Bentornato. Accedi all'area riservata







Non ti ricordi i dati di accesso?Recupera i tuoi dati

Crea il tuo account

2 SHARES

Il valore relativo

11/04/2007 27882 lettori
5 minuti
Prendendo ad esempio un oggetto o un bene qualsiasi, il suo valore totale è determinato da due fattori: quello tangibile - ovvero il materiale di cui è composto, la lavorazione - ed un altro intangibile che, come la bellezza, "è negli occhi di chi lo guarda" ma anche direttamente proporzionale al lavorio del Marketing.
Un alto valore aggiunto consente di far passare in secondo piano lacune o povertà della materia di cui è fatto l'oggetto e di attribuirgli un prezzo che la sua stessa natura non permetterebbe.
I soggetti percepiscono in modo differente il valore relativo delle cose (per status, cultura etc.), alcuni non lo percepiscono affatto (gli avari, ad esempio, non attribuiscono importanza a molte cose, ritenendole di fatto superflue al loro stle di vita, se ne privano/non ne godono semplicemente non acquistandole e peraltro senza sofferenza alcuna).
L'educazione alla percezione del valore relativo viene perpetrata sui giovanissimi con l'imposizione di loghi e simboli sui loro beni di consumo abituali (abbigliamento, giocattoli etc.), in modo da predisporli a diventare consumatori modello da adulti.
La pressione del Marketing sulle nuove generazioni è molto più subdola, trasversale e potente rispetto a quella subita dai loro predecessori di soli 15-20 anni fa. Sottrarsene è quasi impossibile, riconoscerla anche.
 
Ed ora un piccolo test.
Dopo aver letto quanto sopra e affidandovi alla vostra memoria (o utilizzando una metrica diversa da come avete fatto finora per giudicare l'adeguatezza di un prezzo/valore) provate ora a ricordare qualche pessimo esempio di valore aggiunto.