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Quando lo sport diventa un ostacolo: il corpo, l'autostima e l'abbandono femminile nell'adolescenza

09/05/2025 126 lettori
4 minuti

Viviamo in un Paese in cui lo sport è spesso raccontato come inclusione, benessere, squadra. Eppure, per molte ragazze adolescenti, può diventare un campo di giudizio, pressione, disagio. Lo confermano i dati della recente ricerca promossa da Dove, brand di Unilever, che mostra un quadro allarmante: una ragazza su due tra i 13 e i 17 anni abbandona lo sport, e nel 66% dei casi la motivazione è legata alla scarsa fiducia nel proprio corpo.

Dietro queste cifre si nasconde molto più di un calo di interesse: si parla di autostima, identità, relazioni sociali, cultura visiva. La bellezza, il corpo, il giudizio diventano barriere tangibili. Il 49% delle ragazze che smettono di praticare sport ha subito critiche sul proprio aspetto fisico, mentre il 46% ha percepito che il proprio corpo non fosse adatto allo sport. Il tutto amplificato da abbigliamenti sportivi spesso non inclusivi, giudizi dei coetanei (45%), e pressioni estetiche che distolgono dal piacere della pratica.

In risposta a questo scenario, Dove lancia il programma Body Confident Sport, affiancata da Jasmine Paolini, tennista di fama internazionale e oggi ambassador dell'iniziativa. Il progetto punta a creare contesti sportivi più inclusivi e consapevoli, lavorando con allenatori, insegnanti e famiglie, cioè con le figure educative che possono realmente fare la differenza. A supporto, una partnership con Fondazione Laureus Italia, impegnata da oltre vent'anni a promuovere l'inclusione attraverso lo sport.

Lo sport come leva (anche) educativa

Se da un lato lo sport può essere un acceleratore di fiducia, autonomia e consapevolezza, dall'altro può diventare un luogo di esclusione. La doppia faccia di allenatori e insegnanti è emblematica: il 70% delle ragazze indica queste figure come decisive nella scelta di continuare o meno, ma sono le stesse che, nel 66% dei casi, possono anche scoraggiare con frasi, aspettative o mancanza di ascolto.

Il programma Body Confident Sport mira proprio a formare questi adulti-ponte, fornendo strumenti pratici e contenuti formativi per accompagnare le ragazze in una relazione sana con il proprio corpo. Il kit sarà disponibile anche per le scuole secondarie a partire da settembre, estendendo così il suo impatto.

Una questione di genere e cultura

L'abbandono dello sport tra le ragazze non è solo una questione personale, ma un fatto culturale. Lo dimostrano le differenze nella percezione: quando a smettere è un ragazzo, spesso si cerca di dissuaderlo (29% dei casi), mentre con le ragazze si accetta la scelta con più facilità (73%). Un retaggio che considera ancora lo sport come territorio prevalentemente maschile.

Anche la sessualizzazione degli abiti sportivi (45%) e la mancanza di solidarietà tra pari (il 22% delle critiche proviene da altre ragazze) sottolineano la necessità di cambiare paradigma. È necessario riprogettare lo sport come spazio di espressione, non di esposizione.

Il messaggio di Jasmine Paolini

Testimonianza concreta della forza dell'autostima, Jasmine Paolini racconta: “Nel mio percorso ho subito molte critiche per il mio fisico, ma ho scelto di credere in me stessa e nella mia passione. Ogni corpo è adatto allo sport. Ogni ragazza merita di provarci, senza paura.”

Conclusione

Con Body Confident Sport, Dove non lancia solo una campagna. Promuove un cambiamento di sistema, chiamando in causa chi educa, allena, giudica e sostiene. L'obiettivo è chiaro: fare in modo che nessuna ragazza rinunci allo sport per colpa di uno specchio, uno sguardo, un commento.

E forse, in questo, lo sport può tornare a essere davvero quel luogo di crescita, scoperta e libertà che promette di essere per tutti.

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