R:Siamo entrambi siciliani, di Licata, una città in provincia di Agrigento. Il Dottor Marrali mi ha visto crescere e mi conosce fin da quando ero bambino. C'è stata sempre stima reciproca.
Un giorno ci siamo trovati a parlare dell'argomento. Abbiamo capito che potevamo lavorare insieme ad un progetto ambizioso. Il progetto si è realizzato.
D: In che modo siete riusciti a far interagire le vostre competenze?
R:Sicuramente partendo da un'etica comune. Ma le nostre competenze sono molto diverse e si vede. Io ho analizzato l'aspetto sociologico e lui quello clinico. Anche se diciamo la verità: lui è più bravo di me...
D: Come si è trovato a collaborare con il Dott. Vincenzo Maralli?
R:Benissimo. E' un uomo straordinario. Gli voglio bene. A Licata dirigo un giornale quindicinale che si chiama La Campana. E' una delle prime persone che ho coinvolto come opinionista. E' una persona seria, leale, capace e onesta. Certo non andiamo sempre d'accordo su tutto. Lui a volte è apocalittico, io troppo integrato. Ma dati alla mano cerchiamo di studiare il presente e proiettarci nel futuro. Con onestà intellettuale e senza preconcetti.
E quindi nessun problema. Poi io sono diciamo così, cicciottello, e non gli perdono quando insiste sugli obesi...Secondo me si diverte tanto pensando che io un po' lo sono...Però da bambino ho trasgredito tutti i suoi avvertimenti...nel senso che mangiavo tante merendine ma correvo tanto ed ero anche magro...Non vedevo tanta tv...
Parlando del libro…
Se ci si sofferma un istante a riflettere, si nota come da una generazione all’altra le abitudini, i giochi e più in generale il modo in cui i bambini guardano il mondo cambia notevolmente. Tutto ciò diventa ancora più evidente pensando all’infanzia dei nonni di oggi.
D: Lei crede che queste due realtà possano ancora dialogare?
R:La verità? Credo che i nonni sono molto impegnati e quindi latitanti. Ho dedicato il libro a mia nonna. Era una persona straordinaria. Come del resto mio nonno. Mi hanno insegnato tantissime cose. Erano periodi diversi. Non è facile fare parallelismi...
D: Pensa che possa esistere il pericolo di una frattura nel rapporto anziano/bambino oppure che al contrario possa nascere uno scambio di conoscenze dove poter imparare l’uno dall’altro? Se sì, in che modo è possibile contenere il digital divide?
R:Trovo bellissimi quei progetti in cui i bambini insegnano le nuove tecnologie ai nipoti.
Dalla ricerca e dal libro emerge una verità. Le nuove tecnologie hanno permesso che per la prima volta nella storia sono i figli ad insegnare qualcosa ai padrie e ai nonni e non viceversa.
D:Ho trovato molto interessante come Furio Honsell, Magnifico Rettore dell’università di Udine, in merito al suo libro abbia parlato di “invasione dei digitali nativi”. Ci può spiegare di cosa si tratta? Lei condivide questa affermazione?
R:Assolutamente. Penso le convenga riportare quanto ha scritto lui nella prefazione. Io non saprei fare meglio. Non solo lo condivido ma posso dirle che il Magnifico Rettore dell'Università di Udine abbia centrato in pieno, scrivendo la prefazione non solo da Rettore o da Professore Ordinario di Informatica, ma da padre, il senso della ricerca e del libro.
Oggi ci sono realtà con cui ci dobbiamo confrontare. E' inutile dire...ai miei tempi...O per meglio dire si può anche ricordare il passato, ma costruire il presente e lavorare per un futuro migliore. I digitali nativi sono i nostri figli, i nostri vicini di casa, i nostri nipoti non degli extraterrestri...
Grazie mille per tutto!
Cordialmente
Anna